“Blonde”, mito senza pace: la vita, la morte, i dolori dell’eterna Marilyn Monroe

Sbarca al Lido l’attesissimo film di Andrew Dominik. Sul red carpet anche Brad Pitt in veste di coproduttore. L’attrice cubana Ana de Armas: «Era sempre con me»
Manuela Pivato

VENEZIA. Non c’è gioia per la donna più desiderata di tutti i tempi, né pace postuma, né alcuna forma di redenzione possibile, poiché senza l’infelicità più profonda non sarebbero esistite Norma Jeane e la sua crisalide Marilyn Monroe.

Come per Lady Diana in “Spencer”, il mito dell’attrice morta (presumibilmente) suicida 60 anni fa si autoalimenta anche quando la distanza dalla tomba è enorme e diventa quasi ossessione, come quella che ha divorato per anni il regista Andrew Dominik, sbarcato alla Mostra del Cinema con l’attesissimo “Blonde” (in Concorso, dal 23 settembre su Netflix): 165 minuti nel corpo da dea e nei traumi insanabili patiti dall’attrice.

Nella parte temeraria della Monroe, sbatte gli occhioni Ana de Armas, 34 anni, cubana, già Bond girl, cercata dal regista per anni, finalmente vista e presa al volo nonostante la chioma corvina e l’accento spagnolo. «Appena l’ho vista in televisione, ho capito che doveva essere lei» spiega Dominik in conferenza stampa. «È una di quelle persone che quando entra in una stanza la illumina».


Sicuramente entusiasma le truppe di fan che l’aspettano sul red carpet insieme ad Adrien Brody (nel film Joe DiMaggio, secondo marito di Marilyn) e Julianne Nicholson (la terrificante madre Gladys), carinamente accompagnati da Brad Pitt, che del film è il coproduttore con Plan B.

Passerella ghiottissima con l’attrice in abito rosa e scollatura che rievoca il celebre vestito bianco di “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder, Brad Pitt che firma autografi protetto dalla mascherina e, in ordine sparso Madalina Ghena, Cecilia Rodriguez, Fabio Rovazzi e una tardiva Valeria Marini in abito dorato.

Cuban-Spanish actor Ana de Armas arrives for the premiere of 'Blonde' during the 79th Venice Film Festival in Venice, Italy, 08 September 2022. The movie is presented in official competition ' Venezia 79' at the festival running from 31 August to 10 September 2022. ANSA/ETTORE FERRARI
Cuban-Spanish actor Ana de Armas arrives for the premiere of 'Blonde' during the 79th Venice Film Festival in Venice, Italy, 08 September 2022. The movie is presented in official competition ' Venezia 79' at the festival running from 31 August to 10 September 2022. ANSA/ETTORE FERRARI

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, “Blonde” segue la breve e fragile vita di Marilyn ambientando le scene nella casa in cui l’attrice fu bambina indesiderata e quella in cui morì 36enne disperata a Los Angeles. Quasi «una seduta spiritica», come spiega il regista, che ha raccontano anche come le riprese fossero incominciate il giorno dell’anniversario della scomparsa di Marilyn, senza che fosse stato previsto.


Il fantasma dell’attrice sul set era ovunque, ma nulla ha potuto nei confronti della crudezza del racconto, dove la Monroe appare vittima di un #MeToo oltre ogni decenza, prona su John Kennedy che le ordina un servizietto orale mentre è al telefono con un collaboratore e la sua guardia del corpo legge il giornale nella stanza a fianco, con la porta aperta. Che modi. «Allora sono solo un pezzo di carne da consegnare» s’indigna Marilyn, trascinata da due armadi con l’auricolare nel corridoio dell’albergo dove Kennedy l’aspetta «Cos’è? Un servizio in camera? ».

L’immedesimazione, per Ana de Armas, è stata totale. «La sognavo, parlavo solo di lei, era sempre con me» dice l’attrice. «Questo è un film che mi ha cambiato la vita e che solo viaggiando nei luoghi oscuri di Norma Jeane ho potuto compiere. Ho imparato a essere più empatica verso gli attori che subiscono la pressione mediatica. Nessuno è davvero pronto per vivere sotto questa pressione. Marilyn potrei essere io, stessa età, stesso lavoro. Ho tentato di rappresentarla come meglio ho potuto. Sicuramente un paio di volte ho avuto il cuore spezzato»


Il film indugia sui particolari scabrosi della vita dell’attrice, i due aborti, il ménage a tre con il figlio di Charlie Chaplin e di Edward G. Robinson, la follia della madre che cerca di annegarla in vasca da bagno, l’orfanotrofio e un’autoironia, così triste, così vera. «Non sono una star, sono solo una bionda». —

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