«Dialogo e autostima per vincere il disagio»

Lo psicologo Lorenzo Milani: questi adolescenti fragili hanno bisogno di famiglia e istituzioni
Di Vera Manolli
TREVISO 22/06/06 CONSIGLIO PROVINCIALE, IN FOTO MILANI - CONSIGLIO PROVINCIALE
TREVISO 22/06/06 CONSIGLIO PROVINCIALE, IN FOTO MILANI - CONSIGLIO PROVINCIALE

VEDELAGO. Il direttore del distretto sociosanitario numero 1 dell’Usl 8 Luciano Milani cerca una spiegazione a un gesto così tragico. «In questi casi non è semplice fare prevenzione», osserva, «La famiglia e la scuola devono esercitare un’azione di controllo quando un adolescente manifesta anche piccoli segnali di difficoltà». L’elemento principale per misurare il disagio e superarlo è l’autostima. «I genitori devono insegnare a migliorare il concetto che un adolescente ha di sé», spiega Milani, «si può aiutarlo ad avere una maggiore fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità di far fronte agli eventi negativi della vita».

Mamma e papà devono essere «sempre dalla parte del figlio senza giudicarlo e senza interrompere la comunicazione anche se a volte per gli adolescenti è traumatico parlare delle loro emozioni e della loro vita con i propri genitori». Il suicidio di un adolescente è un evento drammatico per gli amici e per i familiari, è un gesto difficile da capire. «Bisogna riflettere su quanto gli avvenimenti familiari vengano assorbiti in questa fase di crescita», continua Luciano Milani, «Non si devono sottovalutare anche se in apparenza un adolescente non dà segni di disagio».

«Bisogna trovare il tempo di fermarsi a parlare con i nostri figli», sottolinea la psicologa e psicoterapeuta Giulia Gallinari, «L’adolescente si trova in una fase di passaggio dall’età di bambino a quella di adulto. Davanti a eventi traumatici come un lutto il passaggio è ancora più difficile e doloroso». Attenzione ai segnali d’allerta lanciati dai figli. «Possono essere la mancanza d’interesse per le attività scolastiche o per lo sport», informa la psicoterapeuta, «Arrivando poi alla mancanza di stimoli e di “speranze” nei riguardi del proprio futuro». Davanti a tutti questi campanelli d’allarme non resta che «insegnare ai figli a chiedere aiuto e per i genitori, occorre trovare il tempo di ascoltare, di dialogare con loro perché gli atteggiamenti o i cambiamenti drastici di comportamento non vanno sottovalutati. Anzi devono essere monitorati, quindi ben venga un’apertura e una disponibilità reali da parte della famiglia. Purtroppo a volte il rischio maggiore è proprio il silenzio del mondo degli adulti».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova