VENEZIA. "Abbiamo parametri che ci pongono a rischio di passaggio in zona arancione da venerdì". Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia nel corso della quotidiana conferenza stampa sul coronavirus, dalla sede della protezione civile a Marghera. L'indice Rt del Veneto si attesta al momento sullo 0,95-0,97 ed è quindi vicinissimo alla soglia che comporterebbe il passaggio da giallo ad arancione.
"Come vedete, siamo circondati da regioni in cui la pandemia sta salendo e anche in Veneto i dati del ricoveri e dei nuovi positivi sono in aumento".
I dati delle ultime 24 ore registrano 1.272 nuovi positivi in Veneto, 17 morti, 10 ricoverati in più nelle terapie intensive e 22 in più in area non critica.
Zaia ha riferito che da oggi la Regione si è dotata di un'analisi dell'incidenza declinata fino al livello comunale. La Provincia di Padova ha un'incidenza di 198 positivi ogni 100mila abitanti ed è la più alta fra le province del Veneto. Si va verso quindi chiusure localizzate di scuole laddove l'incidenza superi la soglia di 250.
«E' innegabile che da qualche giorno c'è un aumento dei casi - ha detto Zaia -. Siamo in trincea e il futuro prossimo può riservare solo una salita e non una discesa».
«Il Veneto - ha ricordato - ha avuto una boccata d'ossigeno per due mesi; siamo una regione che ha un quadro buono dal punto di vista epidemiologico, siamo una piccola isola felice, ma è una situazione temporanea».
Zaia ha spiegato che negli ultimi giorni «negli ospedali entrano pazienti con più rapidità e altrettanta rapidità vengono ricoverati in terapia intensiva. Vedremo quale sarà l'evoluzione anche alla luce di queste varianti. Siamo preoccupati»
SCUOLA Sulla scuola Zaia ha detto di non condividere la scelta fatta dal governo con il nuovo Dpcm: "Io prudenzialmente avrei chiuso. Si è fatta un'altra scelta che paradossalmente ci toglie discrezionalità rispetto a prima".
«Per il resto - ha ammesso Zaia - non mi aspettavo di più. Fondamentalmente ha ripreso le grandi linee, confermandole, circa la suddivisione delle fasce a zone, che condivido, e che hanno permesso di evitare il lockdown». Sulla scuola, nel Dpcm, «è stata fatta questa scelta - ha ribadito - che toglie la discrezionalità. Ma è innegabile che esistono dei focolai scolastici. La scuola non ha nessuna responsabilità e chiudere sarebbe una sconfitta. Chi protesta per eventuali chiusure, ha ragioni da vendere. Ma di fronte a questa pandemia c'è l'obbligo di essere obiettivi. L'ho detto anche al ministro Bianchi se sia opportuno un fermo o procrastinare un'agonia. Il ministro ha replicato con le sue ragioni ragionevoli».
Facendo riferimento allo stop della scuola nelle zone rosse, Zaia ha ricordato che «entrando in questa fascia vuol dire che la sanità boccheggia» lasciando intendere che la via prudenziale potrebbe essere stata un antidoto. «Nell'incontro di ieri tra Stato e Regioni - ha concluso - i presidenti hanno illustrato una situazione sanitaria preoccupante e inquietante, non escludendo il fatto che da una settimana all'altra possa arrivare il disastro».
VACCINI Zaia: "Il dottor Flor ha dato un target di 17 mila vaccini al giorno". "Cambio di passo? Che ci mandino vaccini. Manca la materia prima". "Se aspettiamo l'Europa moriamo prima, nel senso che diventiamo vecchi prima di fare i vaccini. Io penso che l'azione di Kurz serva a dare una svegliata".
Zaia non ha affatto parole di biasimo per l'Austria e la Danimarca che hanno annunciato di muoversi in autonomia alla ricerca di dosi. «Per fortuna non l'ho fatto io - ha ironizzato - altrimenti mi arrestavano. Peggio di così l'Ue non poteva fare. L'Austria, ma anche la Danimarca non sono paesi che non conoscono l'Europa. Senza parlare di altre nazioni che si stanno muovendo per la stessa ragione e tacciono. Spero che la loro azione serva per dare una svegliata all'Ue».
Zaia infine ha auspicato che il «vaccino cinese e lo Sputnik russo debbano essere valutati: noi ha concluso - non siamo i detentori del sapere».