Acquazzone in città: circolazione paralizzata case e negozi sott’acqua
Pioggia e grandine rovesciate su Padova da un improvviso nubifragio, verso sera, hanno provocato il caos totale: città paralizzata, con il traffico in tilt ancora tre ore dopo, interi quartieri allagati, dalla zona degli ospedali al Portello, da Forcellini alla Stanga, automobilisti in crisi nell’impossibilità di raggiungere le proprie case

PADOVA.
Una violenta tempesta frammista di pioggia e grandine ha investito Padova nel tardo pomeriggio: sotto un cielo nerissimo, strade, case, negozi e scantinati si sono allagati, in uno scenario quasi surreale. Da parecchio tempo in città non si assisteva a una paralisi di traffico così estesa: l’ondata di maltempo è scoppiata nell’ora di punta, quando la maggior parte dei pendolari stava rientrando dal lavoro.
In zona ospedali, soprattutto in via Facciolati e in via Gattamelata, si è formato un groviglio di auto da angoscia metropolitana, resa ancora più acuta dall’urlo delle sirene della Croce Verde e della Croce Rossa che, sotto il diluvio, cercavano invano di trovare un varco in quel caos. Analoga la situazione in via delle Cave e a Chiesanuova, per non parlare del cavalcavia Borgomagno dove i tempi di percorrenza per autobus e tram sono risultati di poco superiori a quelli di una tartaruga.
L’emergenza più grave si è però verificata in via San Clemente, alla Stanga, dove la nuova caserma della Guardia di Finanza è andata sott’acqua per circa mezzo metro: i vigili del fuoco sono intervenuti per isolare i quadri elettrici, eppure l’edificio è stato inaugurato appena due anni fa. Ancora una volta la natura, con le sue bizze imprevedibili, ha messo a nudo la fragilità infrastrutturale di una città come Padova, sempre più cementificata, investita da una crescita selvaggia da bramosia speculativa e per giunta priva di una manutenzione fognaria adeguata alle necessità. A complicare ulteriormente il già delicato quadro ambientale, si sono messi anche i canali di scolo, già intasati dalla pioggia dei giorni scorsi.
Alle 22 erano arrivate ai pompieri oltre 350 chiamate, la stragrande maggioranza segnalava scantinati allagati, tetti che non trattengono l’acqua e pozzanghere davanti alle case. Nei momenti topici, quando fuori diluviava, sono usciti ottanta vigili del fuoco e sei squadre con autopompe da impiegare negli interventi più difficoltosi. Un lavoro massacrante per intensità e tempistica.
Una cronaca da tregenda. Il temporale coi suoi chicchi bianchi di grandine inizia alle 17,30 colpendo il graticolato romano dell’Alta Padovana, ossia Borgoricco, Villanova e Massanzago, passando attraverso la Noalese e Santa Maria di Sala. Un disastro. Case coloniche e campi allagati, rami degli alberi spezzati come fuscelli, cumuli di grandine che sembrano neve, tetti bucherellati, vigneti martoriati e traffico al rallentatore. Poi la bufera fa un brusco cambio di rotta, dirigendo la sua furia in direzione sud-ovest, ossia Padova e Colli Euganei.
In città, oltre a via Facciolati, anche a Voltabarozzo ci sono momenti di panico, soprattutto quando qualcuno lancia l’allarme - infondato - che lo Scaricatore non ce la fa più a contenere le acque. Intanto in via Chioggia, alla Mandriola, due persone perdono il controllo dell’auto a causa della strada allagata. Il motore va in panne. Accorrono i pompieri a tirarli fuori dal pantano. E in via Longhin, complice la grandine che forma una lastra di ghiaccio, un’altra auto va per la tangente.
In via Turazza un fiume di pioggia e fango allaga il garage di un condominio arrivando a raggiungere il tetto delle auto. Guai anche nell’hinterland, dove Noventa finisce a mollo. Oltre ai garage, tetti che perdono. Tanti, con danni e proteste dovunque. E tombini che non tengono, creando luride pozzanghere a macchia di leopardo.
E non finisce qui. Altre perturbazioni sono in arrivo. E pensare che maggio dovrebbe essere il dolce mese del risveglio primaverile.
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