Caso Boffo, la confessione di Feltri «Fu Sallusti a garantire sul dossier»

IL CASO
Volano gli stracci a “Libero”, il quotidiano, pilotato da Alessandro Sallusti, di cui Vittorio Feltri è direttore editore. «Anch’io a “Libero” - ha cinguettato Feltri giovedì - sono considerato un peso morto. A Sallusti, che ho assunto tre volte, sto sul gozzo. La gratitudine è il sentimento della vigilia. Mi aspetto il benservito con calma olimpica». E in questo clima da separati in... redazione, spuntano episodi del passato.
Stimolato da Antonello Caporale de Il Fatto Quotidiano, Feltri ha ricordato infatti la vicenda del “Metodo Boffo”, la “macchina del fango” azionata tra agosto e settembre 2009, sulle colonne del “Giornale”, ai danni del giornalista trevigiano Dino Boffo, all’epoca direttore del quotidiano cattolico “Avvenire”. «Lui (Sallusti, ndr) - ricorda Feltri - è il condirettore, viene da me e mi dice: abbiamo questo documento su Boffo. Gli faccio: siete sicuri? Hai controllato? Mi fa: certo, tutto a posto. Risultato: l’Ordine mi appioppa sei mesi di sospensione, oltre tutto il casino che ne viene. E lui ancora a dirmi: guarda che Ruini è contentissimo». Ma Caporale eccepisce: «O forse era il cardinal Bertone?».
Certo, la saggezza popolare direbbe: ora Bertoldo si confessa ridendo. Ma la triste vicenda costò a Boffo la direzione di “Avvenire”. La “patacca”, pubblicata dal “Giornale” per screditare l’immagine del giornalista originario di Asolo, poi direttore di Tv2000 dal 2010 al 2014, venne confutata anche dal gip di Terni.
Nel frattempo è passata tanta acqua sotto i ponti, ma Dino Boffo non ha dimenticato. Ieri mattina ha postato l’intervista a Feltri sulla sua pagina Fb con un commento assai netto: «Senza parole. Dal Fatto Quotidiano di oggi, dodici anni dopo il “famoso” caso Boffo. Naturalmente che le cose stessero così lo si sapeva da sempre, eppure impressiona scoprire evocato con tanta banale spavalderia un killeraggio mediatico che per alcune settimane sembrò fermare l’opinione pubblica. Ovvio che il cardinale di cui si parla non è Ruini, ma l’altro. Innominabile». Tante le attestazioni di solidarietà che sono state rivolte a Boffo. Come quella di don Davide Imeneo, consigliere della Federazione italiana settimanali cattolici: «Direttore più il tempo passa, più emerge la sua indiscussa statura». O come quella di Carlo Paris, già corrispondente Rai da Gerusalemme: «Caro Dino, quello che ti è stato fatto è una vergogna sulla quale la categoria dei giornalisti ha riflettuto troppo poco».
Feltri intanto ringrazia Caporale: «Devo solo aggiungere che l’ossessione per il denaro opprime solo chi è in bolletta. Non è il mio caso». —
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