Chen, Singh e Hossain insidiano Rossi Bullo e Schiavon

Il nuovo studio nazionale presentato a Padova dall’Anci L’onomastica racconta la nuova Italia multietnica
Di Alberta Pierobon

PADOVA. Il signor Rossi resta l’italiano per antonomasia, al pari di monsieur Dupont in Francia, pur tallonato dai Russo che dal meridione hanno colonizzato il Nord. Ma è dalla provincia che parte la lunga marcia dei nuovi cognomi che compongono la nuova Italia: sono i signori Hu e Chen cinesi e l'indiano signor Singh (dal Punjab). Quest'ultimo – un dato eclatante – è il primo cognome in assoluto per diffusione in quel della popolosa Brescia, dove nella produttiva provincia i sikh sono numerosissimi (al lavoro nelle stalle e nelle campagne). Mentre i mister Hu a Milano sono al quarto posto, prima dei Brambilla, come dire che il gelato fritto ha scalzato il panetùn. La crescita dell'onomastica straniera interessa di più il Nord e alcune aree del Centro, anche e soprattutto nei Comuni più piccoli. L’esempio più significativo è Vicenza: in città non c'è traccia di cognomi stranieri tra i primi 100; ma a Montecchio Maggiore sono 11 i cognomi non italiani tra i 100 più numerosi, con Hossain (nome arabo, vuol dire buono, affascinante) tra i primi sei; ad Arzignano (concerie) i Singh sono il doppio dei Lovato e a San Bonifacio in testa è ancora Singh, cognome maschile di indiani e pakistani sikh, mentre il secondo è Kaur, cognome femminile sempre di indiane e pakistane sikh. Una particolarità che vale una digressione: nella stessa famiglia, va ai figli maschi il cognome Singh, leone; alle femmine Kaur, principessa. Come dire: uomo e donna.

Lo studio in questione è nuovissimo e inedito per metodologia e reperimento dati: si tratta di un'inchiesta sui cognomi più diffusi in Italia realizzata da Enzo Caffarelli, docente di Onomastica all'università Tor Vergata di Roma e pubblicata sull'ultimo numero della rivista dell'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) che ieri è stata presentata a palazzo Moroni dal medesimo Caffarelli con Danilo Moriero, direttore di “Anci Rivista” e il sindaco Flavio Zanonato che per l'Anci è responsabile per l'immigrazione.

È la prima volta che una ricerca sui cognomi viene realizzata sull'intera popolazione, grazie alla collaborazione delle Anagrafi dei Comuni, anziché solo sui titolari di abbonamenti telefonici che ora più che mai rappresenterebbero una percentuale minima di residenti. Un lavoro improbo e ricco, comprendente una legenda sul significato e la provenienza dei più diffusi cognomi stranieri.

A Padova i cognomi sono saldamente ancorati al localismo con gli Schiavon (sono 1366), i Rampazzo (818) e i Varotto (724) ai primi tre posti; solo al 113° posto arriva il signor Hu e al 130° il signor Chen; si passa poi al romeno Popa (173°) e al filippino Manalo (225°). In quel di Venezia resta il predominio dei Vianello (che vanta un primato in proporzione, preceduto solo dagli Esposito a Napoli) e degli Scarpa; in terza posizione Rossi, il cognome più diffuso in Italia. Tra i primi 100 fanno ingresso due cognomi stranieri: sempre loro, Hossain (40° posto) e Chen (69°). E avanzano i cognomi meridionali, in testa Russo, il più diffuso in tutto il meridione, così come Rossi è al primo posto nel Centro nord; ma i Russo avanzano, e la sedimentazione delle vecchie migrazioni interne e i nuovi arrivi li hanno portati ad essere al primo posto a Torino (scalzando gli storici Ferrero) e a Latina; a salire dal 46° al 14° posto a Trieste e dal 14° al 5° a Novara. Insomma, il vero cognome panitaliano.

A Treviso avanza un repertorio di cognomi molto caratterizzato, con abbondanza di nomi caratterizzati e rari (Brunello, Caldato, Cendron) e salgono parecchio i Moro e i Gatti.

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