Autostrade, Cav sarà concessionario unico. Salvini dà l’incarico agli uffici

La priorità è la Brescia-Padova, in scadenza a fine 2026. Poi toccherà al Passante. Le risorse saranno investite per le infrastrutture. Spv potrebbe restare in Regione

Laura Berlinghieri
Novità in vista per le Autostrade in Veneto
Novità in vista per le Autostrade in Veneto

La promessa dell’affidamento di una nuova concessione in house, a Cav, per il Passante di Mestre e la relativa viabilità, allo scadere del contratto attuale, nel 2032. Ma, soprattutto, l’assegnazione a un concessionario pubblico, ancora Cav, della A4 Brescia-Padova, dall’1 gennaio 2027: ipotesi preferita, quindi, all’alternativa di una gara.

Parola del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che giovedì 29 gennaio ha convocato a Roma la sua “omologa” in Regione Veneto, Elisa De Berti, per discutere a tutto tondo delle grandi opere che riguardano il nostro territorio – «I dossier relativi ad autostrade, Olimpiadi, collegamento con l’aeroporto di Verona e variante alla Romea» si legge nella nota pubblicata dal Mit – ma soprattutto per comunicarle la conclusione di un percorso che il presidente Zaia e la sua vice provano a perseguire dal 2017.

E che ha avuto un momento fondamentale nell’estate del 2021, con l’approvazione dell’emendamento presentato alla Camera dal deputato leghista Alberto Stefani, per allargare il raggio di azione di Cav, non limitandone il campo alla “sola” gestione del Passante di Mestre A57, della A4 Padova-Venezia e della tangenziale tra il casello di Villabona e Tessera. In sintesi, l’emendamento che ha trasformato Cav in società in house della Regione.

Un primo passo verso l’obiettivo di un concessionario autostradale unico per il Nord Est; proposito che giovedì ha visto – almeno, a livello di promessa – lo step successivo. E gli uffici, incaricati da Salvini, hanno già avviato le procedure per l’affidamento della concessione in house a Cav sia del Passante di Mestre, sia della Brescia-Padova.

Incassato il via libera del Ministero deputato, che comunque dovrà essere formalizzato, si attende ora il sigillo definitivo dall’Europa. Che però aveva già detto di sì ai tempi della Venezia-Trieste e del project financing della A22. E quindi anche dalla Regione filtra del cauto ottimismo.

Quanto al destino della Pedemontana, poi, si vedrà: perché le partite corrono lungo binari paralleli, ma è pur evidente che la gestione in house dell’intera rete autostradale che s’innerva nel territorio veneto sarà un bel bottino, probabilmente più che sufficiente a coprire il canone milionario che la Regione dovrà corrispondere alla Sis spa per i prossimi 24 anni.

Ma intanto ecco (quasi) realizzato il “progetto dei sogni” per le infrastrutture venete: sorta di primo vessillo dell’Autonomia. Autonomia e federalismo, perché i ricavi ottenuti dalle due concessioni saranno nuova linfa per quell’asse autostradale: miliardi di euro di investimenti – è la stima a spanne, per i 40-50 anni lungo i quali si articolerà la concessione – per le stesse infrastrutture.

E quindi manutenzioni, nuove strade per potenziare l’accesso all’autostrada, risorse per la tangenziale, interventi per migliorare i collegamenti con Venezia, da discutere con Comune e Città metropolitana. Tanti, tantissimi soldi. Tanto per il Passante di Mestre, quanto per la Brescia-Padova, per la quale servirà accordarsi anche con la Regione Lombardia.

Gli investimenti del piano economico-finanziario, ma anche gli utili che le due concessionarie produrranno e che rimarranno alla Regione, pronta a reimpigarli potenzialmente in tutto il territorio veneto, d’intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Complessivamente, si parla di utili che ogni anno si aggirano intorno ai 100-110 milioni di euro. Circa la metà sarà accantonata in un fondo di perequazione, come conseguenza della nuova riforma delle autostrade. Ma il resto sarà a disposizione della Regione, pronta a reinvestire le risorse. Partita di giro che nasce dalla strada, anche sotto forma di pedaggi, e ritorna alla strada, questa volta sotto forma di investimenti.

Dalla Regione filtra soddisfazione. E lo stesso dal Ministero dei Trasporti, con il suo titolare Salvini che ha tenuto a sottolineare «la sua grande attenzione per gli enti locali».

E allora, dovendo proprio cercare una nota politica dissonante, consisterebbe forse nella completa omissione nel comunicato del Mit riguardo a una battaglia che è stata condotta anche da Zaia. D’altro canto, rimanendo sempre nel recinto della politica, è pure la conferma dell’assoluto interesse di Salvini per il Veneto. E c’è chi fa presente: «Sta preparando il terreno al prossimo presidente». Terreno che era un campo minato. «Magari così si potrà pure evitare l’Irpef regionale».

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