Avepa, lettera minaccia di gambizzare funzionario

Per i ritardi nei pagamenti, spedite due buste intestate della Camera, a Belluno e a casa di un impiegato. Undici persone sottoposte al trattamento antiantrace
Di Cristina Contento

BELLUNO. «Per il compagno Claudio G....» con tanto di minacce (da Venezia) di gambizzarlo, nel caso in cui la polverina grigiastra in busta non avesse dato l’effetto sperato.

Lettere minatorie e sospetto antrace all’Avepa, l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura: preso di mira un dipendente, collaboratore del dirigente, che solitamente si occupa delle pratiche di contributi agli agricoltori che ne abbiano fatto richiesta.

Ieri due buste intestate della Camera dei deputati sono state recapitate all’Avepa (nel complesso Millennium) e a casa di Claudio G., direttamente al domicilio in zona stadio.

Le buste all’interno contenevano non solo una lettera anonima di minacce, ma una seconda bustina sporca di polvere grigiastro-nera che ha fatto scattare la procedura antiantrace da parte dei vigili del fuoco.

Undici le persone che sono state sottoposte alle normali procedure antiantrace (esclusivamente a livello precauzionale), in attesa dei risultati delle analisi del reparto di microbiologia dell’ospedale vecchio di Padova. Per loro non c’è stato bisogno di passaggi al pronto soccorso del San Martino, neanche per la dose di spavento che hanno subito.

Quattro quelle “contaminate” direttamente, le altre per un verso o per l’altro hanno toccato il materiale sospetto. Tra i quattro ci sono Claudio G. (di cui non scriviamo il nome per intero, essendo oggetto delle minacce anonime) e il dirigente dell’Agenzia di Belluno, Flavio Zeni: i due hanno aperto la busta arrivata intorno alle 13 di ieri all’Avepa, al complesso Millennium di via Vittorio Veneto. Lettera che era indirizzata al dipendente: «Per il compagno Claudio...» , con minacce incluse di gambizzarlo per i contributi non assegnati.

Gli altri due sono i carabinieri che hanno presa in consegna la lettera: busta e contenuto, infatti, sono stati presi da Zeni e collaboratore e portati direttamente alla compagnia dei carabinieri in viale Europa, perché andava presentata la relativa denuncia. Altre sette persone (tra il personale dell’agenzia e anche tra gli stessi carabinieri che si sono ritrovati a gestire la situazione di allerta nei primi momenti) sono state seguite, in via precauzionale, dai tecnici dell’ufficio igiene della Usl: tra questi, anche coloro che sono entrati in contatto solo di terza mano col materiale sospetto.

La procedura è infatti scattata pensando all’ipotesi peggiore, cioè che nella prima busta vi fosse effettivamente polvere nociva: ma solo le analisi potranno spiegare di cosa si tratta effettivamente.

La seconda busta è arrivata, intorno alle 15, sempre per posta, al domicilio del collaboratore Claudio G.: non è stata aperta in quanto i familiari dell’uomo hanno avvertito immediatamente della situazione e hanno agito di conseguenza, lasciando la busta nel cortile. Entrambe le missive sono state sequestrate dai carabinieri che conducono le indagini. Ed entrambe sono state inviate dai vigili del fuoco di Belluno al reparto di microbiologia dell’ex ospedale di Padova per gli esami relativi. Gli esiti dovrebbero conoscersi tra due giorni. L’ufficio Avepa è stato praticamente sigillato e lo resterà per due giorni; sigillati anche i vestiti dei dipendenti, che sono entrati in contatto con il materiale sospetto, come pure i macchinari (una fotocopiatrice) utilizzati nel frattempo.

Due le squadre di vigili del fuoco che sono intervenute con una quindicina di uomini nella sede di Avepa, nella casa del dipendente e nella caserma dei carabinieri, insieme ai furgoni del nucleo batteriologico in forza al distaccamento. Diverse le pattuglie dei carabinieri del radiomobile che si sono occupate del caso.

Le indagini lasciano aperte ogni ipotesi, ma dal contenuto della lettera anonima è chiaro che lo sconosciuto ha avuto a che fare con una richiesta di contributi agricoli e che vede in Claudio G. un responsabile di una mancata erogazione al punto da minacciarlo di ripercussioni fisiche. La magistratura ha aperto un’inchiesta.

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