Camion truccati per andare più lontano
Gli autisti a Padova per farsi installare il congegno, che costa 2.600 euro, capace di far risultare soste mai avvenute e quindi di dimostrare che l'autista ha rispettato le norme di legge. Coinvolte due officine della città. Un centinaio i Tir finora controllati

PADOVA. Aperta dal sostituto procuratore Sergio Dini l’inchiesta sui cronotachigrafi truccati. Un dispositivo piazzato sui camion, infatti, è in grado di far risultare come avvenute le previste soste defatiganti dei conducenti, in realtà mai attuate. Per i soldi si fa questo e altro. Il congegno che attiva o disattiva alla bisogna il tracciato dinamico del movimento dei mezzi aveva a Padova due riferimenti: il Centro riparazione strumentale (Crs) di via Grecia 2, e Lubrimatic, via IX Strada 39, con annessa concessionaria della Daf.
Le indagini, tuttora in corso, sono coordinate dal comando di polizia giudiziaria compartimentale della Polstrada padovana diretto dal comandante Michele La Fortezza. Su un centinaio di camion finora controllati, molti avevano in dotazione quel congegno «furbo», il cui costo commerciale è di 2.600 euro. Nel corso di perquisizione avvenute alla Lubrimatic e alla Crs è stato acquisito l’elenco dei vari clienti che qui si erano rivolti per avere quella «macchinetta». Clienti provenienti dal Nord-Italia, Veneto e Lombardia in particolare. Le indagini sono comunque suscettibili di ulteriori sviluppi. Anche perché hanno fatto il loro ingresso nei Tir altri e più sofisticati apparati idonei ad alterare i dati del cronotachigrafo. Durante gli ultimi controlli si è scoperto che il congegno «imbroglione», composto da un tondino di ferro lungo una ventina di centimetri, disattiva la «scatola nera» tramite Sim-Card.
L’ipotesi di reato riguarda l’«alterazione strumentale a tutela dei lavoratori», dal momento che le mancate soste dei camionisti comportano uno stress psicofisico che alla lunga può provocare riflessi negativi non solo ai conducenti ma anche agli altri utenti della strada.
L’imbroglio viene a galla sei mesi fa a Livorno, quando una «pantera» della polstrada ferma un camionista straniero per un controllo. Si scopre che il cronotachigrafo del Tir da lui condotto è collegato ad un congegno (delle dimensioni di un cetriolo) che agisce modificando i dati della «scatola nera». Spiega che l’apparato è stato montato da una ditta padovana. L’inchiesta viene pertanto trasferita a Padova per competenza territoriale. E scoppia il caso, ad indicare il cinismo di un certo tipo d’imprenditoria nello sfruttare la manodopera, costringendola a percorrere diverse centinaia di chilometri al giorno senza riposi di sorta.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video