Coraggio Italia, quadrumvirato alla guida Brugnaro presidente, Marin fra i tre vice

IL NUOVO PARTITO
Il partito è ufficialmente nato, la sfida lanciata e l’obiettivo fissato ambizioso (20% dei consensi in Italia). Ieri mattina, dopo una fase costituente durata 50 giorni, Coraggio Italia è diventato a tutti gli effetti un partito. Il battesimo formale si è tenuto davanti a un notaio dove sono stati sottoscritti l’atto costitutivo, lo statuto, il codice etico, la carta dei valori e il programma.
Definiti anche i ruoli. La guida politica sarà in capo al comitato di presidenza: un quadrumvirato formato da Luigi Brugnaro (presidente del partito), Giovanni Toti (vicepresidente vicario), Gaetano Quagliariello e Marco Marin (vicepresidenti), ai cui lavori parteciperanno anche i capigruppo (Marin alla Camera, Paolo Romani al Senato). Il quadrumvirato dovrà scegliere ora coordinatori regionali e provinciali, candidature, linea politica e organizzazione del partito. «Mai contro qualcuno, ma sempre per fare qualcosa» ha sottolineato il deputato padovano Marin che ieri è salito sul palco allestito dal movimento fucsia a Casina di Macchia Madama, a Roma in cima a monte Mario, per celebrare la fondazione di Coraggio Italia.
Con lui, ovviamente, il presidente Brugnaro – protagonista di un appassionato intervento segnato, nel finale, dall’emozione – e gli altri big del partito. In platea sindaci e amministratori pubblici, politici, imprenditori e semplici simpatizzati. «Amici in arrivo da 65 province italiane» ha aggiunto Marin. Molti i veneti. Avvistati, ad esempio, il sindaco di Cinto Euganeo Paolo Rocca, la prima cittadina di Montagnana Loredana Borghesan; Stefano Grigoletto, ex assessore comunale di Padova; l’ex consigliere comunale sempre di Padova Manuel Bianzale; e ancora Simone Furlan, già creatore dell’“Esercito di Silvio” e l’imprenditore Enrico Lodi – anche lui ex dell’“Esercito” berlusconiano – di Mogliano Veneto.
«Non ci poniamo limiti» ha puntualizzato Marin sull’obiettivo politico, «sappiamo che dobbiamo rimboccarci le maniche, serve impegno quotidiano e coraggio. La nostra collocazione è, senza ambiguità, nel centrodestra e i nostri valori non sono trattabili: vogliamo che questi tornino a essere maggioranza nel centrodestra e purtroppo da tempo non è così».
Quanto alla possibilità che il partito di Brugnaro possa entrare a far parte della federazione a cui stanno lavorando Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, Marin ha ribadito: «Il centrodestra trae forza dall’essere plurale, per questo diciamo no al partito unico». E sollecitato sui valori fondanti di Coraggio Italia, Marin ha tagliato corto: «Se salirei su un palco Marine Le Pen(come fatto da Salvini)? Mai, perché non condivido nulla con lei».
Prossime tappe la formazione del gruppo al Senato e la nomina dei coordinatori territoriali. «Sosteniamo il governo Draghi, che è il governo del migliore. Lui e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono i profili più autorevoli che l’Italia ha. Il ddl Zan? Noi abbiamo già votato no alla camera. Il problema è all’interno del centrosinistra, la nostra valutazione è coerente». Sulle prossime tornate elettorali, ha sottolineato Marin, «ci stiamo ragionando avendo coscienza del fatto che siamo appena partiti. Vogliamo crescere velocemente, nel frattempo appoggeremo i candidati del centrodestra: Michetti a Roma, Bernardo a Milano e Damilano a Torino».
«Sono emozionato, non ho mai avuto una tessera di un partito politico» ha concluso Brugnaro. «Dobbiamo rimettere al centro le capacità, la testa e il cuore delle persone. Dobbiamo pensare alle generazioni future, che non votano, assumendoci la responsabilità di non lasciare loro debiti e di creare opportunità. Sosterremo sempre Draghi, ha credibilità internazionale e ha salvato il Paese da presidente della Bce. Ma è da solo, quanto durerà? La maggior parte delle risorse del Recovery vanno investite al Sud, è al Sud che la gente vuole sentire che il paese c’è. La decrescita felice non ci porta da nessuna parte, non c'è felicità nella miseria. E la “droga” della paghetta non serve, bisogna dare lavoro. Ora dobbiamo moltiplicare per 100 i nostri sforzi. Abbiamo un’occasione storica, non possiamo perderla». —
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