Dialogo immaginario fra il venditore del giocattolo Mose e il pagatore

Maraviglia! Il grande giocattolo Mose si alzò pigro a scrutare le acque. Negli occhi delle autorità presenti si potevano scorgere lampi di soddisfazione, di sollievo, di liberazione. E in qualcuno anche di scampato pericolo. Tra i presenti. Cioè tra quelli che non avevano pagato l’acquisto, si alzarono molti pollici in segno di vittoria. Dal coro degli invitati si coglievano uscire, attutiti dalle mascherine, i gridolini delle dame.

Noi che abbiamo pagato non abbiamo invece potuto essere ammessi a vedere la fuori serie che il venditore stava per consegnarci. La prima impressione era più quella di un rottame che di un ultimo modello. Dietro i parafanghi dipinti di giallo c’era ruggine.

Una spia ci aveva detto che i mozzi delle ruote non erano di acciaio, ma di buon ferro. Che i freni non funzionavano sempre era cosa ormai certa. L’acceleratore qualche volta si incastrava per via della molla mal calibrata. La pompa del carburante si ingolfava per le bolle d’aria. I compressori dell’aria erano spesso esausti.

Chiedemmo ogni quanto si dovesse fare il tagliando. Il concessionario ci rispose seccamente: «Naturalmente dopo ogni viaggio!». «Gratuito?» chiedemmo. Ci guardò con aria offesa. Non sopportava le provocazioni.

Incuriositi chiedemmo: «Questa cabriolet è per tutti i tempi?»

«Cosa volete dire?»

«Niente, niente! Volevamo solo sapere se in caso di pioggia funziona».

«Dipende dalla pioggia! Con vento leggero credo di sì. Con vento forte non possiamo ancora dirlo. Questa è una realizzazione unica di altissima ingegneria marina che tutto il mondo ci invidia! Pensate alle difficoltà affrontate per costruire questa opera ciclopica! Possiamo dire con orgoglio che è stata anche realizzata a tempo di record! E a costi ufficiali contenuti! Ma perché poi tutte queste domande? Non credo sia il momento di perdersi in chiacchiere negative».

«Scusi! Non volevamo farla arrabbiare. È solo che quando ci era stata proposta costava come una utilitaria e invece ora, a parte quello che abbiamo sborsato, sembra che per farla funzionare occorrerà mettere ancora mano al borsellino. E di questi tempi, sa, non è che si nuoti nell’oro! Volevamo solo dirle che se dovessimo acquistarla ora non avremmo i soldi per la caparra».

«Sapete cosa vi dico? Che voi siete la parte peggiore del popolo italiano! I mai contenti! Ma se solo poteste pensare, (se avete ancora un pensiero!) alle difficoltà che abbiamo incontrato, ai soldi che abbiamo speso solo per smuovere la burocrazia, ai sacrifici incontrati, alle notti insonni per trovare le risposte alle irragionevoli domande della magistratura. Vi giuro che se dovessi incominciare da capo, piuttosto di rifare il Mose, aprirei un bar. E adesso devo andare per ascoltare quello che hanno da dire le autorità tra le quali posso dirvi ho incontrato solo grandi lodi e consensi».

«Ci scusi ancora». —

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