Blitz all’alba, nove arresti a Bibione In manette il delegato dell’Ascom

bibione
Un blitz che parte da lontano e che, se vogliamo, non ha nemmeno come obiettivo la cellula camorrista che voleva imporsi sul mercato del commercio ambulante a Bibione. L’obiettivo vero è scoperchiare il “secondo livello” delle mafie che stanno prendendosi pezzi di Veneto. E non più “solo” pezzi dell’economia veneta, ma proprio pezzi del territorio.
Questa è la chiave di lettura data dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia che ieri, quando ancora era notte, si sono presentati nelle abitazioni, negli uffici e nelle aziende di nove persone tra Bibione, San Michele al Tagliamento, Latisana e Concordia Sagittaria.
In manette il presidente dell’Ascom Confcommercio, Giuseppe Morsanuto, 54 anni, di Bibione, residente in via Pineda, accanto al suo ristorante “al Ponte”, posto proprio all’ingresso della località balneare che contende a Jesolo il primato di “prima spiaggia” d’Italia per presenze turistiche. Gli uomini della Dia hanno perquisito sia la casa che il ristorante e poi il suo ufficio nella sede Confcommercio.
Da ognuno di questi luoghi sono usciti con documenti cartacei e una montagna di file, memorie di pc e hard disk.
Poi è stata la volta Pietro D’Antonio, pluripregiudicato per fatti di camorra, ritenuto il capo della cosca, 60 anni, nato a Cercola (Na) e residente a Latisana, attaccato a Bibione, giusto dall’altra parte della foce del fiume Tagliamento.
Assieme a lui il figlio Renato “Renè” D’Antonio, 27 anni, di Concordia Sagittaria, via Battisti, e il nipote Beniamino 39 anni, residente a San Michele al Tagliamento in via Curiel.
Seguono, Gennaro, 67 anni, e Salvatore Carrano, 49 napoletani ma da anni in zona. Il primo abita a Bibione, in via Maya, in una villetta. Il secondo a Latisana in via del Sole.
Napoletani sono anche Raffaele e Salvatore Biancolino, rispettivamente di 42 e 23 anni. Il primo ha trasferito la residenza a San Michele in via Croce del Sud, il secondo l’ha mantenuta a Napoli e fa lunghi soggiorni a Bibione. Ultimo arrestato è Zefferino Pasian, 55 anni, pluripregiudicato, titolare di un’azienda agricola a Concordia in via Noiari.
Per tutti l’accusa è estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le perquisizioni hanno interessato, oltre alle abitazioni e le attività, anche alcuni magazzini riconducibili agli indagati tra Lignano, Latisana, Portogruaro e, appunto, Bibione.
L’obiettivo delle condotte intimidatorie contestate agli indagati è quello di ottenere un diretto controllo delle attività commerciali e condizionare così il libero mercato e lo sviluppo economico e sociale della località turistica. Per farlo, il gruppo ha prima battuto sul campo un gruppetto di venditori albanesi che avevano messo gli occhi su mercatino “I giovedì del Lido del Sole”, una vera e propria fiera settimanale di Bibione, e poi minacciato gli altri ambulanti estranei al gruppo che vi volevano partecipare.
Un sistema che la banda, il cui capo Pietro D’Antonio è considerato vicino ai clan di camorra Sarno-Contini-Licciardi che fa parte della galassia di camorra degli “scissionisti” della famiglia Di Lauro, ha applicato alla lettera. Arrivando a mettere di traverso un camion di proprietà di Renato D’Antonio, per impedire ai commercianti che non erano a loro graditi di partecipare alla fiera, stabilendo chi poteva entrare e chi no. Il fatto, avvenuto il 13 agosto dello scorso anno, nel clou della stagione turistica, è stato seguito da minacce contro quelli che erano riusciti a passare, tanto da impedire loro di aprire i banchi. Non basta: nelle due fiere successive, il 20 e il 27 agosto, il gruppo guidato da Pietro D’Antonio, ha fotografato e ripreso ogni commerciante che aveva “sgarrato”. Uguali minacce venivano portate avanti nei confronti dell’associazione che organizzava la fiera, la Pro Lido del Sole, per imporre al presidente Alessandro Peloso, e soprattutto alla vice presidente e tesoriera Stefania Dolci la riammissione dei loro amici ambulanti campani che erano stati esclusi dalla manifestazione poiché non avevano pagato parecchie quote associative.
Una serie di minacce che hanno poi costretto l’associazione organizzatrice a chiedere alla giunta municipale di limitare le presenze a soli agricoltori e artigiani, escludendo quindi tutti gli ambulanti. Una richiesta che la giunta ha accolto riducendo gli spazi concessi alla manifestazione.
Altro capitolo la gestione che il gruppo voleva dei permessi per gli ambulanti di origine campana e soprattutto la merce che gli altri ambulanti potevano esporre. Accortosi infatti che un altro commerciante estraneo al gruppo, Pasquale Schiavone, vendeva giubbini dello stesso tipo di quelli esposti da lui, Pietro D’Antonio, assieme al figlio Renato e a Zefferino Pasian, lo hanno minacciato di morte. —
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