Bloody money: lo scandalo adesso travolge il Veneto

Inchiesta di Fanpage, la "donna di mezzo" è la trevigiana Graziella Canuto

Sono da poco trascorse le 21 quando il sito di Fanpage pubblica - dopo una lunga attesa e più di un dubbio sull'imminente uscita - l'attesissima quarta puntata della sua inchiesta denominata Bloody Money sugli incestuosi rapporti tra la camorra e il mondo politico.

Ribattezzata “la Dama di Mezzo”, Maria Grazia Canuto, 56 anni, ex docente di criminologia ambientale al Campus Ciels di Padova - così almeno lei dice - e moglie di un colonnello dell’Esercito, è tra i protagonisti del quarto video dell’inchiesta sui rifiuti “Bloody Money” condotta da Fanpage.it: per il suo ruolo di intermediaria per una cordata di imprenditori, chiede all’infiltrato Nunzio Perrella 2,8 milioni di euro che le verranno consegnati in un trolley.

Nel quarto video dell'inchiesta sui rifiuti di Fanpage.it è stata ribattezzata come "la Dama di Mezzo". Il riferimento è alla teoria del "mondo di mezzo" che Massimo Carminati, tra i protagonisti delle vicende legate a Mafia Capitale, spiega in una delle intercettazioni effettuate dai Ros dei Carabinieri.

«Possiamo pulire tutto, facciamo un po’ di lavatrice». Anche se sono sporchi di sangue? «Puliti o non puliti, basta che ci siano» dice in favore di telecamera (nascosta).

E’ lei a trattare per conto dell’imprenditore di Paese Giuseppe Severin, titolare attraverso il Consorzio Tecnologico Veneziano dell’area di Marghera dove dovrebbe sorgere il sito per lo stoccaggio dei rifiuti. Ed è lei a trattare per far arrivare i soldi della Camorra a Fusina. Convinta di aver incassato 2,8 milioni di euro, si troverà con una valigia di paccheri.

La video-inchiesta è un viaggio nello sporco del Nordest.

Dal sito di Fanpage: "Dopo che è fallito un appuntamento con la sua segretaria personale, che intanto ha ricevuto un mandato di cattura e che è attualmente latitante, Perrella ha un confronto direttamente con l'ex docente, che funge da intermediaria per una cordata di imprenditori con l'obiettivo di concludere un affare riguardante un grosso progetto industriale a Marghera.

"La donna riferisce di essere ben inserita nei luoghi che contano del potere e, per potersi accreditare, ci conduce a un incontro con politici e imprenditori, perorando un affare col Ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e i vertici locali di Confindustria. La Canuto chiede per questa operazione 2,8 milioni di euro.

"Questi sono soldi della camorra", viene avvertita, "sono soldi che vengono dalla droga", addirittura un sequestro del 2004, tiene a precisare l'infiltrato di Fanpage.it. "E che problema c'è?", è la sua risposta. La consegna del denaro avverrà poi alla presenza della Dama di Mezzo e di un noto imprenditore del Nord-est all'interno di un trolley, in cui sono stati posizionati pacchi di pasta (paccheri) a loro insaputa.

Il caso Severin. La Canuto cercava soldi per la realizzazione del progetto Veg (Venice Europe Gate), dell’imprenditore trevigiano Giuseppe Severin.

Un intervento da 450 milioni di euro che si sviluppa su 84 ettari e che da alcuni anni cerca finanziatori. Severin ha acquistato i terreni a ridosso degli impianti di Vesta a Fusina con la sua società Consorzio Tecnologico Veneziano Srl, di cui è amministratore unico.

Sull’area, indicata come Abibes, c’è un piano particolareggiato approvato ben 16 anni fa. Quindi, se si trovano i soldi si costruisce, il progetto è regolare. Ma servono tanti soldi, che mancano.

Da qui, come ammesso dallo stesso Giuseppe Severin, grazie a dei mediatori è iniziata la ricerca di fondi testando la volontà di chi si rendeva disponibile ad entrare nell’affare: realizzare una grande area di stoccaggio di prodotti petroliferi e prodotti vari.

Nelle trattative ci sta il bluff. Uno degli architetti (donna) che segue il progetto di Severin spiega: «Noi da tempo abbiamo sondato diversi imprenditori per capire se l’interesse mostrato è vero e quindi se intendono investire nel progetto. Ci vogliono soldi. Abbiamo parlato con molte persone e anche con diversi mediatori. Non sappiamo chi sia questa signora, ma bisogna dire che in una trattativa del genere spesso di cerca di capire chi si ha davanti e di conseguenza si provoca l’interlocutore per vedere fino a dove si spinge. Un bluff, come quando si gioca a poker».

 

Argomenti:rifiuti

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova