Chiesti sei anni e otto mesi per Maniero accusato di maltrattamenti alla compagna

Carlo Mion / BRESCIA
Felice Maniero, il “boss” rimasto solo ora rischia più anni di carcere di quando si arrese, vendette la sua banda allo Stato, confessò una decina di omicidi e un’infinità di traffici vari.
Ieri a Brescia il pm che sostiene l’accusa contro “Faccia d’Angelo” per i maltrattamenti alla compagna Marta Bisello, ha chiesto per lui sei anni e otto mesi di carcere. Ma prima della richiesta pesante c’è stato un Maniero show con tanto di ricusazione del giudice. Sceneggiata che non rende certo felice il suo avvocato Luca Broli, che per amor di patria ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato e in subordine la derubricazione dei reati. L’accusa è di maltrattamenti fisici e psicologici sulla compagna.
Felice Maniero è in carcere a Voghera (Pavia) da ottobre scorso. L'ex boss del Brenta ha nominato un nuovo legale, l'avvocato Pietro Paolo Pettenadu, che affianca Luca Broli e che ha chiesto termini a difesa.
Maniero contestualmente, con atto redatto da lui stesso, ha chiesto la ricusazione del giudice Roberto Spanó che non ritiene più obiettivo in quanto nella precedente udienza, dopo che Maniero aveva abbandonato bruscamente il collegamento video dal carcere, avrebbe avanzato dubbi sulle capacità psichiche dell'ex boss della Mala del Brenta. Il giudice aveva paventato la possibilità, quindi, di sottoporre l’imputato a una perizia psichiatrica. Una decisione, tutto sommato, che poteva essere a favore della difesa. Da tempo, infatti, Maniero sostiene che soffre di depressione dovuta a vari fattori: dalla mancanza, o presunta tale, di soldi alla solitudine affettiva in cui è costretto per aver perso i rapporti familiari. Infatti ha rotto con la famiglia di Marta Bisello e con il figlio Alessandro avuto dalla sorella di Marta, Rossella. La donna morta in circostanze mai chiarite mentre saliva le scale di casa. Alessandro è stato allevato da Marta come fosse un figlio suo. Ora meno vede il padre, meglio sta. E di sicuro ha preso le parti della zia.
Da ricordare che la figlia avuta dalla prima compagna è morta suicida ad Ancona. Felicetto non parla nemmeno più con la sorella e la madre, dopo aver fatto finire in galera il cognato per una questione di soldi. L’uomo aveva riciclato denaro per conto di Maniero, ma se n’era tenuto un po’. Una scelta a cui erano contrari Marta e lo stesso figlio Alessandro.
Quattro anni fa Felice Maniero matura la vendetta in famiglia, decidendo di denunciare l’ex cognato Riccardo Di Cicco e la sorella Noretta, detta Loretta o Lory, insieme al broker fiorentino Michele Brotini, rei di essersi intascati i soldi che lui aveva a loro affidato per la sua vita da persona libera. Maniero non può più contare sugli introiti dell’impresa e i parenti non sono pronti a rispondere alle sue continue e pressanti pretese di contanti. Prendono tempo e lui allora si convince che lo vogliano fregare. Perde la testa, come del resto gli è capitato spesso, va in Procura a Venezia e racconta tutto. Spiega dove è il suo tesoro, o per lo meno gran parte, accumulato in alcune decenni di rapine, narcotraffici, furti, delitti e traffico di armi, senza scordare l’usura e il gioco d’azzardo.
A quel punto anche la madre Lucia Carrain prende le distanze dal figlio che ha sempre tanto amato. Il boss è solo e continua ad avere colpi d’ira: non vuole stare certo alle indicazioni degli avvocati, che anche in passato considerava poca cosa.
Anche ieri Maniero si è inizialmente collegato dal carcere, ma ha poi abbandonato spiegando di non voler assistere alla discussione che è seguita. Il presidente, infatti, ha inviato alla corte d’Appello la richiesta di Maniero, ma ha voluto continuare la discussione .
Il 4 giugno è prevista invece la sentenza. E questa volta difficilmente avrà sconti dalla Giustizia. —
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