"Donpa" è papà? Il Tribunale per i minoriha fissato la prima udienza
Il 24 maggio, a Venezia, si comincerà a discutere del riconoscimento del bambino di 8 anni che la mamma, una cinquantenne padovana, sostiene sia figlio dell'ex parroco di San Lazzaro

Don Paolo Spoladore
PADOVA. Adesso si fa sul serio. Mentre si starebbe trattando dietro le quinte un possibile aggiustamento di quel «pasticciaccio brutto» per un sacerdote che ha fatto voto di castità, è stata nel frattempo fissata per il 24 maggio, dal tribunale dei minori di Venezia, la prima udienza per il riconoscimento del bimbo di 8 anni che potrebbe essere figlio naturale del prete-cantautore e guaritore d’anime don Paolo Spoladore detto «Donpa». A sostenerlo è una professoressa padovana, una sua ex seguace.
E mentre anche la Diocesi si sta muovendo con il Tribunale Ecclesiastico, interrogando persone a conoscenza dei rapporti tra «Pimpy» e «Donpa» che risalirebbero a due anni prima del concepimento del bambino, si è pure attivato l’Ordine di Medici raccogliendo alcuni dati da portare in Commissione. «Si tratta di un lavoro lungo, paziente e minuzioso. Per il momento non ci sono grosse evidenze» precisa il presidente Maurizio Benato.
L’istruttoria dell’Ordine non verte ovviamente sulla paternità o meno del sacerdote-rock bensì sui corsi di formazione da lui tenuti a S. Maria di Sala. La valutazione concerne implicazioni medico-professionali non conformi alla prassi deontologica, in considerazione del fatto che a quelle lezioni partecipa anche il dottor Raffaele Migliorini, peraltro non iscritto all’Albo padovano.
Per quanto concerne invece l’«indagine previa», come prevede il codice di diritto canonico, si sta valutando il profilo pastorale di don Paolo sotto diversi profili, ma soprattutto in relazione alla sua presunta paternità riferita al legame non proprio spirituale con «Pimpy» che sei mesi fa l’aveva inviato pressantemente a sottoporsi, sotto falso nome, al test del Dna sollecitato dagli stessi medici per escludere o confermare una malattia ereditaria del bambino attraverso le comparazioni genetiche.
Finora don Spoladore ha negato di essere il padre del bambino, forte anche del fatto che quel test del Dna non ha alcun valore legale, essendosi svolto senza le modalità di legge.
Il giudice del tribunale dei minori esaminerà la documentazione presentata dalla madre del bambino tramite l’avvocato Maria Pia Rizzo. Ossia il Dna «clinico» a cui si è sottoposto il sacerdote, i versamenti da lui effettuati sul conto corrente della donna, i ripetuti messaggini al cellulare intercorsi tra i due negli ultimi dieci anni ed alcuni altri riscontri.
Una vicenda delicata e dolorosa. Soprattutto per il bambino che chiede di sapere chi è suo padre. Una soluzione extra processuale potrebbe rappresentare la soluzione meno traumatica per tutti.
Argomenti:curia di padova
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video