Dichiarato lo stato di insolvenza di Veneto Banca

Lo ha stabilito il Tribunale di Treviso, rendendo così perseguibili per bancarotta gli indagati per il crac dell'istituto di Montebelluna
L'ex sede di Veneto Banca a Signoressa
L'ex sede di Veneto Banca a Signoressa

TREVISO. Il Tribunale di Treviso ha dichiarato oggi (mercoledì 27 giugno 2018) lo stato di insolvenza di Veneto Banca rendendo così di fatto perseguibili anche per il reato di bancarotta gli imputati per il crac della banca trevigiana.

Il giudice fallimentare interpellato dal pubblico ministero Massimo De Bortoli dalla Procura di Treviso ha così stabilito, anche grazie ad una consulenza tecnica, che al 25 giugno 2017, data delle messa in liquidazione di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, l’istituto di credito trevigiano era insolvente e non in grado di onorare l’emissione obbligazionaria decennale emessa il scadenza il 21 giugno 2017.

Per questo motivo la Procura della Repubblica ha avviato un'indagine per bancarotta per distrazione, creando così un importante slittamento in avanti dei termini per la prescrizione dei reati contestati ai vertici dell'istituto. Lo scenario che la magistratura di Treviso ha aperto oggi con queste nuove iniziative rilancia la possibilità che a trovarsi coinvolti nelle inchieste possano essere anche amministratori successivi alla gestione di Flavio Trinca (presidente) e Vincenzo Consoli (amministratore delegato), in particolare per chi abbia permesso la vendita di azioni «baciate» e per chi abbia erogato finanziamenti agevolati al fine di evitare disinvestimenti azionari da parte di soci intenzionati a vendere i titoli.

Secondo Luigi Fadalti, il legale trevigiano che aveva chiesto per primo al Tribunale fallimentare l'insolvenza di Veneto Banca, la decisione potrebbe dar luogo anche ad «azioni revocatorie per pagamenti successivi», fra i quali, in linea teorica, sono comprese anche le transazioni accettate da molti soci, nella primavera del 2017, pari al 15% del valore perduto con l'azzeramento delle azioni, in cambio dell'impegno a non avviare contenziosi. Sotto il profilo degli effetti per i soci danneggiati, conclude Fadalti, «in prospettiva l'allargamento dello spettro dei possibili responsabili aumenta le possibilità di realizzo»

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