Assegno unico familiare da 250 euro: come fare a ottenerlo

VENEZIA. Debutterà nel mese di luglio l'assegno unico per le famiglie che promette di rivoluzionare il variegato panorama delle misure di sostegno alla genitorialità. Anzitutto facendo pulizia.Il contributo mensile andrà infatti a sostituire gradualmente tutte le misure (12) che sono attualmente in vigore. Dal bonus bebé al fondo di sostegno alla natalità, dalle detrazioni Irpef per i figli a carico agli assegni per nucleo familiare. Ecco in sei punti come funzionerà.
Cosa cambia. L'assegno unico universale mensile per i figli under 21 sarà riconosciuto alle famiglie a partire dl prossimo 1° luglio 2021. Sostituirà, concentrandoli in un'unica soluzione, bonus bebè, premio alla nascita e più in generale i vari aiuti esistenti. Il valore dell'assegno, che sarà riconosciuto alle famiglie dal settimo mese di gravidanza fino al 18esimo anno d'età dei figli, estendibile ai 21 anni se questi ultimi sono studenti o disoccupati, andrà da un minimo di 50 euro a un massimo di 250. Il beneficio economico è universale. Vale a dire che è attribuito, progressivamente, a tutti i nuclei familiari con figli a carico. Cadono insomma tutte le vecchie distinzioni tra lavoratori autonomi e dipendenti, tra capienti e incapienti. Duplice l'obiettivo: promuovere la natalità e sostenere l'occupazione, in particolare quella femminile.
A chi spetta. Il beneficio economico come detto si ispira al principio di universalità e dunque è rivolto a tutti i cittadini italiani, così come ai cittadini residenti nell'Unione europea e agli extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca, che risiedano in Italia da almeno due anni anche non consecutivi. Conditio sine qua non, per tutti, è naturalmente l'avere figli a carico. I beneficiari devono risiedere in Italia, dove devono essere soggetti al pagamento dell'imposta sul reddito e come detto avere figli a carico per l'intera durata dell'assegno che è riconosciuto a entrambi i genitori, tra i quali viene ripartito in egual misura.In caso di divorzio o separazione, l'assegno viene generalmente erogato al genitore affidatario, è invece ripartito se l'affidamento è congiunto o condiviso.
Le riduzioni. Per i figli maggiorenni l'assegno si fa meno pesante. Il limite di età per accedere al beneficio è infatti 21 anni ma dopo il compimento del 18esimo anno d'età il beneficio è vincolato a determinate condizioni ed è ridotto rispetto a quello garantito ai figli con meno di 18 anni. In particolare, per conservare il diritto oltre il compimento della maggiore età, il figlio deve essere iscritto a un corso di laurea o di formazione scolastica o ancora professionale. Insomma, deve essere impegnato nello studio o in alternativa nel servizio civile universale, in un tirocinio o in un'attività lavorativa limitata, con un reddito molto basso. Tra gli eventi diritto rientrano anche i ragazzi under 21 disoccupati e in cerca di lavoro. Per incentivarne l'autonomia, la legge delega prevede che l'assegno, su richiesta del figlio maggiorenne, possa anche essergli corrisposto direttamente.
Le maggiorazioni. Ve ne sono sia per i figli con disabilità che per le madri con meno di 21 anni. Nel primo caso viene meno il limite anagrafico e l'entità del beneficio è maggiorata (entro il compimento dei 21 anni) di un'aliquota compresa tra un minimo del 30 per cento e un massimo del 50 per cento, in ragione della classificazione della disabilità. Sarà dunque tanto più alta quanto più grave sarà la condizione del figlio. In questo caso, diversamente da quanto previsto in linea generale dalla legge delega, l'assegno continuerà ad essere riconosciuto anche oltre il limite dei 21 anni, superato il quale verranno meno le maggiorazioni e il contributo proseguirà nella misura "ordinaria". Stesso tetto per la maggiorazione riconosciuta alle madri "giovanissime": la norma prevede infatti che l'entità dell'assegno mensile sia aumentata anche per queste ultime, nel caso abbiano meno di 21 anni.
Come si calcola. L'assegno sarà calcolato sulla base della situazione economica del nucleo familiare, individuata attraverso l'indicatore della situazione economica equivalente (Isee) o le sue componenti, tenendo conto dell'età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito nel nucleo familiare. Si parte da 50 euro mensili di quota fissa per arrivare a un massimo di 250 euro. Stando alle prime simulazioni, l'80% delle famiglie (con Isee sotto i 30mila euro) prenderebbe161 euro al mese per ogni figlio minore e 97 euro per ogni figlio under 21. Importi che scenderebbero con l'aumentare dell'Isee: sopra i 52mila euro, il contributo passerebbe infatti a 67 euro mensili per i figli minori e a 40 euro per i maggiorenni fino ai 21 anni. Così stando le cose, 1,35 milioni di famiglie ci perderebbero in media 381 euro all'anno.
Gli stanziamenti. Ai 20 miliardi già stanziati dovrebbero aggiungersi 800 milioni per garantire la dote finanziaria necessaria ad evitare che l'assegno unico generi perdite per le famiglie con redditi più alti. Sarà liquidato, a partire da luglio, come credito d'imposta o come erogazione mensile di una somma in denaro. Il beneficio sarà cumulabile sia col reddito di cittadinanza che con la pensione di cittadinanza e verrà corrisposto congiuntamente. Sarà anche compatibile con eventuali misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle Regioni, dalle Province autonome e dagli enti locali. La partenza come detto è prevista per il prossimo mese di luglio, ma la strada è ancora lunga. Incassato il via libera al Senato sulla legge delega, ora inizia la corsa contro il tempo per i decreti attuativi, che dovranno arrivare perentoriamente entro il 1 luglio.
(articolo dal Messaggero Veneto)
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