Bloccarono il traffico a Padova, assolti attivisti di Ultima Generazione
Il tribunale di Padova ha assolto sette attivisti di Ultima Generazione, accusati di aver bloccato il traffico per protesta climatica. La giudice ha riconosciuto l'assenza di responsabilità penale, tutelando la libera manifestazione del pensiero
Criminali che bloccano le strade e cercano di mandare all’aria le attività economiche o, ancora, che mettono a segno blitz all’interno di musei, prendendo di mira capolavori dell’arte pur protetti da teche di vetro (senza incontrare, per questa ragione, il favore dell’opinione pubblica)? O soltanto difensori dell’ambiente a ogni costo, con l’unico obiettivo di divulgare all’opinione pubblica il messaggio della scienza sulla grave emergenza climatica che, oggi, rischia di essere cancellata dall’agenda internazionale? La discussione è aperta.
Ma l’autorità giudiziaria – almeno per quanto riguarda il tribunale di Padova – ha detto la sua per la prima volta, esprimendosi su un episodio specifico contestato a sette attivisti di Ultima Generazione, finiti sul banco degli imputati con l’accusa di aver promosso una manifestazione non autorizzata, sedendosi sull’asfalto e bloccando il traffico con tanto di striscioni e cartelli (secondo la procura per una ventina di minuti) in nome della protesta contro il cambiamento climatico (e uno di loro anche di violazione del foglio con il quale, il 10 giugno 2022, il questore di Padova gli aveva imposto di non tornare in città per tre anni). Tutti assolti perché il fatto non sussiste (solo per un’imputata la formula è per non aver commesso il fatto).
La pronuncia
Nessuna responsabilità penale in capo ai sette attivisti – i più giovani (due) classe 2003, il più vecchio classe 1975, studenti universitari o già lavoratori dipendenti – militanti nel movimento italiano che lotta contro il cambiamento climatico attraverso forme (anche molto discutibili) di disobbedienza civile non-violenta come l'imbrattamento di opere d'arte e di luoghi istituzionali, blocchi stradali, interruzione di eventi o performance.
Si tratta del veronese Alessandro Berti; dei padovani Tommaso Castellano e Simone Curtino; della veneziana Greta Schiavo; della trentina Chiara Passerini; del trevigiano Leonardo Rebeschini di Follina e del mestrino Giovanni Romano. La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio dalla giudice di Padova Giulia Leso che ha accolto la richiesta della difesa, l’avvocato veneziano Leonardo De Luca.
In aula la viceprocuratrice onoraria aveva disegnato un quadro che non individuava profili di responsabilità penale, pur reclamando, alla fine, delle lievissime condanne in linea con il ruolo rivestito da pubblica accusa: 10 giorni di arresto e 300 euro di ammenda con la sospensione condizionale della pena per tutti, oltre a 4 mesi e 10 giorni (in continuazione solo per Berti accusato anche di violazione del foglio di via obbligatorio dalla città di Padova.
Accusa e difesa
Il 4 agosto 2023, intorno alle 8 di mattina, i sette erano arrivati in via Avanzo tra la rotonda e il cavalcavia Borgomagno con cartelloni e striscioni, mentre una delle due ragazze filmava l’improvvisata azione. In aula uno di loro aveva dichiarato: «Sono pronto ad accettare le conseguenze delle mie azioni. E mi auguro che i veri responsabili del problema vengano processati allo stesso modo per i crimini che hanno commesso e stanno ancora commettendo».
La pubblica accusa ha ricostruito: «Secondo quanto riportato da un ispettore della Digos presente e ricostruito grazie alle immagini delle telecamere, i partecipanti sono stati trovati seduti su una carreggiata prima e poi sono andati sull’altra... Mai c’è stato un blocco totale, è stato consentito il senso di marcia sia pure alternato e con l’intervento della Polizia locale».
Quanto al comportamento «è stato collaborativo anche se gli imputati sono stati caricati a bordo delle auto della polizia e solo uno è entrato spontaneamente... Non è emerso chi abbia avuto il ruolo di promotore della manifestazione».
Una prospettazione ribadita dal difensore De Luca che ha osservato come il foglio di via notificato a Berti, benché corretto a livello formale, sia illegittimo nel merito in quanto il destinatario non rientra nelle categorie di soggetti per il quale è stato previsto dal Codice antimafia. Ovvero soggetti pericolosi per la pubblica sicurezza, dediti a traffici delittuosi o che vivono grazie ai proventi di reati. Tra 15 giorni le motivazione firmate dalla giudice. Commenta l’avvocato De Luca: «Esprimo soddisfazione per la tutela della libera manifestazione del pensiero che, citando la Corte Costituzionale, è una pietra angolare dell’ordine democratico».
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