Crisi climatica, appello ai politici italiani. Scienziati dell’Università di Venezia in prima linea
VENEZIA. Un impatto economico in termini di Prodotto interno lordo (Pil) che crescerà progressivamente da uno 0,2% attuale, nella più rosea delle ipotesi, fino per lo meno a un 2,5% annuo al 2050 e un effetto su salute dei cittadini, risorse idriche e alimentari, turismo, economia e sulla società progressivamente sempre più violento. Il cambiamento climatico non solo è un fatto sempre più evidente ma anche un fenomeno calcolabile nei suoi effetti economici e sociali da qui a qualche decennio.
Molte le stime effettuate negli anni, variabili principalmente in relazione alle diverse ipotesi di intervento che i decisori pubblici, sul piano locale nazionale e globale, adotteranno da qui ai prossimi anni.
I conti, proporzionando le stime più timide al solo Veneto, raccontano di una perdita secca tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro di Pil solo per quest’anno a causa dal climate change. In tutti gli scenari si prevede un incremento progressivo dei costi del cambiamento climatico sulle attività economiche della regione che potrebbero superare i 10-12 miliardi annui o anche di più già nel 2050, in pratica tra poco più di 27 anni.
Questi alcuni dei numeri contenuti in un libro dal titolo “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”, a cura di Carlo Carraro, già rettore di Ca’ Foscari e firmatario assieme al direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr Carlo Barbante e ai colleghi Davide Marinella ed Elisa De Cian dello stesso Ateneo, di una lettera aperta “Un voto per il clima” – lanciata da Green&Blue di Gedi – degli scienziati alla politica.
Una lettera che ha già superato le 100 mila firme (hanno aderito anche di alcuni sindaci, tra cui il padovano Sergio Giordani) che chiede ai candidati alle prossime politiche, a prescindere dallo schieramento, di intervenire a partire dai programmi elettorali sul tema del clima, ponendo la questione tra le massime priorità .
Ed in effetti a leggere solo alcune delle stime degli effetti del climate change su settori strategici dell’economia il senso della richiesta diventa di immediata evidenza: secondo il libro del professor Carraro, testo che vede il contributo di molti dei primi firmatari dell’appello, solo nel settore del turismo (di cui il Veneto è il principale motore nazionale) un aumento della temperatura locale di 2 gradi centigradi (lo scenario migliore valutato), produrrebbe una riduzione del 15% degli arrivi internazionali.
Una cifra che arriverebbe al -21,6% in uno scenario di aumento di 4 gradi. Complessivamente, tenendo conto anche del comportamento dei turisti nazionali l’impatto netto sulla domanda totale rischia di comportare perdite dirette per il settore stimate in 17 e 52 miliardi di euro nei due scenari climatici rispettivamente.
Ma il libro, frutto di un’iniziativa del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili del governo Draghi, parla di impatti miliardari su tutti i settori dell’economia: dall’agricoltura all’industria, dai trasporti alla salute, con numeri decisamente allarmanti.
«Si tratta di un appello che ha carattere di urgenza» spiega il professor Barbante, ordinario di Ca’ Foscari e primo firmatario della lettera appello. «La crisi climatica di cui stiamo vedendo per ora solo i prodromi è un fatto sociale totale e fenomeni come questi devono essere affrontati in maniera determinata e fin da subito. Solo per mitigare gli effetti che potrebbero verificarsi (le stime proposte fino ad ora riguardno il caso di interventi tempestivi come quelli richiesti) dovremo azzerare le emissioni di anidride carbonica nell’aria nel 2050 e questo prevederebbe un dimezzamento nei prossimi 10 anni e così via».
Per gli scienziati che hanno aderito all’appello come pure per i gli oltre 100 mila cittadini che hanno apposto le loro firme in calce alla lettera, a oggi gli interventi in questo senso, come pure la presa di coscienza della gravità e dell’urgenza della situazione non sono sufficienti.
«Per evitare scenari molto impattanti gli interventi dovrebbero essere rapidi ed estremamente drastici» continua Barbante. «Solamente intervenire su di un azzeramento dell’anidride carbonica emessa dalle attività umane nell’atmosfera entro il 2050 è un impegno enorme e complesso che dovrebbe essere al centro dei pensieri dei decisori pubblici a tutte le latitudini».
«Invece constatiamo che, alle scorse elezioni italiane per esempio, solo 2 programmi elettorali citavano la parola clima nei loro testi. Un approccio che non vediamo migliorato in questo periodo in alcun modo. Noi ci candidiamo a collaborare con i governi e i decisori a tutti i livelli per favorire una mitigazione degli impatti del climate change sulle nostre vite ma va chiarito che il tempo è un fattore strategico e scegliere di tergiversare rischia di essere pericolo».
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