Delocalizzazione, fuga di cervelli

TREVISO. Il rischio per le aziende che delocalizzano non è solo quello di perdere i posti di lavoro ma anche, progressivamente, la testa, il cervello. È la grave preoccupazione di Andrea Guarducci, sindacalista dei tessili Cgil, che mette in conto ulteriori problemi per la Benetton, la Stefanel, la Tecnica e le altre aziende che hanno portato le produzioni all'estero. «Da quanto posso riscontrare in questi mesi osservo che si sta materializzando la prospettiva di una fuga dalla Marca anche di quelli che un tempo si dicevano i cervelli delle aziende». Cervelli che, come si assicurava allora da parte degli imprenditori interessati, sarebbero rimasti nel nostro territorio, invece» secondo Guarducci «stanno prendendo il largo perché è logico che inseguano le attività produttive».
Il gruppo Benetton è reduce da un accordo sindacale molto importante, che comprende cassa integrazione straordinaria e contratti di solidarietà. Accordo che garantisce la sua continuità nella Marca ancora per lungo tempo. «Inizialmente si era parlato di un esubero di 400 dipendenti, poi però i numeri, dopo la trattativa con delegati e organizzazioni sindacali, si sono ridotti nettamente. Il timore, però, è che se non ci sarà ripresa possano esplodere l'intero settore del tessile, quello dell'abbigliamento e la calzatura. A questo punto» mette avanti le mani il sindacalista Guarducci «sarà opportuno che ci rivolgiamo ad altri settori che, nonostante la crisi, dimostrano molta una rassicurante vivacità, come quelli del vetro e della plastica-gomma». Guarducci fa tutta una serie di nomi di aziende, in particolare di Ormelle, che stanno assumendo persone. Ed ecco la sua proposta rivoluzionaria: «Non vedo perché lavoratori in cassa integrazione, magari a 700 euro al mese non possano essere integrati nelle ditte che assumono, in parte a carico dello Stato e in parte dell'azienda».
Le aziende del vetro o della plastica, col vento in poppa, e quindi con assunzioni possibili sono, ad esempio, la Arredoplast, la ABM e la Vetri Speciali di Ormelle. Ma ci sono ditte del tessile che vanno non meno bene, anche se non si trovano nelle condizioni di ampliare gli organici. Il lanificio Bottoli di Vittorio Veneto è una di queste. L’azienda è sopravissuta alla chiusura delle tante aziende della lana che pullulavano lungo il Meschio. In forza anche la Paoletti di Vittorio Veneto, tra l’altro visitata da numerose scolaresche; ha una nicchia produttiva che la vede impegnata nella lavorazione della lana delle pecore alpagote.
(f.d.m.)
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