Coltellata alla gola per ottomila euro

Omicidio volontario aggravato dai futili motivi. È questa, al momento, l’accusa che la pm Francesca Crupi muove a Silvano Maritan, il pluripregiudicato sandonatese tornato in carcere domenica notte, dopo che con un colpo di coltello alla gola ha ucciso al culmine di una lite il compagno della sua ex, il 53enne Alessandro Lovisetto, nella centralissima piazza Indipendenza. L’omicidio è avvenuto sotto gli occhi di numerosi testimoni che avevano chiamato il 112 già prima che la tragedia si compisse, quando l’alterco tra i due si era fatto acceso, erano volati pugni e spintoni. Poi Maritan aveva tirato fuori il suo coltello a serramanico con lama di 21 centimetri e aveva colpito al volto e al collo Lovisetto, uccidendolo.
L’inchiesta. Dopo aver chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee, subito dopo l’arresto, Maritan è invece rimasto zitto davanti alla pm Crupi: se vorrà dire qualcosa in merito al delitto, lo potrà fare domani, quando è in programma l’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice per le indagini preliminari Roberta Marchiori, alla presenza degli avvocati difensori Giovanni Belsito e Giovanni Gentilini. Nel frattempo, sarà anche eseguita l’autopsia sul corpo della vittima, che la Procura ha affidato ai medici legali Silvano Zancaner e Cristina Mazzarollo.
La ricostruzione. L’incontro tra Lovisetto e “il presidente” - come Felice Maniero chiamava il suo ex alleato, che all’epoca della mala del Brenta controllava il traffico di droga nel Veneto Orientale - è avvenuto domenica sera, intorno alle 19.30, nel pieno centro cittadino, lungo corso Trentin. Maritan era arrivato in città poco prima, accompagnato da un parente, perché non ha la patente: gli è stata ritirata da tempo.
Le minacce alla ex. Maritan era in regime si sorveglianza speciale. In carcere dal 1991 per i suoi trascorsi nella mala del Brenta nella primavera del 2016 aveva lasciato il carcere, in libertà vigilata. Pochi mesi, e quest’estate è tornato in cella. A denunciarlo la sua ex, L.M., che si era rivolta ai carabinieri raccontando di essere stata minacciata da lui, proprio con un coltello. Per quell’episodio, Maritan si era difeso sostenendo di aver rivendicato il pagamento di 8 mila euro “suoi”. Questione di soldi, dunque, e non di gelosia. Tant’è, dopo un mese in cella, è tornato un uomo libero per fine pena, pur se sottoposto a misure di sorveglianza speciale.
L’incontro fatale. Così, domenica, l’ex boss aveva deciso di fare un giro in città. Davanti alla banca, l'incontro con l’ex compagna. I due iniziano a parlare: poco distante, Alessandro Lovisetto, di San Donà, qualche precedente per reati contro il patrimonio. La donna e Maritan si parlano, c’è tensione. Poi lei si allontana per raggiungere il compagno. «Adesso ci parlo io», dice Lovisetto, raggiungendo Maritan. E la situazione precipita.
La lite, il delitto.Inizia uno scambio di contumelie, poi spintoni violenti. Un pugno colpisce Maritan, che cade a terra. Maritan si alza quasi di scatto e a quel punto estrae il coltello che aveva in tasca. Il primo colpo raggiunge Lovisetto allo zigomo, poi un secondo fendente, fatale, al collo, poco sotto l’orecchio. Prima corre in preda alla paura, poi dopo qualche decina di metri si trascina, grondante sangue, fino all’uscita che dà sul parco Agorà dove si accascia, morto.
La difesa. «Sono stato aggredito», la versione di Maritan.
Roberta De Rossi
Giovanni Cagnassi
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