Bandiera di San Marco proibita allo stadio Lega contro questore «Un insulto ai veneti»

Zaia: atto incivile, chiedo l’intervento del ministro degli Interni Opposizione divisa, Pd-Leu: giusto vietarla. M5S: è assurdo



Bandiera vecchia, onor di capitano. Ma ci sono bandiere e bandiere. Domenica, a quella cremisi e oro di San Marco – con il leone alato che impugna il libro e/o la spada – è stato vietato l’ingresso allo stadio di Padova per volontà del questore Paolo Fassari, lesto a definirla un simbolo «venetista», escluso perciò dalla normativa sugli stadi che consente ai tifosi di sventolare esclusivamente i vessilli delle squadre in campo e il tricolore. In verità, dal remoto 1975, il fatidico gonfalone della Serenissima (rivisitato con le sette “fiamme” corrispondenti ai capoluoghi nostrani) rappresenta il simbolo ufficiale della Regione Veneto e la coincidenza sta alimentando polemiche vibranti, soprattutto sul versante leghista. A dar fuoco alle polveri è il governatore Luca Zaia: «Siamo davanti ad un fatto quantomeno incivile», dichiara irritatissimo ai cronisti «chiederò l’intervento del ministro dell’Interno».

bitonci VA all’attacco

A precederlo, nella circostanza, è il deputato Massimo Bitonci, già sindaco della città del Santo autore di un’interrogazione a tamburo battente a Luciana Lamorgese che denuncia «il gravissimo insulto alla storia del nostro popolo avvenuto all’Euganeo, dove è stato proibito l’accesso a sportivi non muniti di manganelli o coltelli ma della bandiera della loro regione». È il refrain comune agli interventi leghisti: «Nelle curve di di tutta Italia assistiamo ad urla razziste, violenze verbali e fisiche inaudite, estrema destra ed estrema sinistra che fanno l’occhiolino al terrorismo, e ora il problema diventa una bandiera che è simbolo di pace? Assurdo e inaccettabile» (Roberto “bulldog” Marcato); «Da Roma provano a sferrarci uno schiaffo ma hanno sbagliato latitudine, vadano a fare i repressivi dove i loro slogan elettorali fanno ancora presa» (Silvia Rizzotto); «È gravissimo che ad agire così sia un rappresentante dello Stato» ignaro che «il simbolo in gioco non riguarda un partito o una corrente politica, ma l’identità di un popolo»; «Evidentemente l’autonomia del Veneto terrorizza la Capitale, da padovano ringrazio i tifosi» (Fabrizio Boron); «Gesto ostile e discriminatorio, giù le mani dalla nostra bandiera» (Pietro Dalla Libera e Massimiliano Barison del gruppo Veneti Uniti).

da FRACASSO A rUZZANTE

E l’opposizione? «Quanta ipocrisia dai leghisti che la settimana scorsa hanno bocciato il ripristino della festa del 4 Novembre, con tricolore e inno di Mameli, e or asi indignano. La bandiera della regione Veneto può ben stare accanto a quelle italiane ed europee fuori dallo stadio, come accade in tutti gli edifici pubblici», punge Stefano Fracasso, il capogruppo del Pd «Il questore ha fatto quanto prevede la legge, ci sia risparmiata la sceneggiata della minoranza etnica oppressa per quello che, al massimo, è un eccesso di zelo». «Bene hanno fatto le forze dell’ordine a vietare l’ingresso della bandiera della Serenissima Repubblica di Venezia all’Euganeo», rincara Piero Ruzzante di Leu «L’unica repubblica la cui bandiera è liberamente ammessa in ogni stadio è quella italiana. Lo ricordo ai leghisti confusi, siete o non siete sovranisti? Negli stadi si entra solo con i colori della propria squadra e, volendo, con il bianco rosso e verde».

berti: mi pare una follia

Opposto il giudizio dei 5 Stelle: «Mi sembra una follia proibire una bandiera che inneggia alla pace evangelica e lo dico da abbonato di lungo corso al Calcio Padova», sbotta il portavoce Jacopo Berti «I questori sequestrino piuttosto i simboli del nazifascismo e del comunismo che ancora spuntano in qualche curva». —



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