Belluno: coltivazioni a rischio, scatta il piano di controllo primaverile del cervo
Speciali recinzioni attorno ai campi e segnali luminosi e sonori. «In casi estremi si potrà anche sparare»

Stop ai danni dei cervi ai campi coltivati. È stato approvato il piano di controllo primaverile degli ungulati. Sarà valido da fine marzo fino a maggio e ha come obiettivo quello di evitare che branchi di cervi distruggano i germogli delle colture.
«Si tratta di una misura che è nata in seno al Tavolo verde, e che raccoglie le esigenze palesate dal mondo agricolo, dando una risposta concreta», spiega la vice presidente della Provincia di Belluno, Silvia Calligaro, delegata all’agricoltura. «Nei mesi scorsi infatti abbiamo ascoltato le associazioni degli agricoltori e abbiamo messo in campo misure che possano andare incontro alle necessità delle aziende agricole in un periodo dell’anno in cui gli sforzi delle imprese del settore primario rischiano di essere vanificati in pochi giorni, se i cervi mangiano i primi germogli. Il piano di controllo primaverile del cervo è puntiforme, non numerico e si attua solo su danni accertati, a opera di operatori qualificati e sotto il rigido controllo della Polizia Provinciale».
Significa che il piano viene attivato solo con la denuncia di danni e a seguito di accertamento e verifica da parte della Polizia Provinciale. Non è un piano di abbattimenti, per cui vengono messe in atto tutte le forme di dissuasione possibile laddove venga accertato un danno. Si parte dalla posa di recinzione attorno ai campi, dove è fattibile, per arrivare a segnali luminosi e sonori. Solo come estrema ratio è previsto lo sparo su singoli esemplari di cervi.
«L’obiettivo è spostare le popolazioni di cervi per allontanarli dai campi coltivati» sottolinea la vice presidente Calligaro. «Proprio per questo gli interventi vengono eseguiti in maniera puntiforme. È un modo per dare una mano agli agricoltori, nella consapevolezza che in montagna è quanto mai necessario un forte lavoro di squadra che consenta al settore primario di resistere e svilupparsi, anche in funzione di controllo e cura del territorio, per contrastare lo spopolamento».
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