Autoclavi con spumante “in nero” Così alcuni falsano la contabilità
il fenomeno
La nuova corsa all’oro frizzante del Prosecco vede gareggiare tanti onesti produttori ma anche qualche “corsaro” senza scrupoli, che non si fa problemi a commercializzare finti vini Doc senza etichetta, realizzati con processi produttivi misteriosi visto che nessuno, senza un adeguato tracciamento, potrà mai verificare cosa contenga quella bottiglia, dove sia stata realizzata, che procedura sia stata seguita. E il primo indizio che qualcosa non stia andando per il verso giusto, spiega l’Ispettorato Centrale per la Repressione Frodi del Nordest (Icqrf, che opera con 25 persone), è una quantità smodata di zucchero stoccato nelle cantine, e non denunciato. Come avvenuto nel caso del sequestro dell’azienda di Conegliano.
Perché sì, lo zucchero aggiunto al mosto alza il grado alcolico del vino che sarà, ma non è questo il problema principale. «Lo zucchero in cantina va usato sotto “sorveglianza”» spiega una fonte dell’Ispettorato, «quando si porta in cantina per fare spumante va fatta una comunicazione preventiva, e noi controlliamo se le quantità sono adeguate. Chi non lo dichiara, lo fa con uno scopo ben preciso: risulta che un determinato produttore non ha fatto spumantizzazione, e magari ha un’autoclave piena da 6 mila bottiglie che potrà vendere senza contabilità, in nero, perché ufficialmente non è mai stato prodotto. Questa è evasione fiscale».
Uno spumante realizzato con lo zucchero mai dichiarato non potrà, evidentemente, fregiarsi di un marchio Doc o Docg. Sarà quindi venduto in nero, ma a chi? «Queste bottiglie non registrate, e senza etichetta, finiscono soprattutto ai privati. Capita che a Milano o a Torino più persone si mettano insieme ed effettuino un ordine di parecchie casse che poi si dividono. Non sappiamo se, nel caso di Codognè, fossero convinti di acquistare vero Prosecco Doc, ma è possibile che sapessero che era senza etichetta».
Secondo il Consorzio del Prosecco Doc, se manca la “fascetta” di Stato mancano anche certezze su come è stato realizzato il prodotto e su cosa contiene. L’Ispettorato tuttavia sottolinea che, finora, le irregolarità amministrative non si sono trasformate in rischi per la salute: «Si tratta di un inganno al consumatore, ma non ci sono elementi per far pensare che ci siano sofisticazioni che fanno male alla salute: è merce venduta facendo credere che sia qualcosa che non è. Se vendo una bottiglia senza fascetta o etichetta, non posso chiamarla Prosecco perché non è Prosecco». —
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