Campi solari, effetto-domino «Siamo molto preoccupati»

VENEZIA
I 50 ettari di parco fotovoltaico a Loreo, a pochi metri dal Po, possono essere un detonatore. L’ok della Conferenza dei servizi regionale al progetto della Marco Polo Solar 2, rischia di essere seguito, infatti, da un’identica iniziativa (altri 50 ettari) attorno alla città di Rovigo. Coldiretti Veneto alza l’asticella sul domino che l’autorizzazione del parco fotovoltaico vicino al Parco Delta del Po può innescare. «Se necessario tappezzeremo il centro storico di Rovigo di striscioni» ha spiegato ieri il presidente della Coldiretti locale, e vice dell’associazione regionale, Carlo Salvan.
Ieri è apparso il primo striscione sulla facciata della sede provinciale dell’associazione: “No fotovoltaico su suolo agricolo”. «È un modo per sensibilizzare i cittadini su quanto sta succedendo nella vicina campagna polesana» ha proseguito Salvan. «La nostra è una protesta civica che vuole coinvolgere tutti i fruitori della bellezza del paesaggio rurale, essendo quello polesano uno dei pochi rimasti in Veneto. Siamo preoccupati perché giacciono negli uffici della Regione altri progetti che riguardano tutto il territorio veneto e che interessano ulteriori 200 ettari oltre ai 671 già consumati per fare posto ai parchi solari su suolo agricolo».
Secondo i dati del Gestore dei servizi energetici (Gse) il 24,3% della potenza fotovoltaica installata in regione (1.625 megawatt) è rappresentata dal fotovoltaico a terra. A Palazzo Balbi e al presidente della giunta veneta Luca Zaia, il possibile rischio di un allargamento a macchia d’olio delle superfici fotovoltaiche a terra non sfugge ed è per questo che già a luglio 2020 l’assessore regionale al Territorio, Cristiano Corazzari, annunciava che «nel rispetto dell’ambiente e nella consapevolezza che il terreno agricolo è un bene prezioso per le sue potenzialità produttive e per il valore paesaggistico che esprime» la Regione stava lavorando a una specifica proposta di legge per limitare alle aree dismesse e non agricole quelle idonee all’installazione di pannelli solari a terra. Solo un mese fa, però, il progetto di legge numero 41 “Individuazione delle aree inidonee e idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra” firmato da Roberto Bet (Zaia Presidente), Alberto Villanova (Zaia Presidente) e Joe Formaggio (Fratelli d’Italia) è stato presentato alla presidenza del Consiglio regionale e assegnato alla seconda commissione consiliare. Stop.
Ora la Regione, dopo l’ok con prescrizioni della Conferenza dei servizi, è chiamata a dare il via libera definitivo entro il 12 aprile. «Non esiste la possibilità di stravolgere l’iter che ha portato al via libera con prescrizioni dato dalla Conferenza al progetto di Loreo» ha già detto Corazzari al riguardo, «ma proprio per non trovarci in futuro ancora con le mani legate ci stiamo dotando di una legge che contempli per i futuri impianti le necessarie valutazioni di natura ambientale, paesaggistica, economica e sociale, escludendo la possibilità di realizzare mega parchi fotovoltaici sul suolo agricolo».
In attesa della legge, quindi, Loreo va avanti. «Siamo molto preoccupati dal proliferare di questi parchi» sottolinea Vincenzo Tinè, soprintendente di Verona, Rovigo e Vicenza. «Nel caso di Loreo ci siamo espressi, nel limite delle nostre competenze, condizionando pesantemente il progetto. È uscita dal perimetro un’area tutelata e sono state prescritte delle mascherature per rendere l’opera non visibile dall’area tutelata. Inoltre l’apertura del cantiere dovrà essere preceduta da un’indagine archeologica. Ma il progettista ha accettato tutte le prescrizioni, ora vigileremo sulla realizzazione. Faremo sempre e comunque il massimo possibile per condizionare queste opere perché risultano molto impattanti e in aree di rilievo paesaggistico. Certo sarebbe bello che Regione e Stato precedessero queste iniziative, individuando le zone dove possono essere realizzate». Ma così oggi non è. —
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