Dal colosso Segeco ai piccoli artigiani, tutte le fabbriche di fatture false

Ndrangheta in Veneto, la Procura contesta una cifra di 2,8 milioni, la maggior parte a ditte controllate da F. S. Il ruolo di Biasion Group

VENEZIA. Per alcuni era un’abitudine, consuetudine organizzata in modo scientifico, per abbattere l’imposizione fiscale delle società amministrate. Per altri, soprattutto piccoli artigiani, almeno stando alle verifiche della guardia di finanza e dei carabinieri, si è trattato di episodi sporadici.

Anche senza sapere che, a oliare la fabbrica delle fatture false, erano uomini della ’ndragheta. Ammonta a 2,8 milioni di euro la somma sequestrata alle società che, dalle risultanze delle indagini, si sono date da fare per le fatture false.

Il sequestro più consistente, per oltre un milione di euro, riguarda le società Segeco e Segea Srl, entrambe di fatto amministrate da F. S., arrestato per associazione a delinquere finalizzata a fatture false e riciclaggio. La procura gli contesta di aver riciclato, con false fatturazioni, 1 milione 670 mila euro.

SEGECO E SEGEA

Per capire chi c’è dietro le società bisogna andare in via Lucania a Mestre dove, allo stesso numero civico, ci sono le sedi delle società Segeco, Segea e Solferino, tutte gestite da membri della famiglia F. S.

La Segeco (con una sede anche in Romania) è un’azienda con circa 100 dipendenti, stando agli ultimi dati comunicati alla Camera di Commercio, nata nel 1929 che si occupa di costruzioni ferroviarie e che nel 2017 ha prodotto ricavi per oltre 20 milioni di euro.

Azienda molto nota tra i costruttori edili del settore. Presidente del Consiglio di amministrazione è Laura Tonelli (indagata), subentrata dopo la morte del marito Luciano, avvenuta nel maggio del 2014, mentre F. S. è formalmente il direttore tecnico ma di fatto l’amministratore della società.

La parte di capitale sociale (100 mila euro) delle quote riferite ai due è già stata sequestrata, in via preventiva, in vista della confisca, alla fine di gennaio. Parte delle quote fa capo alla società Solferino, sempre riconducibile alla famiglia F. S.

Lo stesso vale per la Segea, società che invece si occupa di gestire due alberghi, Palazzo Giovannelli a Venezia, affacciato sul Canal Grande, e il Park Hotel Bolognese Villa Pace di Preganziol.

Presidente del Cda è Laura Tonelli, consiglieri Oliviero e Angelica S., due fratelli (non indagati nel procedimento) di F. S. che detengono, rispettivamente, il 35 e il 25% delle quote della società. Il rimanente 40% della Segea, fino a pochi mesi fa, era della Solferino. Attraverso la quale Federico ricopriva il ruolo, ne sono convinti gli inquirenti, di amministratore di fatto anche della società che gestisce i due alberghi (che restano regolarmente aperti). Anche in questo caso i finanzieri hanno accertato rapporti tra la Segea e la società cartiera Trs. Recentemente, lo scorso 14 febbraio, la quota di Solferino (40%) è stata ceduta alla Segim srl, una nuova società con sede in via Pepe 12.

BIASION GROUP

È l’altra pedina fondamentale nel giro delle fatture false. Sede a Campagna Lupia in via Marchiori, specializzata in “intonacatura e stuccatura”, dal 2010 al 2016 (quando la società è passata a Domenico Nardella, che ne ha spostato il domicilio a Cosenza, a un indirizzo che corrisponde con quello della sede ospedaliera) è stata amministrata formalmente dai fratelli Biasion, Andrea e Adriano, con Andrea a fare da prestanome e Adriano a gestire gli affari, almeno dal 2012, insieme a Leonardo Lovo.

Una società usata almeno in parte per la produzione di fatture false, con un ruolo di mediazione tra il clan e gli imprenditori veneti, in uno scambio che faceva comodo a entrambi: ai primi per riciclare i soldi sporchi di estorsioni e usura, ai secondi per abbattere il reddito imponibile e pagare così meno tasse. Sono riconducibili ad Adriano Biasion e a Lovo anche società come la Padova Edil o la Universo Costruzioni (Padova) o la Progresso (Vigonovo), utilizzate per le carte false. Operazioni fittizie organizzate soprattutto con la Segeco.

PICCOLI ARTIGIANI

Nella rete delle fatture false anche piccole aziende artigiane, con un ruolo più defilato rispetto alle altre società È il caso della Piastrellista Snc (Santa Maria di Sala) di Massimo Nalesso per la quale è stato disposta un sequestro di 9.521 euro. Ed è il caso della Carraro Eros Sas, piccola azienda che si occupa di dipinture con sede a Spinea. In questo caso sono state documentate fatture false con la società cartiera Trs nel 2013 e nel 2014. Il sequestro preventivo disposto alla sola società è di poco più di 6mila euro. —

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