Sit-in per Alex Marangon, appello dei genitori a chi c’era al rito sciamanico: «Non nascondete la verità»

Sabato 22 marzo a Marcon la manifestazione organizzata da familiari e amici del barista di 25 anni trovato morto la scorsa estate dopo aver partecipato al rito all’abbazia di Vidor. La richiesta agli inquirenti: «Approfondite ogni aspetto»

Giovanni Monforte
La manifestazione per Alex Marangon (foto Agenzia Pòrcile)
La manifestazione per Alex Marangon (foto Agenzia Pòrcile)

«Verità per Alex». «Non è stato un incidente, combatteremo per la verità». E un messaggio ai partecipanti di quella maledetta notte: «Fate la cosa giusta: non nascondete la verità e chi vi ha coinvolto in questa situazione».

La pioggia battente non ha fermato amici e familiari di Alex Marangon. Oltre un centinaio di persone si sono riunite sabato 22 marzo in piazza Mercato a Marcon per il presidio organizzato in ricordo del 25enne barista trovato privo di vita la scorsa estate sul Piave, dopo aver aver partecipato a un rito sciamanico all’abbazia di Vidor.

Da allora sono passati nove mesi, ma sono ancora tanti gli interrogativi a cui l’inchiesta non ha dato risposta. Il presidio è stato organizzato innanzitutto per far conoscere chi era Alex. Far sapere la sua gioia di vivere. A tracciare un ritratto di Alex sono state le parole della zia Loredana Marangon. Ma anche i tanti cartelli, realizzati dagli amici con foto dei viaggi, degli affetti familiari, della passione per la musica che coltivava Alex.

In prima fila c’erano i genitori di Alex, mamma Sabrina e papà Luca. Con loro anche l’avvocato Tigani e rappresentanti delle associazioni che si occupano di tutelare i cittadini contro gruppi accusati di plagiare le persone.

La mamma di Alax Marangon: "Dopo nove mesi non ci stanchiamo di chiedere verità"

La giornata è stata organizzata anche per ribadire la vicinanza di amici e familiari alla battaglia per la verità che stanno portando avanti i genitori di Alex. L’esigenza di fare chiarezza su quanto accaduto si accompagna alla richiesta agli inquirenti di approfondire ogni aspetto delle indagini, per non trascurare alcun elemento. «Basta puntare il dito solo contro Alex. Auspichiamo indagini a 360 gradi. Aspettiamo risposte vere», il messaggio condiviso. C’è fiducia che si arrivi alla verità. Ma dopo nove mesi è arrivato il momento di squarciare i «troppi silenzi inaccettabili».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova