Armani, Gucci, Dior e Fendi: il savoir faire non è bastato a Safilo

La relazione tra i brand di Safilo e il distretto dell'occhialeria bellunese è storia antica. Inizia da quell’intuizione geniale che fu di Leonardo Del Vecchio e Giorgio Armani. Gli occhiali firmati. Intuizione geniale che per un po’ diede vita a una guerra tra i due giganti, Luxottica e Safilo, per rubarsi le licenze migliori.
E Safilo, mentre a capo c’era la famiglia Tabacchi, si distinse perché con i francesi, fino a un certo punto, aveva un rapporto molto speciale. Non a caso i brand delle due scuderie Lvmh e Kering arricchivano il loro portafoglio di marchi in licenza: Gucci, Bottega Veneta, Alexander Mc Queen, Saint Laurent, ma pure Dior, Fendi, Céline, Givenchy. Occhiali entrati nella storia dello stile degli ultimi vent’anni.
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Le grandi maison dialogavano benissimo con il gruppo dei Tabacchi e con un allora enfant prodige dell'occhialeria: Roberto Vedovotto. Ma nel 2009 i Tabacchi, il ramo della famiglia di Vittorio, sono costretti a cedere la maggioranza di un gruppo troppo indebitato. Artefice del salvataggio è ancora una volta Vedovotto, richiamato in azienda per trovare un investitore e togliere il gruppo dalle sabbie mobili. Arriva il fondo olandese Hal, al vertice resta il top manager che quell’anno chiude l’acquisizione del marchio Polaroid. Ma in contemporanea, dopo dieci anni, se ne va Armani.
Safilo è sbilanciata con diverse maison, circa il 22% dei suoi ricavi dipendono dalle licenze di Kering, il gruppo francese del lusso che ha Bottega Veneta e soprattutto Gucci. Ma il nuovo azionista Hal forse non ne comprende il rischio, forse si fida dell’intuito, manda via Vedovotto e fa arrivare Luisa Delgado.
Il manager non fa in tempo ad uscire che subito entra nella scuderia di Francois Henri Pinault, rompe gli schemi e inaugura una nuova fase per il mercato del lusso, riprendendosi le licenze. Con Safilo chiude un accordo di fornitura per il top brand di Kering Gucci, ma il gruppo accusa il colpo.
A fine 2016 anche Lvmh prende la stessa strada, chiude un accordo di joint venture con Marcolin e dà vita a Thelios. Prima si riporta dentro Cèline, sempre da Safilo, che inizia a produrre nel 2018 e ora attende i marchi Dior e Fendi, il primo da gennaio 2021 il secondo da luglio dello stesso anno. Il savoir faire Safilo, che ha fatto la storia dell'occhialeria di lusso, oggi deve prendere un’altra strada.
L’ad Angelo Trocchia arriva nel 2018 ad agosto ed è costretto a virare una nave che rischia di andare a schiantarsi. I rapporti con Kering sono deteriorati e vanno rinsaldati, con Lvmh bisogna cercare di salvare il salvabile. In pochi mesi il manager deve fare una ristrutturazione finanziaria importante e tagliare i costi. Viene varato un aumento di capitale da 150 milioni, Trocchia porta in casa nuovi accordi di licenza, vende Solstice e rinnova l’accordo di fornitura con Gucci. Ma Dior è persa e la storia ora dovrà andare avanti in un altro modo. —
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