Chiusi i negozi nei centri commerciali aperte le grandi strutture di vendita

VENEZIA

Se è un negozio all’interno di un centro commerciale, allora resti chiuso, mentre se è un locale a sé stante, saracinesche su. Fatta la legge, trovato l’inganno. Così, nel centro commerciale I giardini del Sole di Castelfranco, il negozio Benetton ieri e oggi è rimasto chiuso, aprendo regolarmente in piazza Indipendenza, a Treviso. Lo stesso è successo a Mestre: saracinesche giù nel punto vendita Calzedonia nel centro commerciale Nave de vero, su invece in piazza Ferretto. Ma a risentirne sono anche le librerie. Per questo ieri, su Facebook, la Feltrinelli di Padova ricordava i suoi orari: dal lunedì alla domenica in via San Francesco (in pieno centro), dal lunedì al venerdì al centro commerciale Giotto.

Ma, sempre rimanendo a Padova, c’è anche chi ha fatto un po’ di confusione. Come Euronics Bruno, di via San Marco che, dando appuntamento ai clienti dal lunedì alla domenica, precisa: «Noi vendiamo beni e servizi di prima necessità per i quali, nel rispetto della normativa vigente, è consentito lo spostamento tra i Comuni» si legge sulla pagina Facebook del punto vendita padovano. «Scegli il negozio Bruno Euronics più vicino alla tua residenza o domicilio e vienici a trovare, se è il modo per acquistare il bene essenziale di cui hai necessità. Ti ricordiamo di portare con te l’autocertificazione, inserendo “Acquisto beni di prima necessità”». Evidentemente un post scritto per i punti vendita su tutto il territorio nazionale, senza considerare la suddivisione delle regioni italiane in tre zone, dalle diverse regole.

Per il Veneto, zona gialla, la possibilità di spostarsi liberamente di comune in comune, senza necessità di autocertificazione. In tutto questo c’è chi cerca di sconfiggere la crisi con delle belle offerte. Come 5B calzature, a Gambellara, nel Vicentino: «Domenica apertura straordinaria. E, con l’occasione, week-end con il 20% di sconto su tutta la collezione Skechers».

Ma dei colossi come l’outlet di Noventa sono stati costretti a chiudere. Intanto impazza la polemica a partire da chi è stato costretto a chiudere, senza il “salvagente” di un secondo negozio. «È sicuramente una situazione anomala» sottolinea Patrizio Bertin, presidente regionale di Confcommercio. «Non capisco perché i centri commerciali debbano rimanere chiusi, mentre l’Ikea di Padova può aprire liberamente. Se il problema è l’assembramento, è sufficiente regolamentare i flussi e rendere le regole più severe. Ma non condivido questa scelta. O si decide di chiudere tutti i negozi, o di tenerli tutti aperti. Quello che posso dire con certezza è che, contrariamente ad altre regioni, in Veneto non ci sono stati dei “furbetti” che si sono ribellati alle decisioni del Governo».

Ora bisognerà vedere se dalla lista dei “furbetti” potranno essere inseriti anche i titolari di negozi già presenti nei centri commerciali. —



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