Benetton, due strade per un erede
Il nipote Alessandro sembra il candidato naturale alla successione di Gilberto, deceduto lunedì. Ma c'è l'ipotesi di affidarsi ai manager

Gilberto e Alessandro Benetton
TREVISO.
Prendete una foto recente di Gilberto Benetton. Accostatela a una foto di suo nipote Alessandro, 54 anni, figlio di Luciano. Si assomigliano come due gocce d’acqua, al netto della differenza d’età e della sofferenza impressa nelle rughe e sulla pelle di Gilberto, morto l’altro ieri a 77 anni. Una somiglianza esito dei 20 chili e più perduti da Gilberto nel corso dell’ultimo anno: la malattia gli ha scavato il volto, ne ha reso la figura più asciutta e slanciata. Del resto era uno sportivo, come il nipote. In questo parallelo ci sta forse il divenire della dinastia di Ponzano Veneto? Insomma, la successione alla testa del gruppo avverrà nel nome di Alessandro?
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La domanda appartiene a questi giorni di lutto, ma in effetti pendeva da lungo tempo: ovvio cercare tra i 14 figli avuti da Carlo, Gilberto, Giuliana e Luciano la figura dell’erede. Ma tanto sono stati fluidi e improntati alla fiducia i rapporti tra i quattro fratelli fondatori dell’impero nato sui maglioni colorati, così appaiono da sempre complicate le relazioni tra i loro figli. E in un manipolo così ampio ricercare l’uomo capace di condensare il consenso della maggioranza è impresa ardua. Nulla di cui sorprendersi troppo se le tessere del mosaico societario si scomponessero, come dire che qualcuno della seconda generazione potrebbe chiedere di essere liquidato.
Lo stesso schema societario che sta a monte della holding Edizione, cui fanno capo tutte le partecipazioni, è articolato e delicato. A ciascuno dei 4 rami familiari, infatti, risalgono altrettante società denominate Evoluzione, Proposta, Regia e Ricerca: i fondatori hanno l’usufrutto delle azioni, la nuda proprietà è suddivisa tra Barbara e Sabrina (figlie di Gilberto), Mauro, Alessandro, Rossella e Rocco (Luciano), Paola, Franca, Daniela e Carlo (Giuliana), Massimo, Andrea, Christian e Leone (Carlo). Evidentemente, i membri di ciascun nucleo familiare devono trovare in primis tra loro una sintesi e poi definire l’intesa finale con i cugini. Nient’affatto semplice. Per adesso l’unico dato evidente è l’ingresso di Sabrina al posto del padre nel board di Edizione. Interessante osservare che secondo i patti parasociali gli accordi sono funzionali a «assicurare compattezza e continuità alla gestione di Edizione» e le azioni «non possono essere cedute a soggetti diversi dai discendenti consanguinei», così come nel Cda a rappresentare le quattro famiglie possono sedere solo consanguinei.
Un ruolo importante, di diplomazia necessariamente fine, hanno già iniziato a rivestirlo Fabio Cerchiai e Marco Patuano, che di Edizione sono rispettivamente presidente e amministratore delegato. Il primo è un manager di provata esperienza, che prima di arrivare alla corte di Ponzano Veneto con le relative cariche in varie controllate, ha segnato la propria traiettoria nel mondo delle assicurazioni in Generali, Ina, Unipol. Il secondo ha un solido curriculum di skipper per barche (imprese) in condizioni di mare sfidanti, basti pensare ai suoi anni in Telecom. A Cerchiai e Patuano toccherà esplorare se la seconda generazione sia intenzionata a designare un successore diretto di Gilberto alla presidenza della holding. Cerchiai sarebbe pronto a farsi da parte. Ma in linea teorica, il ruolo di gestire il patrimonio generato dai maglioni e dalle privatizzazioni di Stato potrebbe essere mantenuto al tandem Cerchiai-Patuano. E così gli eredi assegnerebbero a se stessi la parte esclusiva di azionisti. L’ultimo conto economico di Edizione ha assegnato dividendi per 150 milioni di euro, a fronte di ricavi delle controllate per oltre 12 miliardi. Del resto, Gilberto Benetton a più riprese confidava negli ultimi anni come il mestiere di azionista sia stimabile e difficile, e come fosse opportuna l’estensione a manager terzi dei ruoli gestionali. E lo stesso Gilberto è stato garante di una linea di top management di lungo periodo: sufficiente citare per esempio Carlo Bertazzo (direttore generale di Edizione), Giovanni Castellucci (amministratore delegato di Atlantia), Gian Mario Tondato (amministratore delegato di Autogrill), tutti nei loro ruoli da un paio di decenni. Un assetto legato a Gilberto e a questo punto naturalmente sub judice.
Da capire se qualcuno tra gli eredi abbia ambizioni da leader e, non di meno, possa contare su un adeguato consenso tra fratelli e cugini. L’unico nome che esce su tutte le ruote è sempre e solo quello di Alessandro, che ha di sicuro il track record più ricco e strutturato. Basti pensare al percorso di successo maturato alla “21 Investimenti” da lui fondata e presieduta. Ma dopo l’esperienza alla guida di Benetton Group, conclusa con uno strappo, non è nemmeno detto che Alessandro ambisca alla leadership. Dipende dalle condizioni e dal mandato, dipende pure dalle capacità di mediazione di Alessandro (che tra gli altri talenti notoriamente non ha questo in sommo grado).—
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