Assessora denuncia un tentativo di violenza sessuale: «Sono riuscita a chiudermi in auto»

Chiara Iuliano di Dolo aggredita da un 55enne con problemi di tossicodipendenza, seguito dal suo assessorato: «Poteva andare peggio, ma abbiamo paura. Non sottovalutate il problema». Il sindaco Naletto: «Inammissibile»

Alessandro Abbadir
L'assessora Chiara Iuliano
L'assessora Chiara Iuliano

«Ho subito un tentativo di violenza sessuale. Era giorno, stavo lavorando e mi trovavo in un ambiente che da sempre ritengo sicuro. Non era un angolo buio di qualche zona industriale alle 3 di notte, era tutto confortevole e spaventosamente normale».

Comincia così la denuncia su Facebook, dopo quella del suo aggressore fatta ai carabinieri, di Chiara Iuliano, assessora alle Politiche sociali del Comune di Dolo, nel Veneziano.

E' successo sabato mattina in centro a Dolo. L'assessora ha incontrato un 55enne seguito dal suo assessorato, una persona con problemi di tossicodipendenza dal quale però mai si sarebbe aspettata un tentativo di violenza. Apprezzamenti pesanti prima, poi inviti più espliciti.

«Nel giro di qualche istante la situazione si è trasformata e ho capito immediatamente di essere in pericolo. Sono stata abbastanza veloce da riuscire a chiudermi in macchina e a scappare, dopo non pochi tentativi da parte di questa persona di impedirmi la fuga cercando di scassinarmi la macchina» scrive l'assessora. «Sono stata fortunata. Dio solo sa quanto io abbia ringraziato la centralina della mia macchina per aver retto. Resta chiusa, resta chiusa. Riuscivo a pensare solo a questo».

Da lì l'assessora è andata direttamente dai carabinieri. «Non mi sono neanche posta la domanda, forse perché ogni altro giorno della mia vita da quando sono stata nominata assessora sono io a dirlo alle altre, forse perché era l' unica cosa da fare: ho denunciato. Lasciatemi dire grazie alla Tenenza di Dolo per come sono stata accolta, per la gentilezza che hanno avuto nel spiegarmi tutto il procedimento, per avermi fatta sentire capita e al sicuro».

Il suo aggressore nel pomeriggio è stato arrestato, dopo essere stato denunciato anche da una barista di Dolo.

E poi la rabbia, non solo per quello che è successo. Ma perché «arriva il momento in cui ti viene detta la frase che ti prende in faccia come una sberla. Lì, come se tutte e 5 le dita di una mano ti venissero tatuate in faccia, senza che ti accorgessi di quanto stava per accadere, una frazione di secondo e qualcuno ti dice “Dai su, non è successo niente”. Io non posso più accettare la buona fede di questa frase, non è più tollerabile. È vero, poteva andare molto, molto peggio ma è successo qualcosa, è successo tantissimo e non dovrebbe succedere mai più, nessuna di noi dovrebbe mai più temere gli uomini che vivono intorno a noi. Seguirmi significa che non è successo niente? Non riuscire a prendermi significa che non è accaduto nulla di grave? Urlarmi contro di scendere e andare a letto con lui significa che posso dormire tranquilla? Cercare di impedirmi la fuga, provando a scassinare la porta, staccare lo specchietto, pugnare la macchina, buttarsi letteralmente sopra per non farmi allontanare, significa che non è successo nulla? Solo perché non è riuscito a toccarmi significa che non c' è stata violenza?».

«L'ho sentita troppe volte questa frase, è entrata dentro come una lama, ha tagliato, ha continuato a lacerare una ferita già aperta e si è aggiunta al dolore di questi giorni. Non è la prima volta che mi ritrovo a sfiorare una violenza, non è la prima volta che qualcuno sminuisce. Vi prego di riflettere quando parlate, di interrogarvi sull'obiettivo delle vostre parole, di non buttare qualche frase fatta per una consolazione spicciola, di non liquidare una ferita con del pressapochismo» continua l'assessora «Uomini sappiate che abbiamo paura. Non io che ho vissuto questo momento, tutte noi! È troppo. Sappiate che la mattanza di cui siamo vittime ci fa vivere costantemente allerta».

«Quanto accaduto all’assessora Iuliano testimonia, ancora una volta, quanto questo tempo sia violento» commenta il sindaco Gianluigi Naletto. «Non è ammissibile che una giovane donna debba continuare ad avere paura a uscire di casa persino in piano giorno, ad andare al lavoro o a svolgere la propria normale vita. Quanto accaduto è di estrema gravità e segnala, anche, quanto i servizi sociali e i comuni in generale siano luoghi di frontiera, una frontiera selvaggia e a volte, come in questo caso, pericolosa. Grazie al lavoro dei Carabinieri della nostra Tenenza che hanno agito con la consueta professionalità e celerità. La nostra amministrazione sta considerando anche la possibilità di costituirsi parte civile».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova