Comune di Eraclea, il destino appeso a un filo

Giovedì la Commissione d’Accesso porterà la relazione al Prefetto, entro 45 giorni la decisione del ministro se scioglierlo
Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto
Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto
VENEZIA. Lo Stato sta per chiudere i primi conti con il Comune di Eraclea dopo l’arresto per mafia del sindaco Mirco Mestre. Giovedì la Commissione di Accesso nominata dal Prefetto Vittorio Zappalorto e che ha visionato tutta l’attività del Comune, dagli appalti alle delibere di giunta, dai documenti consiliari agli incarichi, per verificare eventuali decisioni prese per agevolare il clan Donadio, come dire “i casalesi di Eraclea”, depositerà la sua relazione finale.
Entro 45 giorni dal deposito delle conclusioni della Commissione d’Accesso che, a tutti gli effetti, ha il potere di una commissione d’indagine, il Prefetto, sentito il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica competente per territorio, invia al Ministro dell’Interno una relazione nella quale si dà conto dell’eventuale sussistenza degli elementi che possa no portare allo scioglimento del Comune per mafia. Nella relazione, il Prefetto potrà allegare gli appalti, i contratti e i servizi interessati dai fenomeni di compromissione o interferenza con la criminalità organizzata o comunque “connotati da condizionamenti o da una condotta antigiuridica”.
 
Entro la prima metà di dicembre si saprà se Vittorio Zappalorto chiederà lo scioglimento del Comune di Eraclea per infiltrazioni mafiose. Decisione che comunque dovrà essere presa dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Se fosse così, sarebbe la prima volta per un Comune del Veneto.
 
La Commissione di A ccesso ha incontrato, inizialmente, difficoltà nell’accedere ad atti e documenti. Situazione che fecero dire, a più persone che c’era un clima di omertà in paese. Su questo l’onorevole del Pd e componente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Pellicani ha pure presentato una interrogazione al ministro dell’Interno di allora Matteo Salvini. Interrogazione a cui non è mai stata data una risposta.
Il Prefetto Zappalorto, pur non entrando nel merito della questione, parlò di difficoltà. Queste difficoltà insieme alla montagna di atti da controllare ha fatto sì che la Commissione, dopo i primi tre, mesi come stabilito dalla legge, chiese una proroga di altri tre mesi per terminare il lavoro. In questi mesi sono stati sentite diverse persone e visionato migliaia di documenti, interni ed esterni al Comune. Atti che possono dare adito a scelte pilotate dall’esterno a favore degli interessi di qualcuno. —
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