Covid malattia professionale? «L’assicurazione non la copre»
MIRA
Ammalarsi di Covid per i medici e infermieri è una malattia professionale, da riconoscere come tale ai fini del risarcimento assicurativo. Solo che chi è dipendente pubblico, tipicamente in un ospedale, è coperto dall’Inail, chi invece è libero professionista, come i medici di base, non è così certo di ricevere un risarcimento in caso di danni permanenti e addirittura di morte.
«Quando è morta mia mamma di Covid 19 ci è stato detto che l'assicurazione stipulata dai medici di famiglia non contemplava di fatto la copertura come infortunio sul lavoro del coronavirus nonostante dall'Inail sia stato riconosciuto in questo modo. Se una assicurazione non copre i rischi che incorrono i medici di famiglia nell'esercizio della loro professione, però, si può cambiare». A spiegarlo è Rafi El Mazloum, il figlio della dottoressa di famiglia Samar Sinjab, 62 enne di origine siriana che lavorava a Mira, morta nei mesi scorsi all'ospedale di Treviso a causa del Covid 19.
Provvisoriamente è lui a gestire gli ambulatori che erano seguiti dalla mamma a Mira Taglio. Samar Sanyab lavorava da decenni a Mira. La dottoressa si era trasferita in Riviera del Brenta negli anni Ottanta seguendo il marito Omar El Mazloum, pediatra che si era trasferito in Italia negli anni '70 per studiare medicina e nel 1976 si era laureato all'Università di Padova.
Lei svolgeva la sua professione di medico a Borbiago dal 1994. Il marito era morto di infarto 13 anni fa. Oltre al figlio Rafi a svolgere la professione di medico, come pediatra, è anche la figlia Dania. L'incarico dato a Rafi El Mazloum come medico a Mira, per il momento, ha durata annuale, con la speranza per i pazienti che possa essere trasformato a tempo indeterminato. «Per poter far diventare stabile l'incarico però – spiega il dottor Rafi El Mazloum – dovrò fare come previsto dalle attuali normative, un corso della durata di tre anni per medici di famiglia. Nel frattempo i pazienti che erano seguiti da mia mamma e ora da me, potranno essere riassegnati ad un collega nell'arco di tempo in cui sarò assente per il corso. Poi tornerò sul territorio mirese in modo definitivo».
Nel frattempo la battaglia per ottenere più tutele per i medici di famiglia va avanti. «C'è da riflettere sul fatto – spiega El Mazloum- che il Covid da una parte è considerato infortunio sul lavoro per i medici, come previsto dall'Inail, e dall'altro invece la compagnia assicurativa dei medici di famiglia ci ha fatto capire che non è intenzionata a coprirlo. Se questa fosse la condotta di questa compagnia assicurativa, il passo più logico da fare sarebbe quello di cambiare compagnia assicurativa, magari pagando anche un premio leggermente più alto se necessario, ma in grado di tutelare i medici e i loro familiari dai rischi che con questa professione si incontrano ogni giorno». —
Alessandro Abbadir
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