Cognomi e mestieri dei veneti, da Sartor a Favaro

Barbiero (da barbiere), Favero (da fabbro), Muraro (da muratore), Marangon (da falegname), Sartor (da sarto)...
Il libro "Sercar cognomi e conossar mestieri dei veneti" è realizzato da Walter Basso di Camposampiero e edito da Editoriale Programma: è in vendita con il nostro giornale sino al 5 ottobre 2016, al prezzo di 8,80 euro oltre al quotidiano.
Scrive l'autore Walter Basso nella prefazione del libro:
"I cognomi, che in Italia sono circa 350 000, derivano molto spesso da nomi di persona, vezzeggiativi, soprannomi, situazioni, provenienze, mestieri.."
Io in questo piccolo lavoro ho deciso di analizzare e spiegare in modo semplice, anche con aneddoti e curiosità, alcuni cognomi veneti che derivano chiaramente da lavori.
Alcuni (i lavori, intendo) ancora in voga, altri completamente ingoiati dal progresso che avanza come un rullo compressore. Ho anche inserito delle interviste a persone che in qualche modo hanno un legame tra il cognome (in qualche caso il soprannome) e l’attività che svolgono.

Naturalmente non sempre ciò è stato possibile, e allora ho intervistato qualcuno che ancora oggi svolge quella particolare professione che ormai è in via di estinzione. Ma quando anche questa via non ha dato risultati l’intervista non c’è proprio.
Certamente questa mia opera, nella quale mi ha gentilmente dato una mano l’amico scrittore e giornalista Luigi Nardo, soprattutto per la parte riguardante i proverbi, i modi di dire e l’etimologia, non è una grande cosa, ma un piccolo tassello che, inserito nel mosaico di tante e magari più importanti opere, può regalare ancora una salutare boccata di ossigeno alla nostra cultura ormai giacente in stato di coma irreversibile in poche nostalgiche memorie..."
Continua l'autore
"Nei tempi “de Marco Caco” (perifrasi veneta che sta a significare “in tempi lontanissimi”) era presente solo il nome, ma già negli ultimi secoli della Repubblica presso i Romani c’era l’uso dei tre nomi, “tria nomina”. Esempio: Marco Fulvio Nobiliare.
Dove Marco è il “praenomen” o nome individuale, Fulvio è il “nomen” della “gens” d’appartenenza, in questo caso la “gens Fulvia”, e Nobiliare è il “cognomen”, all’origine più che altro soprannome per distinguere le varie omonimie.
In alcuni casi si aggiungeva anche un quarto nome, o nuovo cognome, detto “agnomen” per ottenere un’ancora più chiara distinzione tra le persone. Naturalmente, in particolare tra i nobili, c’erano i soliti esagerati che aggiungevano a proprio piacimento altri nomi e cognomi, ottenendo così liste lunghissime.

Verso il V secolo il sistema però si semplifica. Si restringe la distinzione tra “nomen e “cognomen” e arrivano i “supernomia” o “signa”: sono nomi unici, non ereditati e dal significato chiaro e subito comprensibile… Esempio: “Costantius”. Caduto l’impero, si torna a un solo nome, con vezzeggiativo nell’ambito familiare, accompagnato da qualcosa che allude alle caratteristiche della persona o al luogo di provenienza o ancora alla paternità.
Con l’arrivo del Cristianesimo nascono nuovi nomi che vanno ad aggiungersi a quelli pagani, poi con le invasioni barbariche ne arrivano altri e la scelta diventa quindi molto vasta, e non è difficile trovare il modo per distinguere un Deogratias da un Adelpertus.
È nel secolo XI che la possibilità di formare nuove combinazioni inizia a scarseggiare: la popolazione aumenta sempre di più e i nomi che girano iniziano a ripetersi, tanto che diventa problematico distinguere una persona da un’altra (un po’ come succede oggi con i cinesi!).
I cognomi dapprima sono appannaggio delle famiglie ricche, ma già dal 1200 a Venezia e, nel secolo a venire, in altre aree, anche se con qualche resistenza e ritardo, l’uso si estende agli strati meno abbienti della popolazione.
È però con il Concilio di Trento del 1564 che per i parroci diventa obbligatorio tenere un registro dei battesimi con nome e cognome, anche per evitare matrimoni tra consanguinei. Il soprannome, o secondo nome, a questo punto diventa ereditario. I cognomi, che in Italia sono circa 350.000, derivano quindi da nomi di persona, vezzeggiativi, soprannomi, situazioni, provenienza, mestieri.
L’autore
Walter Basso, nato e residente a Camposampiero (PD), è giornalista pubblicista e autore in quindici anni di circa sessanta pubblicazioni principalmente in lingua veneta di cui una trentina umoristiche. Ha collaborato con il giornalista e autore Dino Durante ed altri autori locali. Ha pubblicato quattro dizionari trattanti la lingua veneta (due con Durante e uno in campo nazionale per la Vallardi giunto alla terza edizione).
È autore di diversi spettacoli teatrali sia di teatro (reading) che di cabaret, di testi per programmi televisivi e radiofonici. Collabora con diverse testate tra le quali La Sganassada, gestisce la casa editrice Scantabauchi srl - Centro di Cultura Veneta e da nove stagioni collabora come segnalatore e attore al programma satirico Striscia la Notizia, affiancando all’occasione l’amico inviato Moreno Morello.
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