Così lo Iov di Padova salva le donne colpite dal tumore al seno

Tumori al seno Iov, ogni giorno sette donne in sala operatoria
Le neoplasie sono maligne al 90%, 712 casi nel 2019. La storia di Maria che è stata seguita dalla Breast Unit
PADOVA. Ogni giorno all’Istituto oncologico di Padova sette donne si sottopongono a intervento chirurgico per un tumore al seno e solo in un caso su dieci si tratta di una neoplasia benigna. Lo scorso anno sono stati 712 i nuovi carcinomi mammari diagnosticati, oltre 1. 200 quelli trattati. I numeri della sala operatoria sono solo uno scatto di una più lunga sequenza di passaggi – dalla diagnosi al follow up post operatorio – che comporta ciascuna presa in carico di una paziente. La Breast Unit dello Iov, coordinata dal professor Pierfranco Conte e che fra le sue punte di diamante annovera il professor Fernando Bozza quale direttore della Chirurgia senologica, vede schierato in prima fila un team di medici in rosa: “Donne per le donne” il motto che accompagna il loro impegno in corsia. Un impegno che pensa a curare la malattia ma anche le ferite nel cuore e nell’anima di chi si vede precipitare nel baratro della diagnosi più infausta. Far sentire ogni donna, giovane o anziana che sia, dentro un percorso personalizzato, protetto e il più efficace possibile: è questo l’obiettivo dell’équipe multidisciplinare dello Iov.

UNA STORIA
Quella che raccontiamo è la storia di Maria, ma è la storia di tutte le donne che scoprono di avere un tumore maligno al seno. Una mattina come tante, colazione per le bimbe preparata in fretta e spedite a scuola. Una doccia veloce e poi via al lavoro. Ma mentre si asciuga, Maria sente una piccola pallina sul seno, pensa a un foruncolo, si guarda allo specchio e quella imperfezione sul suo seno di cinquantenne le apre gli scenari più neri. Le viene subito in mente la mamma e poi la sorella, più vecchia di lei di cinque anni, i racconti di quest’ultima, la corsa dal medico, l’urgenza di trovare un chirurgo, le liste d’attesa, l’incertezza, il panico.
Maria decide di andare subito dal medico, il quale, conoscendo la sua storia familiare, le ordina degli accertamenti. Davanti allo sguardo attonito della donna, il medico la tranquillizza: «La mando allo Iov, qualunque sia il suo quadro clinico si occuperanno di lei nel migliore dei modi».
La diagnosi Maria non sa cosa l’aspetta e con la sua impegnativa se ne va schiacciata dalla paura allo Iov per prenotare il primo appuntamento. Questo le viene fissato due giorni più tardi: nella Radiologia senologica diretta da Francesca Caumo, Maria esegue ecografia, mammografia e biopsia. Dopo pochi giorni la dottoressa la chiama per dirle che c’è l’esito dell’esame istologico. La diagnosi è lapidaria, un pugno nello stomaco.
L’incubo adesso è realtà. Il medico informa Maria che il suo caso sarà discusso da un’équipe di specialisti: radiologi, chirurghi senologi e plastici, radioterapisti, oncologi, genetisti e psicologi che ogni settimana si riuniscono per discutere caso per caso e “cucire” il percorso personalizzato per ogni paziente. Una settimana dopo la comunicazione che deve sottoporsi a intervento chirurgico.
L'intervento, le terapie. Maria incontra Tania Saibene, la chirurga che le spiega i dettagli dell’intervento. Emerge anche la necessità, vista la storia familiare – con mamma e sorella passate già per un carcinoma alla mammella – di un test genetico che sarà effettuato nell’Unità tumori ereditari diretta da Stefania Zovato: tra il 5 e il 10% dei tumori al seno hanno cause ereditarie e lo Iov ha proprio un ambulatorio dedicato proprio ai test genetici.
In sala operatoria ci sarà anche Maria Cristina Toffanin, la chirurga plastica con cui Maria avrà concordato se e come procedere alla ricostruzione del seno. Maria non si sente serena, la paura la accompagna ogni giorno e affolla la sua mente tutte le notti. Ma di una cosa è certa: si sente in buone mani.
Da quando è entrata allo Iov non ha dovuto preoccuparsi che di curarsi e guarire. Visite, esami, colloqui: ogni appuntamento le viene fissato in automatico. Dopo 20 giorni dalla diagnosi, Maria entra in sala operatoria. I suoi pensieri sono per il marito, per le sue bimbe, per quella che sarà dopo l’operazione e per quello che l’aspetta. Viene sottoposta a mastectomia radicale bilaterale. Asportati completamente entrambi i seni. Ma dalla sala operatoria esce con un seno nuovo, ricostruito dal chirurgo plastico come concordato.
La donna si reca puntualmente alle visite per le medicazioni. Deve sottoporsi a un ciclo di chemioterapia: il primo pensiero è per i suoi biondi capelli lunghi. Si confronta con Valentina Guarnieri, l’oncologa che le parla dei farmaci che contrastano gli effetti collaterali della chemio, e del caschetto refrigerato che limita la perdita dei capelli. Maria vedrà l’oncologa ogni volta che andrà allo Iov per sottoporsi a chemio.
Non deve sentirsi sola. Dopo il ciclo di terapie Maria è a disagio perché ha preso qualche chilo e viene indirizzata dalla dietologa dello Iov: una dieta equilibrata su misura e attività fisica. Frequenta anche la stanza rosa dello Iov, un “salotto” dove si ritrovano donne come lei, e i medici che le hanno curate. Dove si chiacchiera e dove la malattia, spesso, è solo lo spunto per discutere di tutto ciò che di bello la vita ha ancora in serbo.
L'INTERVISTA
La Breast Unit è uno dei fiori all’occhiello dello Iov, organizzata in un percorso a “tappe” per accompagnare la donna in tutte le fasi delle cure. Come funziona lo spiega la direttrice sanitaria dell’Istituto oncologico Veneto, Maria Giuseppina Bonavina.
Direttrice, come lavora la Breast Unit?
«Ci sono sette passi che segnano il percorso che va dalla diagnosi all’assistenza post operatoria. Si parte dalla Radiologia senologica che grazie a una dotazione di apparecchiature di ultima generazione è punto di riferimento diagnostico interventistico. In prima istanza l’approccio è clinico strumentale, quindi con mammografie con tomosintesi, ecografi e visite senologiche, poi con procedure interventistiche, risonanze e mammografia con mezzo di contrasto come da percorsi diagnostico terapeutici più aggiornati. La stessa Radiologia si occupa anche di prevenzione, con un progetto di screening personalizzato per le giovani donne. Il secondo step è la Breast Unit in senso stretto, ovvero l’équipe multidisciplinare che individua il percorso personalizzato per ciascuna paziente. Quindi c’è la Chirurgia senologica che ogni anno effettua oltre mille prime visite e 1500 controlli su pazienti già operate. Con oltre 700 nuovi casi l’anno di tumori maligni al seno siamo fra i primi posti in Italia. L’Unità Tumori ereditari entra in gioco quando c’è una storia familiare che indica la predisposizione al carcinoma mammario. Abbiamo un ambulatorio dedicato – unico a livello regionale – che effettua l’esame genetico oncologico e l’eventuale analisi del Dna sia per le pazienti già seguite sia per esterne. Ed è fondamentale per individuare eventuali percorsi di prevenzione. Tra l’altro, i soggetti portatori di mutazioni Brca 1 e 2, predisposti al tumore, grazie alla Regione Veneto, da quest’anno sono esenti dal ticket per gli esami di sorveglianza».
A un certo punto la cura passa per lo “spirito”...
«L’Unità di Psiconcologica che offre al paziente ma anche ai familiari uno spazio di accoglienza e disponibilità all’ascolto, sia durante il ricovero, il day hospital e il percorso ambulatoriale».
Le schede ospedaliere regionali prevedono per lo Iov l’Unità complessa di Chirurgia plastica ricostruttiva.
«La Chirurgia ricostruttiva dev’essere sin dal primo momento parte integrante della pianificazione della strategia chirurgica. La ricostruzione del seno può avvenire contestualmente all’intervento o in un secondo momento. Nuove protesi, ingegnerizzazione del tessuto adiposo, matrici dermiche e tecniche microchirurgiche garantiscono ricostruzioni di ottimo livello. La chirurgia viene controbilanciata da una ricostruzione morfo-funzionale ed estetica di alta qualità».
Dopo l’intervento c’è la fase delle terapie.
«Entra in gioco l’Unità Oncologica 2 che si occupa di chemioterapia, ormonoterapia e terapia target e del follow up dei pazienti con carcinoma mammario. Alcuni farmaci chemioterapici possono causare menopausa precoce, quindi per le pazienti in età fertile che desiderino in futuro una gravidanza, vengono proposte procedure che preservano la fertilità».
Lo Iov è una struttura di secondo livello, cosa comporta questo?
«L’obiettivo è assicurare al paziente con patologia oncologica il percorso più immediato e idoneo per un’équipe multidisciplinare. In questo senso, allo Iov si dovrebbe arrivare su indicazioni del medico. L’attività di screening “ordinario” è demandata alle Usl. Lo Iov, inoltre, è sede della Rete oncologica veneta che mette a punto i cosiddetti Pdta, i percorsi diagnostico terapeutici e assistenziali che assicurano l’uniformità dei protocolli in tutte le strutture regionali. Quindi la chemioterapia che viene fatta in ogni Oncologia della regione segue il medesimo protocollo dello Iov e così tutte le altre prestazioni in ambito oncologico. Un “uso” appropriato delle strutture è garanzia per tutti delle migliori cure».
Da tre anni lo Iov si è sdoppiato con la sede di Castelfranco: questo ha comportato un impoverimento delle prestazioni offerte a Padova?
«Castelfranco è un’espansione dello Iov che si è arricchito di Unità che prima non aveva. La Chirurgia del tratto gastroenterico, l’Urologia, la Chirurgia ginecologica e quella toracica, l’endoscopia, una Oncologia 3. In programma ci sono numerose assunzioni per entrambe le sedi, il tutto in una logica di struttura che va incontro e accompagna il paziente. I percorsi che contraddistinguono l’istituto sono possibili grazie al personale altamente qualificato e aggiornato che si integra con un volontariato formato».
Un’équipe multidisciplinare
La Breast Unit dell’Istituto oncologico veneto opera con il coordinamento del professor Pierfranco Conte e “poggia” sulla professionalità e la competenza di un gruppo di donne medico che, non a caso, dirigono 5 delle 7 Unità coinvolte nel percorso di diagnosi, cura e assistenza alle donne che affrontano il tumore al seno. La Radiologia senologica è diretta da Francesca Caumo, il direttore di Chirurgia oncologica Fernando Bozza è coadiuvato dalla chirurga Tania Saibene, l’Unità di Tumori ereditari è diretta da Stefania Zovato, la Psiconcologia da Samantha Serpentini, la Chirurgia ricostruttiva da Maria Cristina Toffanin e l’oncologia medica da Valentina Guarneri. Punto di eccellenza della Breast Unit dello Iov è il trattamento del tumore mammario tenendo conto dell’età della donna. Per quelle più giovani si pongono problemi legati a sessualità, fertilità e contraccezione. Per le donne in à con gli anni, alla chemio viene preferito un trattamento endocrinologico.
BREAST UNIT
Maratone e make up per non smettere di piacersi
La Breast Unit dello Iov si caratterizza per offrire alle donne, oltre alle cure e all’assistenza, anche una serie di iniziative che si sviluppano sia dentro che fuori le mura dell’ospedale e che vedono pazienti e medici condividere esperienze diverse, dallo sport alla cura di bellezza.
Ormai famosa è la squadra di maratonete Run for Iov che correrà anche la 50esima edizione della maratona di New York il primo novembre 2020 (Covid permettendo). Le runner sono donne seguite dallo Iov per carcinoma mammario. Il gruppo, che ha partecipato anche alle maratone di Valencia e Londra, è nato nel 2016 – con il debutto sulle strade della Grande mela – per iniziativa di Sandra Callegarin fondatrice di Run For Your Life Again, onlus che ha promosso il progetto che ha ottenuto il patrocinio e la collaborazione dello Iov e dell’Unità di Medicina dello Sport dell’Azienda ospedaliera universitaria.
Sempre in ambito sportivo dal 2015 in collaborazione con la Canottieri c’è il progetto Dragon Boat: l’equipaggio femminile Ugo (Unite gareggiamo ovunque), tutte atlete che sono state operate al seno, che domano la speciale imbarcazione “draghino”. La “Stanza rosa” è uno spazio dedicato alle donne della Breast Unit, ma non solo, che lo Iov ha messo a disposizione: un salotto dove confrontarsi con i medici e fra pazienti, in un clima disteso.
Qui, una volta a settimana, viene offerta una seduta gratuita di make up. L’anno scorso un gruppo di 21 pazienti insieme alle oncologhe della Breast Unit sono state ospiti di un hotel di Montegrotto che ha messo a disposizione piscine e spa per offrire una serata di relax e trattamenti. In collaborazione con l’Avo è stato organizzato il progetto “Non smettere di piacerti”: una volta al mese, le donne hanno a loro disposizione un parrucchiere volontario e un’estetista che le aiutono a piacersi.
Inoltre le donne della Breast Unit sono state coinvolte nell’iniziativa “Gli abiti di Silvia”, una sfilata di vestiti vintage ospitata in un hotel di Mestre. Tantissimi sono gli incontri di prevenzione del tumore al seno che vengono promossi periodicamente dall’équipe della Breast Unit.
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