Apparecchi acustici a peso d’oro Due medici padovani indagati

Al centro dell'inchiesta Giuliano Menaldo, 62 anni, residente a Padova e primario di Otorinolaringoiatria a Rovigo, e Giada Zoso, 32 anni, residente a Padova, medico chirurgo specializzato in audiologia e foniatria. Avrebbero prescritto apparecchi di una determinata azienda piuttosto che un’altra in cambio di favori e compensi
PADOVA. Due medici dell’ospedale di Rovigo e un responsabile di zona di una nota azienda leader nel settore degli apparecchi acustici sono al centro di una indagine in cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione, abuso d’ufficio, truffa e concussione. Sono Giuliano Menaldo, 62 anni, residente a Padova in via Dall’Arzere 18 bis e primario di Otorinolaringoiatria a Rovigo; Giada Zoso, 32 anni, residente a Padova in via Montini 5, medico chirurgo specializzato in audiologia e foniatria; Paolo Stefani, nato a Treviso e residente a Breda di Piave in via Mario Monaco 26, responsabile Amplifon per il Veneto.


L’INCHIESTA.
L’indagine condotta dai carabinieri del Nas di Padova insieme ai colleghi del reparto operativo di Rovigo e coordinata dal pm della procura rodigina Dario Curtarello riguarda la prescrizione di apparecchi acustici. L’inchiesta nasce nei primi giorni del 2010 da un esposto giunto in procura, circostanziato al punto da muovere gli investigatori. Questi hanno raccolto elementi e testimonianze, riscontrando un sistema di favori e compensi ai medici coinvolti per prescrivere apparecchi di una determinata azienda piuttosto che un’altra. Gli apparecchi costano in media quattro, cinquemila euro e l’affare è assicurato.


AFFARI D’ORO.
Tutto è filato liscio per lungo tempo fino a quando, alcuni anni fa, è cambiato qualcosa all’ospedale di Rovigo. Qui entra in gioco una delle tante aziende leader nel settore, che ha un’agenzia proprio in provincia di Rovigo. E sarebbe stata proprio quest’ultima a proporre «favori» a uno dei due medici in cambio del monopolio per la rivendita di protesi acustiche, almeno questo è ciò che sostiene l’esposto. Si parla di circa 200 mila euro all’anno.


DUE MEDICI.
Secondo quanto riscontrato dagli investigatori, sembra che il denaro non fosse sufficiente per avere il monopolio totale. Così Giuliano Menaldo, primario di Otorinlaringoiatria, si sarebbe avvalso della collaborazione di un altro medico (Giada Zoso) per indirizzare i pazienti verso Amplifon. Che, in questo modo - stando alle indagini -, beneficiava di tutte le richieste di protesi acustiche provenienti dagli ospedali di Rovigo e di Trecenta.


I REATI.
Tra i diversi reati contestati ad uno dei due medici in questione, c’è anche quello di truffa aggravata ai danni dell’azienda Usl 18. Poiché, durante la libera professione intra moenia il professionista avrebbe utilizzato il personale tecnico audiometrista del reparto, fatturando esclusivamente a suo favore l’intera prestazione.


IN REPARTO.
Dagli elementi raccolti dagli investigatori, che dovranno ora essere accertati dal pm e poi dimostrati in fase processuale, si parla anche di un clima intimidatorio all’interno del reparto. I medici che decidevano di prescrivere altri apparecchi diversi da Amplifon, venivano messi all’angolo. Chi invece sottostava alle regole imposte, poteva beneficiare di vari favori. Così dice l’esposto. Ed è quello che i carabinieri stanno cercando di scoprire.


SUPER-TESTIMONE.
Fino ad ora il super-testimone o grande accusatore, è stato interrogato più volte, fornendo agli inquirenti una serie di particolari utili ad imbastire il quadro accusatorio. Una volta accertata la veridicità delle accuse, bisognerà verificare da quanto tempo andava avanti questo business degli apparecchi acustici e quanto fitti fossero effettivamente i rapporti tra il primario e l’agente di commercio trevigiano. Tutti punti interrogativi che sta cercando di chiarire la procura di Rovigo.

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