Acqua alta eccezionale a Venezia, per il Mose è la prova della verità

Nel weekend si fa sul serio: allarme marea, dighe mobili utilizzabili per la prima volta. «Ma solo sopra i 130 centimetri»
The closure of all 78 mobile sluice gates in the four gates of the Mosewas completed at 12.25 in the first test carried out today in the presence of Prime Minister Giuseppe Conte in Venice, Italy, 10 july 2020. ANSA/ANDREA MEROLA
The closure of all 78 mobile sluice gates in the four gates of the Mosewas completed at 12.25 in the first test carried out today in the presence of Prime Minister Giuseppe Conte in Venice, Italy, 10 july 2020. ANSA/ANDREA MEROLA

VENEZIA.

Il Mose non è finito collaudato. Dunque si potrà azionare solo se la marea supererà i 130 centimetri. È questa la decisione assunta ieri dal Comitato tecnico del Provveditorato, che ha votato le procedure di sollevamento della grande opera. Proposte avanzate dalla commissaria Spitz e dal provveditore Cinzia Zincone. In caso di eventi eccezionali gli enti interessati saranno allertati dodici ore prima. Ma il sollevamento avverrà soltanto in caso di eventi «superiori ai 130 centimetri» sul medio mare.



Una decisione controversa. Impugnata in Parlamento anche da un gruppo di senatori Cinque Stelle, tra cui il presidente della commissione Lavori pubblici di palazzo Madama, Mauro Coltorti. «Perché non azionare il Mose a 110 come previsto? La città a 130 è già sott’acqua», scrivono, «chi pagherà i danni?».

 

Ma Provveditorato e commissario hanno stabilito che trattandosi di operazioni di cantiere e di test, la quota può anche non essere quella prevista nel progetto. Sollevando il Mose a 110 ci sarebbero oggi, forse, problemi tecnici, dal momento che gli impianti definitivi ancora non sono ultimati e l’opera non è collaudata.

Molte le obiezioni su questo punto. «Il Mose non può essere collaudato, non è come un ponte per cui si fanno le prove di carico», dice Vincenzo Di Tella, esperto di Tecnologie off shore che ha inviato nei giorni scorsi una lettera aperta al Governo, «il collaudo si deve fare su quello che prevede il progetto. E in questo caso il progetto manca. Non bastano le simulazioni sui modelli in vasca».

 

Anche le prove, osservano gli esperti, sono state fatte fino ad oggi in condizioni di mare calmo e assenza di vento. Cosa succederà in condizioni meteo avverse?

Potrebbe essere il caso di questo weekend. Con il vento forte e le onde. Si spera non ai livelli del 12 novembre scorso.

Adesso si è pronti a sollevare le paratoie, anche per vedere come funzioneranno. Coinvolto anche il Comune di Venezia, che insieme alla Prefettura dovrebbe essere il soggetto deputato a decidere in condizioni di emergenza.

Per adesso questo potere lo ha preso la commissaria del Mose. Che ha inviato al Consorzio Venezia Nuova le istruzioni su cosa fare nei prossimi tre giorni. Sarà in sostanza la prima vera prova “sul campo” del Mose. Se funzionerà, potrebbe evitare alla città un allagamento distruttivo come quello dello scorso anno.

Ma molte domande si rincorrono. Quando sarà presa la decisione di alzare le barriere? Quando la previsione parla di 130 – come già comunicato in queste ore – o quando effettivamente la marea sta per arrivare a 130, cioè nelle ore immediatamente precedenti? E poi, saranno sufficienti i collegamenti tra una bocca e l’altra messi in piedi dall’esercito e dalla società Difesa servizi in mancanza della Control room definitiva, i cui lavori non si concluderanno prima della primavera prossima? Infine, i guai del Mose non sono stati ancora tutti riparati. Chi provvederà e chi pagherà i guasti provocati negli ultimi anni e i lavori non fatti a regola d’arte? Ma l’occasione è unica. —

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