Città metropolitana, Venezia avanti da sola
VENEZIA. La PaTreVe? Se ne parla da vent’anni come il Sfmr (la metropolitana di superficie) e quando sembrava giunta al traguardo, ha subito lo sgambetto di Pdl e Lega che stanno tentando di affossare il decreto legge 185 del governo che accorpa da 86 a 51 le Province. In questo grande marasma c’è una sola certezza: la Città metropolitana di Venezia va avanti. Da sola. Senza Padova e i comuni che hanno già votato il processo di aggregazione, previsto dall’articolo 133 della Costituzione. E la crisi di governo con le annunciate dimissioni di Monti, appena approvata la legge di stabilità? Non inciderà. Pesa invece il «no» della Lega che anche ieri con il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo ha ribadito le profonde perplessità: tocca alla Regione governare l’area vasta del Veneto. Senza conflitti con autorità intermedie. Tutto bloccato per altri vent’anni? No, per fortuna. «Per noi non cambia nulla, anche se sono molto deluso dai pessimi segnali che arrivano dal Senato, qui si torna indietro», dice il sindaco Giorgio Orsoni, al convegno promosso da Fondazione Venezia 2000, aperto dal professor Marino Folin. «La legge 135 va avanti e quindi da gennaio tutti i comuni della nostra provincia entreranno a far parte della Città metropolitana di Venezia, si tratta solo di rivedere il sistema elettorale. Mi dispiace che la decadenza del decreto del governo tolga a Padova la possibilità di aggregarsi a Venezia, secondo quanto previsto dalla Costituzione. E finalmente a questo convegno c’è anche il sindaco di Treviso, che condivide l’idea di una governance moderna del territorio per facilitare i grandi investimenti. Non dobbiamo avere paura di aggregarci, ce lo impone l’Ue. Venezia è appena entrata nel Club 40 che annovera le aree metropolitane più importanti del pianeta: si va da New York a Vancouver. Ecco, noi con i nostri 60 mila abitanti siamo un moscerino e per questo intendiamo favorire la nascita della PaTreVe, l’aggregazione con Venezia e Treviso. Il 5% dei fondi strutturali del bilancio Ue verranno destinati alle aree metropolitane e il governo ne dovrà tenere conto», ha detto Orsoni.
Al suo fianco si è schierato Flavio Zanonato. «Il caos istituzionale delle Province non può fermare la nascita della PaTreVe, il cui primo atto costitutivo risale a dieci anni fa e porta la firma degli allora sindaci di Padova Giustina Destro e di Venezia Paolo Costa. Io ho rimesso in moto il percorso sulla base dell’articolo 133 della Costituzione perché l’area metropolitana esiste già e deve trovare un governo. Padova vuole entrare nel «condominio metropolitano» a tre torri: non ci deve separare l’ideologia ma unire il pragmatismo amministrativo. Trasporti pubblici da potenziare, Sfmr da far decollare e Interporti da razionalizzare: Padova ne ha uno tra i più grandi d’Europa e non capisco perché Venezia ne voglia fare un altro dentro al porto» ha detto Zanonato.
Chi frena invece è Francesca Zaccariotto: «Il processo avviato dal sindaco di Padova non è corretto e toglie molte prerogative alla Regione», ha detto la presidente della Provincia di Venezia, «anzi si tratta di un’intrusione perché la legge 135 ha già fissato i confini». E altrettante perplessità le ha manifestate Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso. «Non ho nessuna intenzione di avviare la procedura prevista dall’articolo 133 della Costituzione perché mancano pochi mesi alla scadenza del mio mandato. La PaTreVe esiste nei fatti, come pure l’area metropolitana di Verona, Vicenza e Rovigo ma credo vada rispettato il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Il mito di Venezia capitale del Nord è stato rispolverato dalla Lega ma non possiamo tornare sudditi della Serenissina e dire servo vostro e paron. I patti si fanno su parità e se la PaTreVe ci fosse stata imposta da Roma avremmo varcato il Po con le bandiere», ha detto Gobbo. E la PaTreVe? Per fortuna va avanti. Senza la politica.
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