Abbagnale insegue i canottieri Il ct Lippi marca a uomo la Cina

dall'inviata Giulia Zonca

losanna (svizzera). L’Italia è motivata, concentrata e preparata. Marca a uomo i membri Cio e le numerose presenze in giacca blu Armani sono tutte dovute a precise missioni. Ci si divide per sfere di influenza e non importa se il tabellone con la conta della giuria continua a cambiare, la consegna è quella di insistere fino all’ultimo minuto possibile, di restare incollati ai voti che li si stia cacciando, confermando o strappando. Abbagnale e Mornati mobilitati per catturare gli otto ex canottieri tra i membri del Cio, Rossi dietro al francese Estanguet, ex canoista come lui, Lippi e Zhang per mantenere la Cina sulla rotta italiana, Montano nel tentativo di persuadere la tedesca Heidemann perché entrambi vengono dalla scherma, Kelum Perer, uomo del cricket, al lavoro con il Pakistan e l’India, Christillin dedicata a Nsekera, nella Fifa come lei. E via così.

Servono 42 consensi, il fronte italiano ne conta di più ma sa quanto è facile distrarsi da queste parti. Soprattutto qui, a Losanna, dove nel 1997 Roma ha perso contro Atene i Giochi del 2004. Nell’hotel che ospitava i nostri rappresentanti 22 anni fa, ieri c’è stata una cena di gala, una delle ultime possibilità di spingere i signori del Cio dalla nostra parte. Sparsi fra i tavoli, tra 150 persone, anche jolly fuori delegazione, Montezemolo, Alessandrini, presidente di Technogym, Pietrangeli, ambasciatori a vario titolo incaricati delle relazioni fino alla presentazione ufficiale divisa in due parti: una tecnica e una emotiva.

L’Italia vuole dimostrare di valere la fiducia che serve per avere le Olimpiadi, gli avversari, che fino a ieri hanno dovuto spiegare la struttura dei loro finanziamenti, tentano di sfruttare le nostre presunte debolezze: «Quando gli svedesi fanno una promessa la mantengono». In contrapposizione con chi invece cambierebbe idea di continuo. Non stavolta, il capo del Coni Malagò, i Giochi, li ha sempre voluti e aveva provato a difenderli pure dall’imperscrutabile riunione di una decina di romani messi insieme dalla sindaca Raggi per testare il polso della città nell’autunno del 2017. Bocciati e tornati con un’intesa che ha cambiato regioni e appoggi, che ha coinvolto un governo refrattario. L’Italia ha capito prima degli altri che servivano concezioni nuove, alleanza estese.

Il sindaco di Milano Sala ha ribadito il concetto: «Da noi la politica cambia così velocemente che può essere un fattore negativo ma questa candidatura dà garanzie». È costruita per resistere perché ha già retto a tutti gli scossoni possibili: all’indecisione snervante di Torino, alle trattative gialloverdi, alla propaganda e si è fatta sempre più forte, condivisa, fino a mostrare la faccia di un Paese che quasi ci eravamo dimenticati. Un’Italia che ha fatto i compiti, che non tira a indovinare, che non perde di vista l’obiettivo e sa di dover convincere invece di imporsi solo per come è. Sarebbe un peccato vederla perdere. E sgretolarsi. —

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