Corruzione, arrestato il capo di gabinetto di Zaia e Galan alle Politiche agricole

Giuseppe Ambrosio, detto "Centurione", ora è il caposegreteria del sottosegretario Braga. In manette anche la moglie e altri 9 dirigenti del ministero. Una corruzione «diffusa», capace di inquinare «quasi tutte» le attività. Gli indagati sono 37, al centro ci sono le attività di comunicazione e promozione. Tangenti, vacanze e viaggi pagati, ma anche promesse di assunzione per parenti e amantie abusi edilizi da nascondere

ROMA. Una corruzione «diffusa», capace di inquinare «quasi tutte» le attività del ministero; un manipolo di funzionari pubblici disposti a truccare anche gli appalti per le iniziative dedicate ai bambini delle scuole; dirigenti pronti a vendersi per una lampada da 1.200 euro o un week end in un centro benessere: l’ennesima fotografia sullo stato della pubblica amministrazione italiana emerge dall’inchiesta della Procura di Roma e della Guardia di finanza, che ha portato all’arresto di 11 tra funzionari e dirigenti del ministero delle Politiche agricole e forestali, oltre ad alcuni imprenditori. In carcere anche Giuseppe Ambrosio, ex capo di gabinetto dei ministri veneti Luca Zaia (Lega Nord) e Giancarlo Galan (Pdl) e attuale capo della segreteria del sottosegretario Francesco Braga.

Questa inchiesta, affermano senza nascondere il disappunto inquirenti e investigatori, «è un piccolo trattato di sociologia della corruzione da cui emerge un vero e proprio giro di privilegi e malaffare. Ci siamo trovati di fronte a un sistema in cui c’è una spesa pubblica che dovrebbe essere utilizzata per favorire un settore importante e invece viene distorta e inquinata da una corruzione diffusa, variegata e circolare».

«Se avessi avuto sentore avrei fatto immediatamente qualcosa», dice il ministro Mario Catania, sottolineando di avere «totale fiducia» nell’attività dei magistrati e di aver in ogni caso «radicalmente ridimensionato» fin dal suo arrivo il budget di spesa del settore della comunicazione istituzionale e promozione del ministero, quello dove secondo gli inquirenti sono avvenuti tutti gli episodi di corruzione.

Nell’indagine sono indagate 37 persone, di cui 13 funzionari pubblici accusati, a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti e turbata libertà della scelta del contraente: per sei di loro è scattata la custodia cautelare in carcere e per altri cinque gli arresti domiciliari. Tra i destinatari della misura in carcere c’è Giuseppe Ambrosio, l'ex capo di gabinetto dei ministri Galan e Zaia soprannominato “Centurione”, attuale caposegreteria del sottosegretario Braga e direttore generale del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. È considerato figura centrale dell’inchiesta assieme alla moglie, Stefania Ricciardi, dirigente del ministero, arrestata anche lei.

Complessivamente, hanno accertato i finanzieri coordinati dal pm Stefano Fava e dall’aggiunto Nello Rossi, gli episodi di corruzione riguardano finanziamenti pubblici per oltre 40 appalti, per un totale di 32 milioni, erogati a 20 aziende nel periodo che va dal marzo del 2007 al maggio del 2011. «Contratti, finanziamenti, contributi, forniture: non c’è stata - dicono i magistrati - attività di spesa del ministero esente da attività corruttiva».

L’indagine è partita da una serie di esposti anonimi in cui venivano indicati diversi soggetti che hanno ricevuto a vario titolo contributi. In alcuni casi, come in quello dell’Ansa, è stato spiegato dagli inquirenti, si tratta di finanziamenti percepiti in maniera assolutamente legittima. Ma in molti altri casi i soldi sono stati ottenuti attraverso la corruzione. In sostanza, i funzionari predisponevano e pilotavano i bandi di gara per favorire gli imprenditori ottenendo in cambio compensi di varia natura. Oltre al denaro, infatti, ai funzionari sono state pagate vacanze in Usa e Francia, soggiorni presso resort e centri benessere in Italia, garantiti stage e fatte promesse di posti di lavoro per parenti, amici, amanti e persino forniti generi alimentari e oggetti d’arredamento.

Ma non solo: il sistema era così ben oleato che funzionari, dirigenti e imprenditori si erano accordati, quando il finanziamento pubblico era ridotto e dunque non consentiva la redistribuzione tra tutti i pubblici ufficiali coinvolti, di “turnare” il compenso per la loro orruzione. In pratica, l’imprenditore soddisfaceva a turno la richiesta di un unico funzionario, con la certezza per gli altri di essere a loro volta soddisfatti alla prima occasione utile. E gli episodi di corruzione non riguardano soltanto imprenditori: in due diverse occasioni Ambrosio favorisce la concessione di contributi pubblici ai Comuni di Maratea, località sul mare in provincia di Potenza, e Todi, in provincia di Perugia (rispettivamente 63.500 e 125 mila euro), ricevendo in cambio l’omessa vigilanza sulle opere, abusive, realizzate nelle sue ville.

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