Così i clan si annidavano nella città del Santo

VENEZIA. A Padova i punti di riferimento per gli uomini delle cosche di Cirò e di Strongoli erano Antonio Bartucca e Giovanni Spadafora. Servivano per prenotare gli alberghi per i familiari in visita...
Un fermo immagine tratto da un video mostra un momento della maxi operazione dei Carabinieri del Ros e di quelli del Comando provinciale di Crotone contro la 'ndrangheta, denominata 'Stige': 169 gli arresti in corso di esecuzione in diverse regioni italiane e in Germania, 9 gennaio 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
Un fermo immagine tratto da un video mostra un momento della maxi operazione dei Carabinieri del Ros e di quelli del Comando provinciale di Crotone contro la 'ndrangheta, denominata 'Stige': 169 gli arresti in corso di esecuzione in diverse regioni italiane e in Germania, 9 gennaio 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
VENEZIA. A Padova i punti di riferimento per gli uomini delle cosche di Cirò e di Strongoli erano Antonio Bartucca e Giovanni Spadafora. Servivano per prenotare gli alberghi per i familiari in visita ai boss detenuti Salvatore Giglio e Giuseppe Farao. Ma anche per curare gli investimenti in diverse attività economiche una società immobiliare, una società che fornisse la security per i locali del padovano, nel settore della panificazione.


Da quanto scrivono gli inquirenti che hanno condotto l’operazione Stige, avrebbero tentato anche «di inserirsi in lavori pubblici, con ditte agli stessi riconducibili, fornendo i relativi mezzi d’opera». A Vincenzo Giglio, figlio di Salvatore, hanno procurato «lussuose abitazioni e veicoli nelle zone del Padovano», visto che ha abitato per un qualche periodo da queste parti. Gli inquirenti hanno notato la presenza durante le visite al nord degli «esponenti di vertice» della cosca e di un presidio di sodali del “locale” cirotano insediato al nord Italia, sempre pronti ad adoperarsi per le esigenze, anche semplicemente logistiche» dei capi.


Antonio Bartucca è un uomo di fiducia di Salvatore Giglio ed è uno che per il suo boss mette in gioco la vita: guidava l'auto di un altro boss, Antonio Dragone, lo stesso giorno che fu ucciso, nel lontano 2004.


Giovanni Spadafora, precedenti per estorsione, traffico di stupefacenti e una condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso, viveva come Bartucca a Vigonza e come Bartucca è stato arrestato lo scorso anno con l'accusa di detenzione e spaccio di droga e possesso di armi. Spadafora detto
ciommo
, a Padova era stato spedito perché in rotta con i suoi sodali. Il collaboratore di giustizia Francesco Oliviero ha rilevato che «lo hanno mandato a Padova... aveva aspirazioni di comando, ma non aveva la statura per comandare».


Secondo la procura triestina gestivano un giro d'affari di almeno 400 mila euro l’anno. Soldi in abbondanza da investire nel circuito economico padovano. L'inchiesta è stata condotta dalla Procura di Trieste visto che Bartucca aveva stretti contatti con la potente famiglia Iona attiva, in particolare nell'edilizia, a Monfalcone.


Un altro arrestato “veneto” durante l'imponente retata di ieri è Gaetano Aloe, residente a Trissino, nell'Alto vicentino. È figlio del vecchio capocosca, Nicodemo Aloe, ucciso nel 1987 nel corso di una sanguinosa faida. Anche se non ha raggiunto l'autorità ricoperta a suo tempo dal padre, Gaetano Aloe vanta comunque un curriculum criminale di un certo spessore essendo stato già condannato per porto abusivo di armi, produzione illecita di stupefacenti, truffa, appropriazione indebita, ricettazione, furto, minacce e violazione norme uso carte di credito. Aloe ha lasciato la Calabria da qualche decennio, ma attorno alla sua pizzeria - il Gaglioppo che gestisce insieme alla moglie e che ha subito un paio di mesi fa una interdittiva da parte della Prefettura di Vicenza - sono stati notati diversi dei personaggi arrestati ieri, come Cataldo Marincola, condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsione e detenzione di armi.


Anche Giuseppe Spagnolo, tra gli arrestati di spicco nell'operazione di ieri, gravitava nel Vicentino. Con il soprannome di
u banditu
è ritenuto dagli inquirenti «il braccio destro di uno dei capi dell'organizzazione criminale». Per un certo periodo è stato fidanzato della sorella di Gaetano Aloe, la quale lavorava come dipendente nel locale.


Anche il figlio di Giuseppe Spagnolo ha lavorato come pizzaiolo nel locale gestito da Gaetano Aloe. Giuseppe Spagnolo e Gaetano Aloe erano attivi in un promettente business della cosca Farao Marincola: la raccolta e il riciclaggio di materiale plastico. I due hanno finanziato la costituzione della società Ag Film srl, «nata per garantire alla cosca cirotana il controllo del settore del riciclaggio di materie plastiche», secondo la ricostruzione della Procura di Catanzaro. Sede amministrativa a Mogliano Veneto, la società risultava di proprietà di Francesco Aloe e Marco Gaiba perché incensurati – ma figurano tra gli arrestati di ieri - e nei fatti controllata da Spagnolo e Gaetano Aloe.


La Chemnet srl è un'altra società del settore controllata dai due 'ndranghetisti, con sede legale a Mogliano Veneto.


Risiede a Mogliano anche Marco Gaiba che, secondo l'accusa della procura si sarebbe prestato a far da prestanome. Un ruolo chiave visto che le società in questione dovevano concorrere ad appalti pubblici e per poter partecipare alle gare doveva risultare immacolata.


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