Coronavirus in Veneto, cosa sappiamo sinora

PADOVA. Anche il Veneto è stato colpito dal Coronavirus. L’emergenza è scattata venerdì 21 febbraio poco dopo quella scoppiata nel Lodigiano. Le informazioni contenute in questo articolo sono in continuo aggiornamento e contengono solo la parte essenziale di informazioni legate al Covid-19, quindi all'emergenza sanitaria propriamente detta.
Questo articolo è aggiornato alle ore 18 di giovedì 19 marzo.
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Il primo focolaio (o cluster) in Veneto è stato registrato sui Colli Euganei, nel piccolo paese di Vo', dove si è avuta anche la prima vittima del Veneto: Adriano Trevisan, 77 anni, morto sabato 22 febbraio all'ospedale di Schiavonia (Monselice), dove era ricoverato.
Focolaio superato poi per ampiezza da quello di Padova e da quello di Treviso dove il contagio pare essere partito in ospedale e in particolare dal reparto di Geriatria. Qui la seconda vittima del Veneto, una donna di 76 anni di Paese, Luciana Mangiò, morta martedì 25 febbario al Ca' Foncello, dove era ricoverata in terapia intensiva.
Adriano Trevisan era stato ricoverato per una polmonite e per lui sono state seguite le indicazioni prescritte dall'Oms, ha detto la dirigente del Dipartimento di prevenzione della sanità pubblica della Regione Veneto, Francesca Russo. All'uomo, ha chiarito sempre Russo, è stato eseguito il test dopo 14 giorni perché «si è presentato con un quadro di polmonite; non presentava il criterio principale per la diagnosi che è quello epidemiologico, che prevede cioè o un viaggio nelle aree a rischio o contatti con soggetti provenienti da aree a rischio».
«Quando poi il paziente non migliorava con le normali terapie messe in atto per la polmonite da influenza - ha spiegato - si è fatto il test. Tutti i test effettuati sugli operatori sanitari dell'ospedale di Schiavonia - ha reso noto infine - sono risultati negativi».
IL PRIMO PAZIENTE DIMESSO
Una signora di Vo', che il 18 febbraio aveva avuto febbre e si era poi sottoposta a tampone risultanmdo positiva era stata ricoverata a Malattie infettive di Padova. Martedì 25 febbraio è stata dimessa. Dovrà però restare in isolamento fiduciario in casa almeno per 14 giorni calcolati a partire dal 22 febbraio.
LA SECONDA VITTIMA
Luciana Mangiò viveva da sola, assistita da una badante. Lo ha riferito il sindaco di Paese, Katia Uberti. L'Ulss 2 precisa che l'anziana era stata accolta già il 7 febbraio nel nosocomio trevigiano, per un grave scompenso cardiaco. Sottoposta a tutte le terapie, aveva accusato un aggravamento del problema cardiaco, con peggioramento delle condizioni generali che ha reso necessario il trasferimento in rianimazione.
Applicando il protocollo generale relativo al Covid-19, l'ospedale martedì 25 aveva effettuato il tampone sulla paziente, risultato positivo. Nel pomeriggio è sopraggiunto il decesso. Nell'ospedale trevigiano sono in corso le azioni di sorveglianza sul personale entrato in contatto con la paziente e di riorganizzazione interna, seguendo le linee guida previste.
Il giorno dopo il decesso della donna mercoledì 26, arivano prima la notizia di un medico positivo al test ("ha effettuato tre turni nell'Unità Operativa di Geriatria dell'ospedale Cà Foncello", spiega la Regione); poi quella di 12 tamponi positivi tra i 30 effettuati dopo la morte della donna. Test positivi "rilevati sulle persone venute a contatto con la paziente nell'ambito ospedaliero e residenziale. Le positività si riferiscono a dieci operatori dell'ospedale (4 medici, 2 infermieri, 4 operatori sociosanitari), alla badante dell'anziana e a un contatto stretto residente nello stesso condominio di Paese. Tutte le 12 persone positive (11 delle quali residenti nel Trevigiano e una nel Bellunese) sono attualmente asintomatiche. Per loro è scattato l'isolamento domiciliare. Saranno monitorate dal Servizio di Igiene Pubblica.
LA TERZA VITTIMA. Mario Veronese, 67 anni, era una persona molto tranquilla, non faceva vita sociale e usciva solo con la moglie. Ufficialmente non è riconosciuto come morto di coronavirus: è morto infatti di emorragia celebrale, anche se era malato di polmonite dopo il contagio dal virus Covid-19
LE MISURE ANTI-CONTAGIO
Al decalogo dell’Istituto Superiore della Sanità, la Regione Veneto ha aggiunto che in tutti i punti vendita, negozi, supermercati, palestre eccetera siano disponibili le soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani perchè questa è la principale misura che limita l'infezione.
800462340. E’ questo il numero verde attivato dalla Regione Veneto per assistere e informare i cittadini sui comportamenti da tenere da parte delle persone che temono di essere entrate in contatto con virus.
La decisione è stata presa alla luce del fatto che numerose persone stanno chiamando il 118 per chiedere informazioni sull’infezione, per evitare il sovraccarico delle centrali operative, che può avere delle conseguenze sul soccorso a persone che hanno effettivamente necessità di un intervento immediato.

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