Centro commerciale in Prato della ValleEcco il progetto per l'ex foro boario
Aprirà in luglio il cantiere per trasformare l’ex foro boario di Prato della Valle in un centro commerciale in miniatura con un bar-ristorante sulle terrazze panoramiche. Un progetto dell’architetto Marisa Macchietta. Probabile fine dei lavori nel 2012

Ricostruzione virtuale del foro boario in Prato della Valle
PADOVA. L’ex foro boario di Prato della Valle? Diventerà un centro commerciale in miniatura. Vetrine, negozi e un bar-ristorante sulle terrazze panoramiche con vista sull’Isola Memmia. Un progetto dell’architetto Marisa Macchietta. Cantieri da luglio.
Probabilmente non sarà pronto prima del 2012, assieme al relativo parcheggio interrato da 600 posti sotto piazza Rabin. Ma il progetto definitivo del nuovo frontone su Prato della Valle è già sul tavolo dell’assessore ai Lavori pubblici, Luisa Boldrin. E la società «Parcheggio immobiliare Prato della Valle», rappresentata dall’ingegnere Filippo Mazzei, sta già valutando le offerte «C’è un grande operatore interessato a un utilizzo globale della struttura - spiega Mazzei - Ma ci sono anche tanti operatori più piccoli, anche locali, interessati a un frazionamento».
Tanti piccoli negozi o un unico spazio multifunzione? Si saprà nei prossimi mesi. Di certo lo spazio cambierà volto, con l’aggiunta di «ampie vetrate e soppalchi negli spazi vuoti», spiega l’architetto Macchietto.
I metri quadri calpestabili passeranno da 1.985 a 2.171, cui bisogna giungere i circa mille metri quadri di terrazze. La cubatura, invece, si alzerà da 16.815 metri cubi a 19.141, soprattutto per l’aggiunta di un corpo in vetro sul lato di via Carducci. Saranno recuperati anche i sottotetti del secondo piano, un ulteriore spazio pubblico assieme alla sala da 200 posti (300 metri quadri), che sarà ceduta al Comune per 52 giorni all’anno.
Infine, prevista anche una lunga galleria, che unirà al primo piano i due corpi laterali dell’edificio, «una sorta di attraversamento, che di sera diventerà lanterna», spiega l’architetto. «Recuperiamo l’utilizzo pubblico dell’edificio, assieme all’idea di fabbrica jappelliana, come il Pedrocchi» conclude Boldrin.
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