Coronavirus. Ecco cosa succede in zona arancione col nuovo decreto tra divieti e “inviti”

PADOVA. Occhio al colore. Non è rosso, com’era quello di Vo’, paese blindato dal quale non si entrava e non si usciva. È invece di arancione che si tingono le province di Padova, Venezia e Treviso per effetto del decreto del governo, entrato in vigore ieri, che detta nuove misure per il contenimento della diffusione del coronavirus.. Il documento firmato dal presidente Conte, è lungo tredici pagine, ma non ha chiarito del tutto le modalità di attuazione delle misure. Indicazioni più precise sono però arrivate nella serata di ieri con una nota diffusa dal Viminale, a firma del ministro Luciana Lamorgese.
Il capitolo più importante del decreto è quello che riguarda gli spostamenti. Che sono vietati in entrata e in uscita dalle “aree a contenimento forzato” (e anche fra aree confinanti). Ma il divieto può essere superato per esigenze di lavoro, per casi di necessità e per motivi sanitari, da dimostrare con modalità sulle quali ieri è stato raggiunto un accordo, in nome dell’uniformità. Altre limitazioni introdotte dal decreto sono però oggetto di interpretazione.
L’apertura dei negozi di alimentari dentro i centri commerciali, per esempio. E, all’interno degli stessi, l’eventuale necessità di separare e rendere disponibili le aree food da quelle delle altre categorie merceologiche. Chiara, invece, dalla prima all’ultima riga, l’intenzione del decreto: limitare i movimenti. E dove non ci sono divieti categorici, ci si appella al senso di responsabilità dei cittadini. D’altra parte le sanzioni, per chi viola i divieti, sono pesanti: arresto fino a tre mesi e multe fino a 206 euro.

In città: limitare gli spostamenti ai casi di necessità
Anche dentro le città, così come all'interno delle zone di sicurezza in ambito provinciale, è richiesto di limitare gli spostamenti allo stretto necessario. Non si tratta di un divieto categorico, ma di un invito. Esempio: è consentito andare a comprare beni di prima necessità ma è sconsigliato uscire per andare a prendere un gelato. Sempre alla voce consigli, è suggerito ai datori di lavoro di favorire, qualora sia possibile, la fruizione di periodi di congedo ordinario o di ferie, sempre nell'ottica di limitare gli spostamenti dei propri dipendenti. Lo stesso comportamento è «fortemente raccomandato» ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (sopra i 37,5°) ai quali. E diventa divieto assoluto per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena.
Fuori città: aucertificazione per i posti di controllo
Entrare e uscire dalla zona di sicurezza è proibito, ma sono consentiti gli spostamenti «motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute». I motivi di lavoro andranno provati in caso di controllo con un'autodichiarazione su un modello scaricabile dal sito delle prefetture e del ministero o che si potrà compilare anche davanti alle forze di polizia. I motivi sanitari con un certificato medico o una prenotazione. Per situazioni di necessità, invece, si intende per esempio il soccorso o l'aiuto a un parente anziano. Sulle strade non ci saranno controlli speciali, ma la sorveglianza è demandata ai normali controlli che saranno via via più severi. A chi si trovava fuori dalle zone di sicurezza quando è entrato in vigore il decreto è consentito di fare rientro alla propria abitazione.

Bus, treni e vaporetti: corse ridotte ma regolari, controlli all'arrivo
Gli autobus urbani circolano regolarmente, ma senza le corse scolastiche e, in alcuni casi, con riduzione del servizio. Così anche i vaporetti a Venezia. Anche per gli autobus extraurbani non sono previste novità di rilievo, ma nel passaggio da una zona di sicurezza all'esterno così come fra due zone di sicurezza (ad esempio le province di Padova e Venezia), i passeggeri saranno sottoposti a controllo e dovranno dimostrare di avere validi motivi per effettuare lo spostamento (lavoro, necessità, salute). Sarà così anche per il traffico ferroviario, con particolari controlli nelle stazioni, sia sui passeggeri in arrivo che su quelli in partenza. Nelle stazioni la Polfer farà controlli sia sullo stato di salute dei passeggeri (con termoscan) che sulle motivazioni dei loro spostamenti.
Porti e aeroporti: voli ridotti ma l'attività è regolare
Gli aeroporti di Venezia e di Treviso - quasi deserti negli ultimi giorni - sono aperti. L'Enac lo ha confermato con una nota diffusa ieri. Ai passeggeri, tuttavia, è suggerito di contattare le compagnie aeree prima di recarsi in aeroporto per verificare la regolarità del proprio volo. Sono previsti controlli in partenza per i residenti nelle zone sottoposte a restrizioni e in arrivo per tutti i passeggeri che dovranno motivare il loro viaggio. Sarà consentito rientrare a casa per chi era fuori, ma gli altri dovranno esibire le autodichiarazioni per giustificare il loro spostamento. È aperto regolarmente anche il porto di Venezia: il traffico merci e quello dei passeggeri regolari ma sono concessi gli sbarchi ai passeggeri solo per rientrare nei luoghi di residenza o nei paesi di provenienza e non per visitare la città.

Lavoro e imprese: nessuno stop alle attività e alle merci
Non c'è nessun limite né alcun divieto per le attività lavorative. Chi deve entrare e uscire dalle zone di sicurezza per motivi di lavoro, infatti, potrà farlo. E anche le merci potranno circolare liberamente. Nell'interpretazione data dalle associazioni di categoria, dunque, il decreto non determinerà alcun blocco delle attività produttive, né dei trasporti, né degli approvvigionamenti delle merci, che dovrebbero proseguire regolarmente. L'unica novità dovrebbe riguardare le operazioni di carico e scarico delle merci, per le quali dovrebbero essere previsti particolari accorgimenti per ridurre i rischi di contagio. Alle aziende è suggerito, nei casi in cui sia possibile, di favorire lo smart working o di concedere ai dipendenti periodi di ferie o di congedo.

Scuole e università: strutture aperte ma lezioni online
Tutti i servizi educativi per l'infanzia e le attività didattiche «in presenza» nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le università e le istituzioni di Alta formazione artistica musicale e coreutica sono sospese fino al 3 aprile. Stop anche a corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie, università per anziani e attività formative di ogni tipo. Esclusa anche ogni altra forma di aggregazione alternativa. Lezioni ed esami universitari proseguiranno per via telematica. L'ateneo di Padova ha reso noto che le sue strutture - biblioteche comprese - saranno comunque aperte, ma non le aule studio. Chiuse anche le mense, ma in qualche caso, per esempio la Ristorazione Nord Piovego a Padova, è in partenza già da oggi un servizio per asporto.

Negozi e centri commerciali: i rifornimenti non mancheranno
Le attività commerciali - con l'eccezione di bar e ristorazione - non subiranno modifiche, a condizione che al loro interno non ci siano assembramenti e che «ai frequentatori sia garantita la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro». Le attività che per condizioni strutturali non possono garantire il rispetto della distanza di sicurezza dovranno restare chiuse. Le medie (dai 250 mq in su) e grandi (dai 2.500 mq in su) strutture di vendita e i negozi dentro i centri commerciali dovranno restare chiuse nei giorni festivi e prefestivi. E nei giorni di apertura devono comunque garantire il rispetto delle distanze di sicurezza. I negozi di alimentari, le farmaci e le parafarmacie dentro i centri commerciali possono restare aperte anche nei fine settimana.

Bar e ristoranti: avanti con le distanze ma con orari ridotti
Bar e ristoranti fino al 3 aprile dovranno rispettare un orario ridotto, limitando la propria attività alla fascia oraria 6-18. E al loro interno, come già disposto dal precedente decreto, il gestore dovrà «predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonaledi almeno un metro». Vietate, dunque, le consumazioni al banco. In caso di violazione, scatterà la sospensione dell'attività. Categorie economiche e diversi sindaci ieri hanno chiesto che sia consentito alle attività di ristorazione di proseguire l'attività dopo le 18 per garantire almeno il servizio per asporto o la consegna a domicilio, provvedimento che renderebbe meno pesante la limitazione. Ma una risposta in questo senso non è ancora arrivata.

Sport e altre attività di svago: stop fino al 3 aprile tranne che per i professionisti"
Sospesi tutti gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici e privati. Dallo stop sono esclusi gli allenamenti degli atleti professionisti e quelli di categoria assoluta che partecipano a giochi olimpici o manifestazioni nazionali e internazionali, purché a porte chiuse e senza pubblico. Le società sono tenute, con i propri medici, a effettuare controlli per contenere il rischio di diffusione del virus fra atleti, tecnici, dirigenti e accompagnatori. Sospese anche le manifestazioni organizzate di carattere sportivo, ludico, culturale, fieristico, sia al chiuso che all'aperto. Stop a grandi eventi, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, discoteche e locali simili. Chiuse le palestre, i centri sportivi, le piscina, i centri benessere e termali, i centri sociali.

Cerimonie religiose e civili: vietati i funerali e i matrimoni, chiese aperte
Le chiese possono restare aperte, a condizione che siano garantite «misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone» e «tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di sicurezza» di un metro. Sono sospese, però, tutte le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali. Non è dunque consentito sposarsi, né in chiesa né in municipio, almeno fino al 3 aprile. Per effetto del nuovo decreto, che detta regole più severe rispetto al precedente, anche i centri parrocchiali, i partronati e gli oratori delle tre province saranno chiusi alle attività, anche all'aperto. Sospesi gli incontri del catechismo e le attività formative, i ritiri spirituali e le gite. Le attività caritative proseguono con accorgimenti, per esempio nelle mense si possono distribuire cestini in alternativa ai pasti.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova