Città della Speranza al bivio: l'addio del medico fondatore
PADOVA. L’addio è stato silenzioso, com’è nello stile di Stefano Bellon, allergico tanto ai riflettori, quanto alle polemiche. Eppure la sua decisione di lasciare la Fondazione Città della Speranza e la Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica a causa della «trasformazione degli “intenti originari», ha la forza dirompente di un terremoto.
Perché Bellon non è stato solo uno dei padri fondatori insieme all’imprenditore vicentino Franco Masello, ma anche una delle anime di quello straordinario e ambizioso progetto collettivo nato nel ’94 con l’obiettivo di sostenere la lotta contro i tumori pediatrici. Grande tessitore di rapporti (suoi i contatti col Comune di Padova che fece da mediatore nell’acquisizione del terreno), abile ideatore e organizzatore di eventi benefici (dalla Run for Children alla Swim for Children), generoso sostenitore delle molteplici iniziative, il medico padovano è stato uno dei motori, il regista, della Fondazione e dell’Irp. Per questo la sua decisione di andarsene, e soprattutto le parole usate per lasciare, scuotono nel profondo la Città della Speranza.
La comunicazione di Bellon risale al 13 ottobre scorso, ma né lui, né nessun altro all’interno della Fondazione e dell’Istituto, ha divulgato la notizia. Il medico ha scritto due lettere, una al presidente della Fondazione Città della Speranza Franco Masello e l’altra al presidente della Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Andrea Camporese: con la prima rassegna le dimissioni da consigliere, con la seconda rimette il mandato da direttore generale.
In entrambe il medico parla di profonda trasformazione degli intenti originari e spiega di non condividere più né il percorso intrapreso, né le modalità di attuazione.
«La profonda trasformazione, rispetto ai comuni intenti originari, che ormai da qualche tempo ha avviato la Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, il percorso intrapreso e le relative modalità di attuazione non trovano più la mia partecipazione e condivisione», si legge nella nota di congedo dall’Irp. Il medico non nasconde né il dolore per tale scelta, né l’ineluttabilità della stessa: «Con sofferta ma ferma decisione e con effetto immediato rimetto il mandato di direttore generale della Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza e rassegno le mie dimissioni da consigliere della Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza».
Dello stesso tenore quella indirizzata a Masello: «Egregio signor Masello, la profonda trasformazione che da qualche tempo vede coinvolta la Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, il percorso recentemente intrapreso e le relative modalità di attuazione, non trovano, più, la mia partecipazione e condivisione. Con sofferta ma ferma decisione rassegno le mie dimissioni da consigliere della Fondazione Città della Speranza con effetto immediato». L’ultima riga è per i ringraziamenti: ai membri del consiglio direttivo, ai revisiori dei conti, «ma soprattutto ai volontari che insieme a me hanno condiviso, sin dal lontano 1993, un entusiasmante percorso di Vita».
Ma cosa ha motivato questa scelta tanto dolorosa quanto drastica? Quali sono le trasformazioni in atto che modificano gli intenti originari dell’Irp a cui Bellon fa riferimento?
Da tempo, dentro l’Istituto, si confrontano, anche duramente, due diverse posizioni: c’è chi vuole mantenere stretti i legami con i principi fondatori, quelli per cui la ricerca era finalizzata allo sviluppo delle conoscenze in materia di oncoematologia pediatrica e chi punta ad allargare il campo, guardando anche ad attività commerciali. Una diversità di vedute che si rifletterebbe sulla variazione dello Statuto in corso in questi mesi; la nuova “Costituzione” con la revisione degli organi della Fondazione e delle modalità di funzionamento degli stessi, la scomparsa del presidente, l’affermazione della figura dell’amministratore delegato, la previsione di un “delegato” del rettore nel Cda al posto del rettore stesso, modificherebbero - secondo alcuni - in modo sostanziale la fisionomia dell’Istituto con una perdita di quella vocazione “pubblica” e di quella collegialità su cui esso si fondava. Di fronte a questa trasformazione Bellon ha scelto di andarsene; le sue dimissioni sono state accettate. Eppure solo due anni e mezzo fa, nel libro dedicato ai 20 anni della Città della Speranza, Masello scriveva di lui: «Una vera e propria macchina da guerra, una persona che quando decide qualcosa, non solo riesce a farla ma trascina tutti con sè. I Guinness World Records, la Maratona del Santo, il Gusto per la Ricerca, il terreno su cui sorge la Torre, sono tutte cose che vedono lui come protagonista, senza riflettori. È sicuramente una persona senza la quale la Fondazione non sarebbe quello che è».
Masello al momento non vuole commentare l’uscita di Bellon, ma assicura che la variazione dello Statuto serve a restituire all’Irp la sua funzione originaria, quella della ricerca, liberandolo dalle pastoie burocratiche: «Un istituto di ricerca si deve occupare solo di ricerca e non di tutta la componente burocratica che prima l’attorniava. La variazione è stata approvata da tutti, anche dalla Regione. Nessun ridimensionamento dell’Università, anzi c’è un suo maggior coinvolgimento».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova