Bar, ristoranti e spostamenti, ecco le nuove regole con il ritorno del Veneto in zona gialla

VENEZIA. Il Veneto sogna la zona gialla con l’addio a quella arancione. La prima significa bar e ristoranti aperti fino alle 18 e possibilità di spostarsi liberamente all’interno della regione. La seconda consente le pizze da asporto e le passeggiate entro i confini comunali. Insomma, non è una questione puramente di forma, perché la sostanza cambia e parecchio. La decisione sarà comunicata domani, con l’attivazione della relativa zona a partire da domenica o al più tardi da lunedì.
COSA CAMBIA?
Ormai, quella tra zone rossa, arancione e gialla è una danza che ci accompagna da quasi un anno. Ma, tra “giallo plus”, “rosso scuro” e una lunga serie di “extra bonus”, destreggiarsi a memoria tra cosa si può e cosa non si può fare è ancora complesso. In area gialla non ci si può muovere fuori regione, ma ci si può spostare oltre i confini di comuni e province.
Resta il coprifuoco assoluto tra le 22 e le 5. In area arancione sono vietati gli spostamenti fuori dal comune. Le uniche eccezioni rimangono quelle motivate da lavoro, salute e necessità. Lo spostamento verso le seconde case è sempre consentito. I bar e i ristoranti sono aperti solo in area gialla, con chiusura alle 18. In area arancione funzionano esclusivamente con l’asporto.
Qui la mappa di tutto ciò che è consentito e vietato zona per zona
Che sia area gialla o arancione, i centri commerciali rimangono chiusi nei weekend, nei giorni festivi e prefestivi; ma restano aperti, al loro interno, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, alimentari, tabaccherie, edicole, librerie e vivai. Le saracinesche resteranno comunque abbassate per cinema, teatri e palestre. In gialla aperti i musei ma solo nei feriali.
Indipendentemente dalla colorazione, la scuola tornerà in presenza lunedì, al 50%, per i ragazzi delle superiori. Tutti in aula, invece, gli studenti più giovani.
ATTENDIBILITÀ’ DEI DATI
Intanto la situazione di equilibrio tra zona gialla e zona arancione anima il dibattito, tra i sostenitori dell’una o dell’altra opzione. Ma non si parla semplicemente della scelta, ma anche dell’attendibilità dei numeri a partire dai quali questa scelta viene fatta.
«È importante avere dati affidabili e coerenti nel tempo. Non è chiaro come vengano garantite integrità e tempestività nella loro fornitura» la perplessità del fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento. «Abbiamo assistito più volte ad anomalie locali che hanno spinto i funzionari di alcune regioni e degli organi centrali a sollevare il problema».
La questione riguarda lo sfasamento tra i dati forniti dalla Protezione civile e l’andamento della diffusione dell’epidemia.
SOTTO LA LENTE
E a finire sotto la lente di ingrandimento - insieme alla Lombardia - è proprio il Veneto. «Assistiamo ad oscillazioni anomale perché sappiamo che la diffusione di un virus non può comportarsi così. In situazioni simili, il dato non corrisponde al fenomeno che stiamo monitorando e ciò rende difficile l’analisi» chiosa Battiston, chiedendo «un meccanismo di controllo sulla consistenza e la coerenza nel tempo del dato fra chi lo origina e chi lo riceve per analizzarlo. Controllo necessario, considerata l’importanza di queste informazioni nella definizione delle politiche di contenimento dell’epidemia». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova