Del Vecchio sale in Mediobanca e prepara la partita di Generali

L’investimento da 580 milioni di euro nella merchant bank vale la posizione di terzo socio Ma contare in Piazzetta Cuccia vuol dire anche avere un ruolo decisivo nel Leone di Trieste 
Il presidente di Luxottica Leonardo Del Vecchio all'assemblea degli azionisti, Milano 19 aprile 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il presidente di Luxottica Leonardo Del Vecchio all'assemblea degli azionisti, Milano 19 aprile 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

lo scenario

Il giorno dopo è quello delle analisi e, ancor più, delle ipotesi. Perché la crescita di Leonardo Del Vecchio nel capitale di Mediobanca, è la chiave di lettura più accreditata negli ambienti finanziari, conferma l’attenzione con cui il principale azionista di EssilorLuxottica segue gli sviluppi futuri di Generali, che è la principale partecipazione detenuta dall’istituto di Piazzetta Cuccia.

Negli ultimi mesi proprio Del Vecchio ha puntellato la quota di partecipazione nel capitale del gruppo assicurativo triestino arrivando fino al 4,9%, dal 3,2% dello scorso autunno, una quota che lo pone al secondo posto tra i soci privati dopo Francesco Gaetano Caltagirone, a sua volta rafforzatosi in tempi recenti fino a raggiungere il 5,01%. Martedì sera è arrivata la comunicazione che la Delfin è arrivata a detenere il 6,94% di Mediobanca dopo aver investito nella merchant bank milanese 580 milioni di euro. Una strategia di posizionamento in vista di due scadenze cruciali per la Mediobanca: l’assemblea annuale del 28 ottobre e la presentazione del nuovo piano industriale in calendario il 12 novembre.

Così Del Vecchio è divenuto il terzo azionista di Piazzetta Cuccia, alle spalle di Unicredit (che ha l’8,81%) e Financiere de l’Odet del gruppo Bolloré (7,86%), davanti a BlackRock (4,98%) e a Mediolanum (3,28%). Oltre due-terzi del capitale (il 68,31% per la precisione) è in mano al mercato, il che spiega come mai anche partecipazioni di limitate dimensioni consentano di esercitare un potere di influenza non trascurabile.

Per molti anni la stabilità dell’azionariato è stata garantita da un patto di sindacato che vincolava i soci in sede decisionale, mentre lo scorso luglio è stato trasformato in un accordo di consultazione rappresentative del 20,94% del capitale (ne fanno parte, oltre alle citate Unicredit e Mediolanum, anche i Benetton e Fininvest, con circa il 2% a testa). Contare in Mediobanca significa avere un ruolo decisivo in Generali, di cui Piazzetta Cuccia è il principale azionista con il 13%.

Per gli analisti di Equita Sim, dopo il recente blitz di Del Vecchio, si aprono due possibili di sviluppi: lo spin-off della quota detenuta da Mediobanca o una mossa ostile di Unicredit su Mediobanca che, «seppure sensata dal punto di vista strategico e finanziario, modificherebbe in modo rilevante gli assetti di governance di Unicredit».

A questo proposito vanno ricordati due punti: la storica vicinanza tra Del Vecchio e l’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, cementata nell’alleanza nella partita Ieo-Monzino quando l’imprenditore milanese si è mostrato propenso a iniettare 500 milioni per il rilancio europeo del polo sanitario, con Piazzetta Cuccia posizionata nella cordata concorrente. In secondo luogo l’evoluzione in casa Unicredit, per la quale da tempo si parla di una possibile alleanza a livello europeo (il nome più accreditato per una possibile integrazione è la tedesca Commerzbank) che inevitabilmente comporterebbe una diluizione dei soci italiani.

Anche a proposito di Generali tornano di tanto in tanto le voci su possibili concorrenti internazionali interessati ad acquisirne il controllo, anche se proprio il recente rafforzamento nel capitale di Del Vecchio e Caltagirone ha reso più salda la presa da parte degli azionisti italiani. Inoltre l’uscita da alcuni mercati no core e la focalizzazione sull’accelerazione della redditività, avviate dal ceo Philippe Donnet, sono state apprezzate dal mercato, che ha favorito il rialzo del titolo. Di fatto rendendo più complicato il lavoro di chi volesse anche solo immaginare l’acquisizione. —

Luigi dell’Olio

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