Campane mai prima delle 7: il Patriarca detta nuove regole

VENEZIA. Nuove regole per gli scampanii in tutto il territorio comunale di Venezia. Come promesso, il patriarca Francesco Moraglia ha emanato un decreto che fissa disposizioni su orari e durata, intensità e modalità del suono delle campane nelle chiese; le nuove regole, cui dovranno d’ora in poi attenersi tutti i parroci, entreranno in vigore a partire da domenica 24 giugno. I sacerdoti, in questi mesi un po' in difficoltà, tirano un sospiro di sollievo.
Tutto è cominciato a marzo di quest’anno, quando l’Arpav ha sanzionato la parrocchia di San Pietro Orseolo di viale don Sturzo su sollecitazione dell’esposto di un abitante ossessionato dallo scampanio, registrando effettivamente il superamento dei limiti. La polemica succeduta al controllo Arpav, ha fatto emergere un gap non da poco: la Conferenza Episcopale Italiana in un’apposita circolare del 2002, aveva affrontato il tema della regolamentazione del suono delle campane, invitando i vescovi a fare altrettanto.
La Chiesa veneziana, però, ne aveva finora fatto a meno. L’unica fonte giuridica era rintracciabile in un articolo del Sinodo Diocesano del 1957 e in una circolare risalente al 1961. Ma i tempi cambiano, così come le strumentazioni in possesso dei sacerdoti.Il nuovo regolamento, dopo aver ribadito che l’uso delle campane rientra nell’ambito della libertà religiosa, dice chiaro che il suono è consentito nei giorni feriali dalle 7 alle 21.30 e nei giorni festivi dalle 8 alle 21.30. Centrale però, la precisazione in riferimento alla durata e all’intensità del suono, che devono essere ispirati a “criteri di moderazione” ponendo attenzione al contesto ambientale in cui l’edificio di culto è inserito. Insomma, il decreto tutela chi abita all’ombra del campanile, da eventuali eccessi o slanci “musical-spirituali” di qualche prete che potrebbe farsi prendere la mano dal mezzo. Non solo: si stabilisce che la durata del suono effettivo per l’avviso delle celebrazioni liturgiche feriali e festive non deve mai superare i 3 minuti: altra nota non di poco conto, perché fermarsi a tre minuti, significa anche moderare la forza dello scampanio.
«Con questo decreto», spiega il moderator curiae don Danilo Barlese, «abbiamo dimostrato di avere colto il nocciolo della questione, che è l’attenzione reciproca tra le parti in gioco. Abbiamo posto dei criteri da rispettare, pur sottolineando l’importanza dell’identità del suono che non può essere messo in discussione. La richiesta che ci è pervenuta mediante le segnalazioni», prosegue, «è stata recepita, inoltre le disposizioni cui ci si rifaceva erano obsolete. Se ci sono disagi che vanno o andranno al di là di quanto è scritto, si valuterà caso per caso, ma dal censimento effettuato, non è stato riferito di particolari situazioni».
Un esempio. Il suono è consentito fino alle 21.30, ma non accade quasi mai: «Non si suona per sport, ma ci sono chiese anche a Venezia, dove è usanza alle 21 eseguire il rintocco in ricordo dei morti. Il limite della durata è stato posto a 3 minuti, perché è legato alla grandezza della campana: se è grande non la si può fermare prima di tre minuti».
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