C'erano una volta le linotype: il museo della Gazzetta di Mantova

MANTOVA. Un buon odore di carta e inchiostro. L’imponente linotype testimonia l’artificio di imprimere gli articoli su righe di piombo. Tre secoli e mezzo di cronache internazionali e vicende mantovane. Il museo sulla storia della Gazzetta di Mantova, il più antico giornale italiano tutt’oggi in edicola, attraversa un periodo di 355 anni afferrandone i fatti vicini e lontani. L’allestimento permanente si trova al primo piano del palazzo al civico 7 di piazza Mozzarelli a Mantova, odierna sede della redazione.

Dopo la mostra proposta nel 2014 per i 350 anni dalla nascita, un collezionista del posto donò la sua preziosa collana di gazzette del Seicento e Settecento, arricchendo in modo decisivo la collezione museale dedicata al giornale. L’incipit è affascinante: nel 1664 gli editori-tipografi Guglielmo Pietro e Federico Osanna ricevettero dal duca Carlo II di Gonzaga il privilegio di dare alle stampe i fogli di avvisi, le gazzette appunto, che non avevano titolo ma solo numero d’ordine, data e indicazione della città. Bisognerà attendere il 12 agosto 1705 per la prima apparizione della testata, esplicitamente citata dal Supplimento della Gazzetta di Mantova.

Il numero più antico della pubblicazione giunto fino a noi risale invece al 27 novembre 1665 e a palazzo Mozzarelli ne è esposta una copia perfetta dell’originale conservato all’Archivio di Stato di Modena. Il Museo della Gazzetta di Mantova è uno dei tre musei dedicati alla storia dei quotidiani italiani, insieme a quello della Stampa e al museo della Libertà di Piacenza.

Passato e presente vanno a braccetto grazie al museo della Gazzetta di Mantova nella sede della redazione a palazzo Mozzarelli. «Vogliamo suscitare un’emozione e la cosa più straordinaria è la vocazione internazionale che il nostro giornale ha avuto nei secoli, con una visione che andava oltre l’Europa, come testimoniano i reportage da Costantinopoli, Stoccolma, San Pietroburgo», dice Paolo Boldrini, direttore della Gazzetta di Mantova.
Anno 1664. In Ungheria infuriava la battaglia di San Gottardo, in Francia Molière mandava in scena Il Tartufo, in Inghilterra Edmund Halley sognava di studiare le comete e Isaac Newton lavorava sul calcolo differenziale. E in Italia nasceva la Gazzetta di Mantova.
All’epoca cosa faceva notizia? «L’opposto di ciò che è oggi», risponde Boldrini, «la cronaca nera era ignorata, quella locale aveva poco spazio, era relegata nell’ultima colonna dell’ultima pagina del giornale di quattro fogli. Erano invece valorizzati gli avvenimenti bellici e i legami con la Città del Vaticano». Nella carrellata dei numeri del Novecento la Prima Guerra Mondiale, il bavaglio apposto dal fascismo, la nascita della Costituzione Italiana, le elezioni libere del 1948, l’inserto Almanacco degli anni Cinquanta con la raccolta di sagre locali, e il settimanale La donna Mantovana ideato poco dopo.
«Scegliere tra tantissimo materiale quello che doveva essere esposto è stato un lavoro difficile», prosegue Boldrini. Compaiono in prima pagina l’uomo sulla Luna nel 1969, i successi calcistici del Mantova nel 2005 e 2006 con l’uscita della Gazzetta di Mantova con la testata rossa.
«Il museo è aperto alle scuole, bambini e ragazzi nati nell’era del digitale sono incuriositi, soprattutto dalla parte tipografica, vogliono capire come si faceva il giornale» conclude Boldrini. E se è vero che nel passato è scritto un po’ del nostro presente, l’augurio è che diventino dei buoni lettori.
E infine, una curiosità: 1uando è stato il momento di scegliere, Paolo Boldrini, direttore della Gazzetta di Mantova, non ha avuto dubbi. Non si poteva non esporre il numero datato 24 novembre 1769 relativo al terremoto di Baghdad. Un pezzo asciutto di appena sei righe racconta in modo esemplare il disastroso sisma che devastò la città. «Rovesciate quattromila case» e nelle stesse ore una violentissima grandinata, sicché i sopravvissuti non sapevano se restare in casa, con il rischio che il tetto gli crollasse in testa, oppure uscire fuori ed esporsi alla tempesta. La notizia arrivò a cavallo e ci impiegò sei mesi prima di essere letta dai mantovani dal giorno in cui il terremoto avvenne: il 20 maggio 1769.

Museo della Gazzetta di Mantova
piazza Mozzarelli, 7 -Mantova
aperto da martedì a sabato dalle 9.30 alle 18.30
Ingresso libero
per informazioni e prenotazione delle visite di gruppo
0376. 303202 o 0376.3031
comune.mantova.gov.it
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