Banca Antonveneta verso lo sciopero

PADOVA. Dopo lo choc arriva la mobilitazione. A Siena come a Padova. Si va, infatti, verso la proclamazione dello sciopero anche in Banca Antonveneta. Ieri pomeriggio, in sede di primo tavolo, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Fabi e Dircredito hanno fatto il punto sulle ricadute per l’istituto veneto legate al piano industriale 2012-2015 del gruppo Montepaschi, decidendo di attivare la procedure di concliliazione per arrivare allo sciopero.
Il giudizio è netto. «Si tratta di un progetto totalmente irricevibile, che le organizzazioni sindacali e i lavoratori non sono disponibili ad accettare in alcun caso. Per questo motivo sono già in corso di attivazione le procedure per indire uno sciopero di tutto il personale». Lo dicono a Siena ma anche da Padova. «Le ricadute sui lavoratori sono pesanti» sottolinea Umberto Baldo della Uilca.
Per questa ragione, ieri i sindacati hanno comunicato all’Abi, come Mps e anche come Antonveneta, la volontà di scioperare. L’esposizione del piano, secondo i sindacati, ha mostrato «l’assoluta mancanza di una qualsiasi idea a livello di progetto industriale, e una sconcertante approssimazione su ogni punto presentato. Evidentemente l’unica cosa che interessava al management era l’effetto annuncio dei pesanti tagli occupazionali e del costo del lavoro, mentre non è stata data alcuna specifica risposta sui temi ad essi correlati, quali cessioni di asset, gestione degli esuberi ed esternalizzazioni». Le Rsa Mps deplorano, inoltre, la disdetta del contratto integrativo, «una decisione di arroganza infinita», e lamentano di aver appreso dalla stampa della cessione della quota in Biverbanca alla Cassa di Risparmio di Asti «senza che venisse fatta da parte dell’azienda alcun tipo di comunicazione». La disdetta dell’integrativo Antonveneta non è ancora arrivata. Ma a quanto trapela da fonti sindacali sarebbe questione di ore.
Intanto, sempre sul fronte bancario, lunedì prossimo si fermeranno (per l’intera giornata) i lavoratori del gruppo Intesa Sanpaolo per dire no all’«azzeramento delle tutele e dei diritti dei lavoratori decise dal gruppo che vuole chiudere mille filiali».
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